Un Politico stiglianese del tempo che fu

Un Politico stiglianese del tempo che fu

di Angelo Colangelo

Salvatore Correale, primo sindaco di Stigliano e più volte deputato del Regno d’Italia per il Collegio di Matera, è figura di spicco nella storia politica stiglianese, prima che questa si avviasse sulla china di una triste decadenza

Fra le non poche personalità, che nel corso degli anni hanno dato lustro alla storia della comunità stiglianese, va annoverato senza alcun dubbio Salvatore Correale, appartenente ad una delle più note e antiche famiglie della locale borghesia, come si può arguire anche dal fatto che lo storico palazzo, che fu già degli Ursone e che oggi porta il loro nome, nel 1610 ospitava una benefica struttura di accoglienza per le ragazze povere.

Stigliano, Palazzo Correale, foto di R. Derosa

Dei suoi avi, che esercitarono perlopiù la professione forense, merita di essere ricordato fra gli altri Nicola, che nel 1799 provvide a sedare i tumulti nati in seguito ai tragici fatti di sangue verificatisi durante il breve periodo della Rivoluzione Napoletana. Giovanni, suo figlio e nonno di Salvatore, dal suo canto fu insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine da Francesco I di Borbone, ma successivamente aderì al movimento liberale.

Salvatore Correale nacque a Stigliano il 23 maggio 1837 da Vincenzo e Gabriella Panevino di Tursi e morì a Napoli nel 1899, giusto 125 anni fa. Fu anch’egli avvocato e sposò Brigida D’Ambrosio, una giovane ragazza napoletana di buona famiglia, dalla quale ebbe quattro figli. Sono queste le notizie in nostro possesso sulla sua vita privata. Certamente scarne, ma poco importa, perché dell’avvocato stiglianese giova ricordare soprattutto la lunga attività politica, che dopo la proclamazione del Regno d’Italia lo vide primo sindaco del paese natale, che contava allora circa cinquemila abitanti. Aveva solo ventiquattro anni.

A quel tempo, si sa, la carica di sindaco non era elettiva, ma veniva assegnata per nomina regia su segnalazione, tramite il Ministero dell’Interno, da parte dei Prefetti. Nella struttura verticistica e centralizzata dello neonato Stato unitario erano questi che avevano un ruolo decisivo nel funzionamento della macchina burocratica e amministrativa, perché esercitavano un forte potere di controllo sui Comuni, i quali erano retti da un Consiglio elettivo, da una Giunta municipale e da un segretario, che era a capo dell’Ufficio comunale.

Correale ricevette il mandato sindacale anche dal 1872 al 1876, a testimonianza del fatto che il modo con cui esercitava la carica era molto apprezzato ed egli godeva della stima sia dei funzionari del Governo sia dei suoi concittadini. A comprendere meglio la sua lunga esperienza amministrativa può essere di aiuto una lettera ufficiale inviata nel 1868 da lui sindaco al Prefetto, che è interessante per molti aspetti. La missiva, che meriterebbe peraltro un’accurata analisi filologica e linguistica, offre una lucida rappresentazione della realtà sociale ed economica stiglianese, che è sintomatica delle più generali condizioni di vita in cui versavano nella seconda metà dell’Ottocento quasi tutti i paesi delle Province meridionali e della Basilicata in particolare.

Il sindaco esordisce descrivendo realisticamente il cattivo stato finanziario del Comune e lamentando di dover imporre nuovi tributi, che rendono ancora più difficile la vita già di per sé misera dei contadini. Spiega, a tale proposito, come egli sia stato «costretto a proporre la trasformazione in un Pio istituto di deposito e prestito per agricoltori indigenti, opere di beneficienza a sollievo del povero inadatto al lavoro, a gratuite lattazione di orfani, a somministrazioni di medicine o ad altre opere di carità che l’amministrazione preposta a quell’istituto soddisfa con ogni lode al proprio fine».

Non manca, poi, di annotare che la salute pubblica in generale non desta gravi preoccupazioni grazie anche alla bontà dell’aria e dell’acqua, anche se durante l’estate «hannosi a lamentare le febbri asmatiche pei contadini costretti a permanere nelle campagne, distanti in media per dodici chilometri. Nell’anno or volto si son deplorati morbi esantematici, il vaiolo, la varicella e non per trascuranza delle anticipate vaccinazioni o di altre cure preventive, ma piuttosto per influenza ricorrente atmosferica e per epidemia».

A questo punto, passando a trattare il delicato tema della sicurezza pubblica registra con soddisfazione miglioramenti rassicuranti rispetto al passato, anche se ammette che non è il caso di abbassare la guardia, perché il brigantaggio, «sebbene ad intervalli di tempo, ricompare nel territorio, deludendo la vigilanza di chi la deve, e desta l’allarme negli animi degli onesti. La sicurezza pubblica non soffre però offesa dalla mendicità, in genere assai limitata a coloro che son veramente inadatti al lavoro proficuo».

Vera nota dolente è, invece, «la mancanza assoluta di strade: questa è la piaga che corrode la pubblica amministrazione e gl’interessi dei singoli cittadini, da questa mancanza di strade è arrestato lo sviluppo più nella vita civile o, si sarà per dire, financo in quella organica di ogni ordine di abitanti. Né, a quanto pare, possono apportare rimedio i Comuni da soli, essi che tutti hanno sopraccaricato sui propri oneri i servizi pubblici; dai quali provvedono con tasse ed imposte».

