Voci poetiche nel paese della Rabata

Voci poetiche nel paese della Rabata

di Angelo Colangelo

Dopo le celebrazioni scotellariane c’è chi non dimentica di ricordare il centenario della nascita del poeta tricaricese Giuseppe Giannotta, quasi coetaneo e amico del cantore della libertà contadina

Si vanno a poco a poco spegnendo gli echi delle numerose commemorazioni di Rocco Scotellaro, che per circa un anno hanno imperversato in tutta Italia in una sorta di gara frenetica e non sempre virtuosa. Si sarebbe tentati di dire che sono state anche eccessive, se si pensa alla sobrietà delle celebrazioni per il settimo centenario della morte di Dante nel 2021 e nel 2023 per i 150 anni della morte di Manzoni. Vale a dire i due veri sovrani nel Regno delle patrie Lettere.

Per il centenario della nascita e il settantesimo anniversario della morte del sindaco, poeta e intellettuale di Tricarico si è avuta l’impressione di assistere a volte ad una sordida competizione, che non è servita certo a innalzare la qualità degli eventi. Accanto a eventi di apprezzabile spessore culturale, che hanno offerto un buon contributo a un arricchimento critico riguardo alla personalità di Scotellaro e si sono rivelati utili alla divulgazione della sua eredità poetica, politica e umana, altre performance, infatti, hanno suscitato non poche perplessità, riducendosi a uno stanco refrain di ovvietà e di luoghi comuni o addirittura a rappresentazioni folkloristiche sterili e persino di dubbio gusto.

A tale proposito già il 18 aprile 2023 Michele Fumagallo, che ha raccontato e commentato lucidamente i fatti in una serie di ben documentati articoli sulle pagine del Manifesto, si poneva alcuni legittimi interrogativi sull’opportunità di comparsate estemporanee di amministratori, manager, politici, scrittori, attori, impegnati non tanto a celebrare Scotellaro, ma a cercare visibilità e a soddisfare il loro tornaconto personale. Il giornalista avanzava anche non poche perplessità e riserve sulla creazione di due comitati, uno regionale e l’altro ministeriale, che hanno operato con una malcelata rivalità nella spasmodica organizzazione di incontri, convegni e mostre.

Gli amministratori regionali, dal loro canto, hanno perso un’occasione preziosa e forse irripetibile per manifestare un concreto interesse alla salvaguardia di alcune importanti strutture culturali, prima fra tutte il Centro di Documentazione Rocco Scotellaro a Tricarico, che avrebbero meritato, almeno in tale circostanza, una premurosa attenzione. Nulla, invece, si è fatto per dare una soluzione efficace ai problemi gestionali, che da sempre le affliggono e ne compromettono le potenzialità operative a favore di una crescita sociale e culturale del territorio.

In questo tumultuoso bailamme, per fortuna, non sono mancati esempi virtuosi di singole persone, che hanno operato in solitudine e con serietà d’intenti, mossi solo dal desiderio di diffondere la conoscenza del poeta e intellettuale, che fu anche sindaco di Tricarico. Fra loro merita una menzione particolare Antonio Martino, che ha omaggiato la memoria del suo caro amico Rocco, impegnandosi in una singolare iniziativa tesa esclusivamente a divulgarne le opere.

Con grande umiltà, infinita pazienza e immane fatica egli ha portato avanti un lavoro pregevole, pubblicando ogni giorno per mesi sulla sua bacheca di facebook le poesie e le opere in prosa di Scotellaro, che, com’è noto, furono edite dopo la sua morte. La proposta dei testi scotellariani è stata sempre accompagnata non solo dalla evocazione di suggestivi ricordi personali, lontani eppure sempre vivi, ma anche da utili informazioni e preziosi commenti scaturenti da una solida cultura letteraria e umanistica.

Antonio Martino (foto di M. Degrazia)

Ora il giovine ultranovantenne Martino intende reiterare l’operazione, spinto ancora una volta dal desiderio di rendere onore alla memoria di un altro non dimenticato amico tricaricese, cui fu molto legato, proponendo la lettura della sua opera letteraria. Si tratta del magistrato Giuseppe Giannotta, il quale, benché non abbia goduto della fama toccata a Scotellaro, tra il 1957 e il 1967 pubblicò tre notevoli sillogi poetiche, La casa sulla pietra, Allegria del sole e Le molteplici età, cui si aggiunse circa un ventennio dopo Una passera grigia, che furono accolte con grande favore da critici autorevoli come Mario Sansone e ricevettero l’apprezzamento di un pubblico di lettori non numeroso, ma attento e competente.

