Risoluzione sull’eolico selvaggio in Italia 20 maggio 2010

Eolico selvaggio – Di seguito riportiamo la risoluzione sottoscritta contro la prolifelazione dell’eolico selvaggio alla quale ha aderito anche la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista).

PREMESSA – La propria consapevole quanto ovvia condivisione dello sviluppo di produzioni energetiche attraverso fonti rinnovabili ma ritenendo che le relative tecnologie non possano essere applicate acriticamente, in un quadro pianificatorio e normativo ingovernato o a scapito del territorio come palesemente sta accadendo in Italia ormai da anni.

RILEVATO CHE

Sul territorio nazionale proliferano progettualità di impianti eolici in aree critiche, richiamando l’attenzione e l’azione di molti comitati locali spontanei, sezioni periferiche di associazioni ambientaliste, gruppi ornitologici, associazioni di categoria, oltre che di numerosi cittadini a vario titolo coinvolti o di uomini di cultura.

La situazione risulta ormai da anni del tutto fuori controllo con studi ambientali generalmente superficiali, valutazioni  generalmente disinvolte degli Enti preposti, regole assolutamente inadeguate e insufficienti, permanenti minacce di ricorsi da parte delle aziende del settore, cumuli di progetti a cui gli uffici preposti e impreparati devono dare riscontri.

Come temuto in passato, il risultato di questa situazione si è già tradotto in una compromissione dei valori territoriali, a partire da Biodiversità e Paesaggio, su vasta scala ma anche in una ipoteca di ulteriori vasti comprensori, oggi non visibile ma desumibile dalla quota di centrali con parere positivo o addirittura già definitivamente autorizzate e prossima alla realizzazione.

Il Position Paper dello Stato Italiano del 2007 prevede una capacità eolica di 10.000 MW on-shore e 2.000 off-shore.

In Italia risultano in esercizio a fine 2009 già 4845 MW, che in realtà ad ottobre 2009 lievitavano già 7674 MW considerando tutti gli impianti già autorizzati. Tuttavia  considerando tutti i pareri ambientali positivi (pareri sostanziali e quindi preludio all’autorizzazione finale) il dato complessivo è pari a una ipoteca di oltre 11.000 MW, raggiunti all’insegna di una sostanziale improvvisazione e senza che vi sia mai stata una effettiva pianificazione, programmazione o analisi preventiva da parte dello Stato o delle Regioni.

Ad esasperare la già sconcertante situazione delineata, premono istanze in istruttoria presso le Autorità preposte per ulteriori 70.000 MW ad emblema di una situazione inverosimile ma in cui le società maturano diritti giuridici, in ordine a obblighi di riscontro in capo agli uffici preposti.

Malgrado la evidente deregulation urbanistica indotta con la proliferazione di centrali eoliche, e nonostante l’eolico non sia obbligatoriamente assoggettato a V.I.A. ma solo a verifica di assoggettabilità a V.I.A., dal 2009 la situazione normativa nazionale è stata ulteriormente peggiorata con la deregolamentazione delle macchine eoliche da 1 MW (circa 100 m di h) la cui realizzazione è stata sottratta anche alla verifica ambientale, con conseguenze ulteriormente caotiche e destrutturanti per il territorio.

In Italia l’eccessiva contribuzione pubblica sull’eolico, la più alta d’Europa e probabilmente del mondo, pari a circa il doppio della media europea e valida per 15 anni, rinnovabili per ulteriori 15 con la ristrutturazione della turbina, è alla base di una distorsione del mercato, di spinte ingovernabili, di schiaccianti condizionamenti nella adozione delle regole e nella comunicazione e di sempre più numerosi episodi di malgoverno o di vero e proprio malaffare, con infiltrazioni della malavita organizzata.

Agli incentivi alla produzione si aggiungono agevolazioni occulte come la predisposizione e/o il potenziamento della rete elettrica in alta tensione al servizio degli impianti o le sconcertanti indennità elargite alle società eoliche per le necessarie e reiterate riduzioni di produttività imposte per motivi di sicurezza, in aree dove le centrali eoliche sono state autorizzate al di là delle capacità della rete, costretta perciò a inseguire costosi adeguamenti.

Il futuro eolico italiano, a fronte di oltre 10.000 MW di potenza installata, una spesa di circa 3,7 MLD di euro all’anno e con le note criticità ambientali, contribuirà a circa l’1,5% del fabbisogno energetico complessivo nazionale (elettrico, trasporti, civile e industria).

