Vicenda del Matera Calcio, emblema lucano (e non solo)

È davvero incredibile come certe vicende avvengano in determinati momenti, come per un diabolico scherzo del destino.

Una di queste è la vicenda che ha coinvolto il Matera Calcio, compagine sportiva rappresentativa, assieme alle squadre di Basket e di Pallavolo, della forte e fiera identità materana.

Fondata per la prima volta nel 1933, la società sportiva ha vissuto un ‘infinità di vicende altalenanti tra promozioni, retrocessioni, rifondazioni e fusioni con altre società, l ‘ ultima rifondazione risale al 2012, il suo Stadio, il “XXI Settembre – Franco Salerno”, ospita il celebre torneo calcistico giovanile internazionale, intitolato a Gaetano Scirea, oltre ad aver ospitato anche alcuni incontri della nazionale Italiana Under 21.

Pochi i trofei in bacheca:

  • la Storica Promozione in Serie B nella stagione 1978/ 79
  • il Trofeo Jacinto del 1991
  • la Coppa Italia Serie D del 2010, oltre alla finale persa nel 2017

Quella di quest’ anno doveva essere la “stagione del salto di qualità”, tanto più che la Città dei Sassi è Capitale Europea della Cultura, dando anche uno schiaffo morale ai rivali storici, i “Rossoblu Potenza”, società nata dalle ceneri del vecchio Potenza Calcio, fallito alcuni anni fa.

Positivi i primi risultati sul campo, dopo poco tempo, però, è cominciato il Calvario, tra stipendi non pagati e disappunto dei giocatori, la situazione è andata inesorabilmente peggiorando, con incontri non disputati e persi 3-0 a tavolino, altri disputati con in campo la formazione delle giovanili (con pessimi risultati) e le conseguenti penalizzazioni, per un totale di 34 punti, si è arrivati alla sentenza di Febbraio, con la quale il Giudice Sportivo, Pasquale Marino, ha escluso definitivamente la società lucana dal campionato di Serie C (Girone C).

Complici di questo disastro le autorità sportive competenti, colpevoli di non aver fatto rispettare le regole riguardanti la solidità finanziaria del club ad inizio stagione, è triste consuetudine Italiana, in numerose situazioni, “chiudere un occhio”.

Quella del Matera Calcio è una vicenda emblematica, non soltanto della lucania e del suo panorama sportivo, diviso tra “isole felici” e realtà che sopravvivono (letteralmente) grazie a passione e buona volontà, tra emigrazione, investimenti sempre più esigui e, in alcuni casi, strutture sportive al limite della decenza ma anche della situazione calcistica di tutta l’ Italia, in cui, a farla da padrona, sono ormai gli interessi economici, nessuna categoria è stata risparmiata da tale piaga.

Basti pensare, ad esempio, al sistema delle scommesse, dapprima presente solo in Serie A e B, e pochi anni fa, esteso anche alle categorie inferiori, la cronaca giudiziaria ci rammenta quanto sia stato deleterio tale sistema, in ogni categoria.

Oltre al fatto che tutta la serie C, categoria composta da semi-professionisti, sta diventanto economicamente insostenibile per numerose squadre (in alcuni casi con Presidenti e dirigenti convinti di essere Florentino Peres”), risultato? Il fallimento di diverse società (record quasi eguagliato a serie A e B), quello del Matera non è infatti un caso isolato, ha destato molto scalpore, quasi in simultanea, la vicenda del Pro-Piacenza (sempre in serie C ma nel Girone A), club anch’esso in grave situazione finanziaria, che si è letteralmente schiantato nella ormai famosa gara contro il Cuneo (anch’esso messo piuttosto male finanziariamente), contro il quale schierò una formazione composta da 7 giocatori, il numero minimo consentito per scendere in campo, peraltro composta da un massaggiatore e da ragazzini minorenni, i cui numeri sulle maglie, come ulteriore beffa, erano attaccati con il nastro adesivo, colpo di grazia fu quel sonoro punteggio di 20 – 0 , rimediato sul campo e amplificato da tutti i telegiornali e giornali Italiani.

Non parliamo poi della generale situazione del calcio giovanile, dove i ragazzini, più che indirizzati al “giocare per divertirsi” vengono caricati di responsabilità, educati ad essere dei novelli “Ronaldo”, in alcuni casi poi, i genitori “fanno la loro parte” ai campetti, sugli spalti, trasformandosi in capi ultràs con tanto di insulti ad arbitri, allenatori, genitori di altri ragazzi e calciatori avversari (insulti anche razzisti), non sono mancati poi episodi rissosi, quel che si dice “il buon esempio”.

Tornando alla vicenda del Matera, il tutto è reso ancora più mortificante per tifosi e l’ intera comunità Cittadina dal fatto che è avvenuta proprio nell’ anno in cui la “Città dei Sassi” è Capitale Europea della Cultura”, comunità la cui passione sportiva paga il conto finale.

Ricordando i tempi passati, in cui la prima regola fondamentale era la passione per lo sport, presa a calci (è il caso di dirlo), da interessi di parte, ci si chiede se la compagine calcistica Materana avrà un futuro e più in generale dove andrà a finire questo nostro amato e aimè disgraziato pallone Italiano.

Pietroalessio Celiberti

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