Martino si propone di pubblicare queste opere ormai del tutto irreperibili sulla sua pagina di facebook e di commentarle con una serie di puntuali note critiche e di personali suggestioni. Con giovanile entusiasmo e a dispetto degli acciacchi della quarta età, perciò, ha già avviato il suo nutrito programma di lavoro, postando la presentazione che Giannotta scrisse per una antologia oraziana da lui stesso compilata e intitolata Orazio si confessa.

Nella interessante introduzione l’erudito magistrato tricaricese disegna un vivace ritratto del grande poeta latino, accennando al suo carattere irrequieto e al suo sentimento di amore profondo verso il padre. Sottolinea, inoltre, il suo legame con il paese natale e ne evoca la fanciullezza, quando «scorrazza per le vie di Venosa e per le campagne che la circondano, e apprende gli umori, le speranze, le attese, il pensiero dei lucani e, nei primi anni di vita, non può sperimentare per vie diverse da quelle che gli offre la comunità, in mezzo a cui vive». Con grande orgoglio, infine, ne evidenzia la lucanitas, spiegando in modo argomentato che «Orazio discendeva da un popolo di virtuosi, dalle popolazioni lucane», discendenti a loro volta dagli antichi Sabini.

Giuseppe Giannotta (archivio Rocco Franchino)

Giuseppe Giannotta nacque a Tricarico il 10 marzo 1924 e, dunque, era più piccolo di circa undici mesi di Rocco Scotellaro, di cui fu fraterno amico fin dall’infanzia, condividendone in età adulta anche le idee politiche, che, però, mai esternò per la riservatezza imposta dalla sua professione. Si può annotare, en passant, che negli anni Venti del secolo scorso il paese lucano della Rabata conobbe una fioritura di germogli poetici da ritenersi senz’altro straordinaria, se si pensa che solo pochi anni dopo, nel 1929, venne alla luce Mario Trufelli, valoroso poeta nonché brillante giornalista e scrittore.

Giannotta, dopo essere stato negli anni Cinquanta pretore ad Acerenza, esercitò per quarant’anni circa le funzioni di magistrato a Potenza presso la Procura della Repubblica e la Procura generale, andando in congedo per raggiunti limiti di età con la qualifica di Procuratore Generale onorario della Corte di Cassazione. Dopo la morte, avvenuta a Potenza il 31 maggio 1997, per sua volontà fu sepolto nel cimitero di Tricarico.i

Questa decisione conferma lo stretto legame, non affievolito ma rinforzato negli anni dalla lontananza, di Giannotta con il paese natale, che più volte è stato evocato in pregevoli componimenti con accenti di sincera emozione. E dimostra, come avverte Pancrazio Perrone, che quella del magistrato tricaricese è una poesia che «esercita la sua presa allorquando alla soglia della coscienza, nella realtà o nel ricordo, affiorano contatti e momenti vissuti».ii

Non meraviglia, dunque, che il poeta canti il dolore del distacco da Tricarico, un «Presepe di luci / nella notte scura», dove «ti guarda Gesù dolente / sulla montagna con le braccia aperte».iii E che poeticamente intenda spiegare le ragioni del rifiuto di lasciare il paese:

Non voglio partire
alle prime luci con l’autobus
che mi spoglia il cuore
di foglia verde velluto.
Non voglio lasciare queste terre
Dove crescono lepri
E mia madre cancella il suo volto.
Qui l’amore ha un sapore
E bianca è la neve:
qui le rose crescono rosse.
iv

Pancrazio Perrone, dotto sacerdote e raffinato critico letterario meglio noto come don Benì, ha individuato, dunque, i temi salienti della poetica di Giuseppe Giannotta, ritenendo che i suoi motivi ispiratori di fondo siano i ricordi dell’infanzia, gli affetti familiari, gli amici, ma anche alcuni stimoli etnografici sollecitati dalla lettura di Ernesto De Martino. Così, nella tenera rappresentazione lirica del magistrato-poeta tricaricese il paese finisce per diventare un mondo scomparso, che rivive solo nella memoria. E si trasferisce, poi, in una poesia soffusa di elegiaca tristezza, che consente all’autore di interrogarsi sul senso autentico della vita con serena pacatezza, rifuggendo sempre dalla protesta e dalla denuncia, come accade all’amico Scotellaro.

i Informazioni attinte da una nota fornita da Antonio Martino

ii P. Perrone, Lezione tenuta alla Università delle Tre Età per il Corso di Letteratura Locale e pubblicata sul blog “La Rabatana” il 9 luglio 2014, p. 3

iii G. Giannotta, Paese, in La casa di pietre, p. 31

iv G. Giannotta, Le rose crescono rosse, in La casa sulla pietra, p. 231

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