Sogno – non sogno

Agli Stiglianesi Esiliati i cui pensieri si smarriscono nel crepuscolo di una gradevole malinconia. Fridelin e Albertine, giovane coppia felice e innamorata, al ritorno da una festa in maschera, si raccontano fatti e accadimenti -non si sa se realmente accaduti o se frutto di fantasia- che non si erano mai reciprocamente confessati.
Il protagonista, psichiatra, facendo appello alle sue esperienze professionali, ricorda gli strani casi clinici delle cosiddette doppie esistenze: uomini che sparivano dalla vita normale e dopo mesi o anni ritornavano senza ricordare dove fossero stati tutto quel tempo non avendo più memoria di nulla.
Intravede analogie in chi sogna: ci sono dei sogni che si dimenticano, dei quali non resta traccia se non uno stato d’animo, uno stordimento misterioso; si ricordano, a volte, solo più tardi, ma non si sa se si era fatta un’esperienza reale o soltanto sognata.

Fridelin elabora, infine, che “Nessun sogno è interamente sogno”. L’impianto onirico reale-surreale del racconto (Doppio sogno) di Arthur Schnitzler (Vienna 1862-1931) invita a questa conclusione.

SOGNO NON SOGNO
Anatole France (Parigi 1844-1924) nel romanzo “Il giglio rosso” fa dire al timido e raffinato scultore Dechartre che “quel che vediamo la notte sono i miseri resti di quello che abbiamo trascurato da svegli. I sogni sono spesso la rivincita delle cose che si disprezzano o il rimprovero delle cose abbandonate. Da ciò la loro imprevedibilità e, talvolta, la loro tristezza”.
Il sognatore de “Le notti bianche” di Fedor M. Dostoevskij (San Pietroburgo 1821-1881) lamenta il suo vano frugare, come nella cenere, nei suoi vecchi sogni, cercando in quella cenere almeno una scintilla, per soffiarci sopra, per scaldare al fuoco rinnovato un cuore ormai freddo.
I sogni. Forse attività psichica che dà luogo a sequenza di pensieri, emozioni, immagini a volte fantastiche o assurde, forse specchi di “resti diurni” o di desideri.
I sogni. Malsicuri, privi di senso, contraddittori, ma con un soffuso sentimento che funge da guida.
I sogni. Più semplicemente spettacoli grotteschi e meravigliosi che ci consentono di viaggiare nell’infinito senza l’intralcio della banalità. Simili a divinità fino a quando gli occhi aperti sopprimono l’immensità notturna per tornare nella mediocrità del giorno, nelle problematiche incolori e senza l’aiuto dei fantasmi della notte.
I sogni. Veri lembi di vita sfuggiti al calendario.

Antonio Bisignano

 

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