Si materializza sempre più il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto, che per altro raccomanda il “Miglioramento dell’efficienza energetica in settori rilevanti dell’economia nazionale” (Art. 2, punto II). Rispetto a tale enunciato e a ingenti risorse finanziarie già impegnate sull’eolico, la programmazione strategica in campo energetico per la riduzione della CO2 dovrebbe ora concentrarsi verso obiettivi più immediatamente perseguibili da ricercarsi, ad esempio, nel comparto edilizio e ancor più quello dei trasporti.

A tutt’oggi le Linee Guida nazionali per l’inserimento delle rinnovabili sul territorio previste dal 2003 (D.Lgs. 387/03) non sono state redatte dallo Stato, determinandosi una vulnerabilità giuridica delle regole, comunque inadeguate, emanate dalle Regioni e pertanto in buona parte abbattute da ricorsi e sentenze della Giustizia Amministrativa.

La stessa bozza delle Linee Guida di cui al precedente punto è oggi all’Ordine del Giorno alla Conferenza Unificata Stato Regione ma risulta essere un documento del tutto insufficiente ad arginare un fenomeno di cosi ampia virulenza poiché non contiene elementi minimi di tutela e di cogenza delle procedure.

A quanto sopra si aggiunge una pericolosa deriva ad opera dell’insediamento diffuso e incontrollato di nuove centrali elettriche da fonte rinnovabile (fotovoltaico, biomasse, ecc) che sta replicando la dinamica dell’eolico, determinando forti preoccupazioni per gli usi impropri del territorio, ulteriormente degradato per la mancanza di una programmazione e regolamentazione cogente.

CONSIDERATO CHE

La salvaguardia del Paesaggio costituisce oggetto di impegni assunti dall’Italia in sede internazionale (cfr. Convenzione Europea del Paesaggio promossa dal Consiglio d’Europa e firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 ratificata con legge 9 gennaio 2006, n. 14).

La tutela della Biodiversità è parimenti sancita in sede comunitaria attraverso le Direttive 92/43 “Habitat” e 79/409 “Uccelli”.

Nel 2009 anche il XV Convegno Nazionale di Ornitologia, alla luce delle evidenze scientifiche adottava una propria risoluzione sull’eolico, identificando la pericolosità di una dinamica di insediamento incontrollato ormai in molti ambiti ambientali sensibili, in danno soprattutto di uccelli minacciati (rapaci, cicogne, ecc) e chirotteri, ed esprimeva forti preoccupazioni alle istituzioni, chiedendo e raccomandando articolate misure di tutela e di argine al fenomeno.

SI  CHIEDE

Al Governo, al Parlamento, alle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, alle Regioni riunite in Conferenza Unificata,

l’adozione urgente di misure serie e improcrastinabili, volte a garantire la tutela dei valori ancora non compromessi del Paese.
la rimodulazione degli incentivi per l’eolico, uniformandoli al mercato europeo e subordinandoli alla fonte, in relazione alla sensibilità del territorio interessato e a piani di bonifica o risanamento di situazioni o autorizzazioni fortemente critiche.
l’adozione di un limite programmatico e non derogabile all’insediamento di tecnologie eoliche e fotovoltaiche nelle aree non urbanizzate che implicitamente alterano su vasta scala l’assetto urbanistico e la geografia della Nazione
l’avvio di un confronto urgente in cui l’associazionismo “critico” sulla questione eolica possa essere ascoltato e in cui poter consuntivare in chiave multidisciplinare la situazione nazionale e promuovere obiettivi di pianificazione a medio lungo termine.
Maggio 2010

Altura
Amici della Terra
ASsociazione Ornitologi dell’Emilia Romagna
Italia Nostra
CNP
Comitato GEO Ambiente e territorio- Monterotondo
Comitato Liberiamo il Vento – Faeto (Fg)
Comitato Monte Cucchi – S.Benedetto V. di Sanbro (Bo)
Comitato Passo delle Pianazze – Farini (Pc), Bardi (Pr)
Comitato Tutela Paesaggio – Piacenza
Gruppo Ornitologico Sardo
LIPU
Mountain Wilderness
OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Basilicata
Stazione Romana per l’Osservazione e la Protezione degli Uccelli