La veridicità delle osservazioni sopra riportate è avvalorata dal fatto che nel 1902, circa trentacinque anni dopo, il Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli si sottoporrà al faticosissimo viaggio in Basilicata, per prendere atto di persona di una situazione davvero drammatica, cui si cercherà di far fronte con la famosa legge che da lui prese il nome.

Stigliano, Panorama, Archivio E. Geronimo

Il sindaco Correale, inoltre, non tralascia di sottoporre all’attenzione del Prefetto un altro aspetto essenziale della vita comunitaria stiglianese. Si tratta della istruzione, che costituiva uno dei problemi più gravi per l’intera nazione e per il sud in particolare. Qui, infatti, l’analfabetismo raggiungeva livelli altissimi e inaccettabili e il fenomeno era tanto più preoccupante, perché era strettamente collegato a quella dolorosa questione del lavoro minorile, che in quegli anni ispirava alcune grandi opere della narrativa di Giovanni Verga.

«La istruzione pubblica – annota con amarezza il sindaco di Stigliano – cammina, anch’essa, a passi lenti e gravi. Poca frequenza alle scuole, da che le masse ignoranti, alle quali non è dato pregustare i benefici effetti dell’istruzione, non ha per me alcuna forza di legge obbligatoria; e tengono a miglior partito sollecitare lo abbrutimento della tenera prole nelle lande dei campi, o sulle vette dei boschi, o sul lastrico delle vie, purché ne torni a casa un qualche tenuissimo guadagno, anziché procurare di sollevarla a quest’altezza, cui esse non pervennero».

A conclusione della dettagliata analisi dei problemi che affliggevano il Comune da lui guidato, Correale non potè fare a meno di rivolgere un sentito appello perché si provvedesse a migliorare le condizioni di vita della sua gente, «la quale trasse fin dal suo nascimento indole docile, operosa e capace addivenire buona, se al bene guidata. E si arroga una florida condizione economica, che la fertilità del suolo produce abbondanti frutti, anche per quei che se ne giace neghittoso, o a cui manchino i mezzi di coltivarlo per bene».

A tale scopo egli reclamava che fosse avviata una politica di riforme da parte del Governo, di cui Correale non nascondeva inadempienze e responsabilità. Egli, perciò, non esitava a denunciare con forza: «Lo spirito pubblico depresso dal progressivo aumento delle imposte, a cui non corrispondono nella stessa misura i benefici che si ebbe ragione di aspettarsi dal civile risorgimento, le frequenti promesse di miglioramenti, di pareggi e di ultimi sacrifici che diventeranno qui a poco un’altra volta primi, e furon promesse inattese, o speranze deluse, sono una grand’arma nelle mani di colui che non ispera e non crede che l’Italia sarà, perché Iddio lo vuole».

Tornando ora alla biografia politica di Salvatore Correale, bisogna ricordare che nel 1865 entrò a far parte del Consiglio Provinciale di Basilicata in rappresentanza del settimo fra gli otto mandamenti che costituivano il circondario di Matera e che comprendeva, oltre a Stigliano, anche Aliano, Cirigliano e Gorgoglione. Ma la sua vera ascesa politica iniziò nel 1876, quando fu eletto per la prima volta deputato nel collegio di Matera per la XIII legislatura. Dopo di allora fu confermato nel maggio 1880 per la XIV legislatura e successivamente per altre due. Vale anche la pena di sottolineare che nel corso del lungo mandato parlamentare, durato oltre dieci anni e concluso nel 1887, quando decise di porre termine alla sua lunga attività politica, per assumere l’incarico di Prefetto a Caserta, fece parte della Commissione permanente per le Elezioni e dal luglio 1883 fu Segretario Generale dei lavori Pubblici.

Dopo Salvatore Correale fu eletto deputato un altro avvocato stiglianese, Nicola Salomone, che esercitò il suo mandato nella XXIV legislatura, vale a dire durante gli anni in cui si consumava la tragedia della prima guerra mondiale. A tempi molto più vicini a noi risale, invece, l’attività politica di altri due stiglianesi, che ancora oggi sono ricordati non senza rimpianto. Si vuol dire di Salvatore Peragine, che guidò a lungo e con sapienza la Provincia di Matera e fu primo Presidente del Consiglio della neonata Regione Basilicata, e di Michele Cascino, che, fu assessore regionale e figura di spicco del partito socialista a livello nazionale, segnalandosi per il suo impegno meridionalista lucido e di alto profilo.

Nell’ultimo trentennio, purtroppo, Stigliano ha subito un declino progressivo e inarrestabile anche sul versante della rappresentanza nelle pubbliche Istituzioni ed è diventata solo una riserva di caccia per molti politici foresti impegnati a riempire il carniere di voti utili a soddisfare le proprie ambizioni personali. Arrivando da ogni dove e indossando le casacche più varie, cinicamente si servono del supporto di solerti cacicchi locali, favorendoli nei loro piccoli interessi di bottega o vellicandone la grande vanità tipica delle mosche cocchiere di turatiana memoria. Fatto bottino, di colpo spariscono e ricompaiano, come per incanto, alla successiva battuta di caccia. Anche questo è un segno della triste decadenza di quella che fu per lungo tempo la capitale della montagna materana.

Fonti utilizzate

  • Archivio “Urrrlo del colombo” Stigliano

  • https: // dati.camera.it

  • https: // www.lucania.one

  • https: //www.gazzettaufficiale.it

  • https://consiglio.basilicata.it

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