Tangenti, torna libero Margiotta

Tangenti, torna libero Margiotta. Domiciliari per l’ad di Total Italia.Il Tribunale del riesame di Potenza ha annullato gli arresti domiciliari per Salvatore Margiotta. L’onorevole del Pd è coinvolto in un’inchiesta su un presunto “comitato d’affari” costituito per gestire tangenti sugli appalti legati alle estrazioni petrolifere in Basilicata. Il Tribunale ha inoltre disposto i domiciliari per gli altri indagati, l’amministratore delegato della Total Italia, Lionel Levha, e l’imprenditore Francesco Rocco Ferrara.
E’ stato depositato il dispositivo della sentenza dei giudici del Tribunale del Riesame di Potenza, che hanno esaminato gli atti dell’inchiesta “Total”: escono dal carcere l’ad Total Italia Lionel Levha, Roberto Pasi e Roberto Francini, funzionari della stessa compagnia, l’imprenditore Francesco Ferrara e il sindaco di Gorgoglione Ignazio Tornetta; per i 5 indagati, nel carcere di Potenza dallo scorso 16 dicembre, che in un primo momento sembrava potessero tornare in libertà, è stata disposta la misura degli arresti domiciliari; annullata la misura restrittiva degli arresti domiciliari al deputato del Pd Salvatore Margiotta, nei cui riguardi comunque la giunta per le autorizzazioni a procedere aveva negato l’autorizzazione a procedere all’arresto, e tornano liberi altri tre indagati nell’inchiesta che erano ai domiciliari.
Non solo, secondo i giudici del Riesame non regge l’ipotesi, formulata dal pm Henry John Woodcock, del “comitato d’affari” costituito da imprenditori, politici, amministratori pubblici e funzionari della Total Italia. Il capo “A” dell’ordinanza emessa dal gip Rocco Pavese, quello con l’accusa di associazione a delinquere, è stato annullato per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Resta in piedi l’accusa di corruzione e turbativa d’asta per l’affare da 15 milioni di euro per la costruzione dell’oleodotto in località Tempa Rossa (Corleto Perticara).
Resiste anche l’ipotesi di corruzione e abuso d’ufficio in relazione agli espropri dei terreni di privati cittadini, su cui doveva passare l’oleodotto. Dopo le dimissioni presentate da Lionel Lehva, amministratore delegato Total Italia, e da Roberto Pasi e Roberto Francini, funzionari della stessa compagnia, si sono attenuate le esigenze cautelari. Per i giudici del Tribunale del Riesame, Luigi Spina, Antonio Cantillo e Lucia Gesummaria, è sufficiente la detenzione ai domiciliari per i tre uomini Total, per l’imprenditore Francesco Ferrara, al centro dell’inchiesta, per il sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta e per l’imprenditore Nino Donnoli. L’ordinanza che disponeva gli arresti domiciliari è stata completamente annullata per la moglie di Ferrara, Marcella Camossi, per il consigliere provinciale del Pd, Nicola Montesano, per il capo dell’ufficio tecnico della Provincia di Matera, Domenico Pietrocola e per il deputato del Partito democratico, Salvatore Margiotta. I giudici del Riesame non hanno ancora depositato il dispositivo per gli indagati con obbligo di dimora: Donato Bochicchio, Antonio Bulfaro, Giancarmine Santomauro e Michele Schiavello.
L’inchiesta condotta dalla procura di Potenza, ipotizza l’esistenza di una lobby che aveva pilotato gli appalti della Total a favore di un’associazione temporanea di imprese guidata da Ferrara, “svendendo” patrimoni regionali per interessi personali. “Mercimonio di funzioni”, lo aveva definito Woodcock. Il deputato Margiotta, in particolare, aveva fatto valere – secondo l’accusa – il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader regionale del Pd, per favorire l’aggiudicazione degli appalti al gruppo capeggiato da Ferrara, in cambio della promessa di 200mila euro. E’ proprio questa la parte dell’impianto accusatorio che il Riesame ha bocciato.
Margiotta: “Riprendo il mio impegno istituzionale” “Sono felice. Ho sempre avuto fiducia nella Giustizia, e, consapevole della mia estraneità ai fatti contestati, ho mantenuto, pur in questi giorni di grande, ingiusta ed ingiustificata sofferenza e di massacro mediatico, la consapevolezza che la verità sarebbe emersa”. Lo ha detto, in una dichiarazione, l’on. Salvatore Margiotta (Pd), dopo la decisione del Tribunale del riesame di Potenza, che ha annullato l’ordinanza agli arresti domiciliari (già rifiutati dalla Camera) emessa a suo carico nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti per il petrolio in Basilicata: “Ringrazio tutti gli amici, alcuni autorevolissimi – ha aggiunto Margiotta – ma anche elettori, simpatizzanti, cittadini che mi sono stati vicini. Riprendo a pieno titolo il mio impegno istituzionale e nel partito – ha concluso il deputato – per lavorare con rinnovato entusiasmo per il bene comune”.

fonte TGCOM

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