La Basilicata delle multinazionali energetiche, poco green e molto economy
15 marzo 2010
[di Pietro Dommarco] La Basilicata, in un futuro non tanto prossimo, si appresta a consolidare – con i suoi 5.462,7 MW, dieci volte il fabbisogno energetico reale – la sua posizione di regione succursale delle principali società dell’energia, italiane ed europee. A dimostrarlo è stata la stesura e la conseguente approvazione del nuovo PIEAR (Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale), costruito intorno ad interessi bipartisan, procacciatori d’affari e sponsorizzazioni e campagne di promozione della televisione di Stato. L’ultima puntata di Presa Diretta, andata in onda domenica 8 marzo 2010, è soltanto l’ultima delle provocazioni a supporto di una green economy, che di green ha soltanto il nome e di economy i bilanci delle multinazionali presenti in un territorio non più devoluto alla tutela ed alla valorizzazione, bensì allo sfruttamento ed alla violazione dei vincoli paesaggistici. Nel corso del programma Rai, condotto da Riccardo Iacona, si è accennato ad una regione fortemente orientata verso le fonti rinnovabili, trascurando la presenza impattante – ed in continua crescita – di centrali, fonti energetiche convenzionali ed eolico selvaggio. Valori e prospettive che viaggiano di pari passo con enormi potenzialità ambientali ed impatti sulla salute dei cittadini, in una regione che già “timbra il cartellino”, a livello nazionale, con le estrazioni di petrolio e gas (nucleare placet!).
Se a questo aggiungiamo a titolo di esempio, la presenza della società eolica Vestas, in un convegno organizzato presso la sede regionale della Rai, ed il tam tam politico intorno all’eliminazione del vincolo paesaggistico per il territorio di Irsina – dove la società Bradano Energia S.r.l. con sede a Milano in via Fara 28 (la stessa sede della società Electra Italia SpA, partecipata per l’80% dal colosso energetico svizzero BKW e per il 20% da quello tedesco EON) rappresenta soltanto l’ultimo tassello di un gioco di scatole cinesi ben congeniato – il quadro porta, a stretto giro, ad un sistema politico-affaristico che spinge i propri tentacoli sul controllo delle cosiddette SpA pubbliche dell’acqua e dei rifiuti. Infatti questo quadro potrebbe essere completato con gli interessi dei grandi gruppi presenti in Basilicata quali Sorgenia, Veolia, ENI, Fiat, EDF, Italcementi, Gazprom ed ancora altre società, tutte interessate a fare affari in una terra alla quale è stata imposta ormai una vocazione: eolico selvaggio, aree industriali inquinate per decenni dalla chimica, energia speculativa, rifiuti, centrali, biomassa derivante dal legno dei boschi, nonchè CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) e scarti delle produzioni petrolifere. Come se non bastasse, inoltre, la Regione incentiva la diffusione di impianti di 1 MW con un contributo pubblico di 500 mila euro a megawatts, escludendo in questo modo le attività di un tessuto produttivo fatto di piccole imprese agricole, oggi tentate dalle briciole di questa abbuffata energetica.

Ragion per cui le previsioni energetiche contenute nel nuovo PIEAR sono insostenibili e sovradimensionate rispetto all’effettivo fabbisogno energetico regionale, oggi unico mezzo per l’apertura di scenari improntati su una programmazione “schizofrenica” che ipotizza un forte incremento della produzione di energia, sia per quanto riguarda le fonti convenzionali sia per le cosiddette fonti alternative. Con una popolazione residente in forte decremento – mediamente dai 500 ai 700 abitanti all’anno e con 590.000 abitanti residenti – la Basilicata presenta una struttura della popolazione concentrata sulle fasce anziane e su un sistema produttivo industriale in forte crisi strutturale ed occupazionale. Inoltre, a fronte di una conclamata decrescita, confermata dalle statistiche elaborate dal GSE (Gestore Servizi Elettrici) riferite ai bilanci di energia 2004-2005, in calo sia in termini di GWh sia di Ktep, con un trend negativo di consumi energetici rispetto a quello italiano nei diversi settori civili, industriali ed agricoli, il PIEAR non entra nel merito dei veri motivi della ipotizzata crescita della domanda energetica regionale.

Leggete, scaricate e diffondete un quadro d’insieme inerente la localizzazione dei principali impianti energetici, previsti e già installati che illustra la preoccupante occupazione territoriale delle lobby, elaborato dal nostro Osservatorio ambientale OlaWatch: Cliccate qui per leggere e scaricare la relativa cartina in .pdf

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