Ricordo del meridionalista Gilberto Marselli

Il 20 giugno scorso si è spento a Napoli il Professor Gilberto-Antonio Marselli. Illustre sociologo e meridionalista, era nato a Caserta il 7 ottobre 1928, ma aveva trascorso l’adolescenza a Bologna, dove il padre Bettino, Ufficiale di Artiglieria, era stato trasferito. Per questo visse, sedicenne, la drammatica e ad un tempo esaltante esperienza di staffetta partigiana tra le montagne dell’Appennino emiliano. Dopo due mesi di carcere sfuggì fortunosamente alla fucilazione decisa dai tedeschi, grazie all’intervento provvidenziale del cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca, arcivescovo del capoluogo emiliano.

Trasferitasi la famiglia a Portici dopo la Liberazione, si laureò nel 1951, avendo come relatore per la tesi Manlio Rossi-Doria, di cui fu assistente e primo collaboratore nel cosiddetto Gruppo di Portici. Allora ebbe l’occasione di conoscere Rocco Scotellaro e di stringere con lui un rapporto di fraterna amicizia.

Tutto ciò gli consentì nei primi anni Cinquanta di entrare in contatto con la Lucania-Basilicata, che batté palmo a palmo ai tempi della Riforma Agraria. Dopo un’esperienza professionale negli Stati Uniti di America, Marselli rientrò in Italia e per molti anni insegnò Sociologia nella Facoltà di Economia all’Università Federico II di Napoli.

Con la nostra regione, dunque, stabilì un forte rapporto che sarebbe durato tutta la vita. A distanza di decenni lasciavano stupefatti i suoi racconti di fatti, storie e persone di paesi lucani, di cui serbava un vivissimo ricordo.

Ad Aliano ebbe l’occasione di tornare alla fine degli anni Ottanta, quando si pensò di istituire un Premio intitolato a Carlo Levi. Accettò senza riserve e per alcuni anni non fece mancare la sua collaborazione totale e gratuita, presiedendo la Giuria del Premio. Anche quando, negli ultimi anni, non partecipò più personalmente, non mancò di seguire e supportare molte iniziative socio-culturali con grande entusiasmo. Diede sempre un sostegno generoso, ad esempio, a “La voce dei calanchi”, cui non mancava di far pervenire articoli significativi, che impreziosivano il periodico alianese.

Molto si emozionò quando don Pierino andò a Napoli per la presentazione del suo ultimo libro, “Mondo contadino e azione meridionalista”. E a me, che ne avevo scritto una recensione scrisse fra l’altro: “Carissimo Angelo, non trasformarti in diavolo … Mi hai semplicemente commosso per le parole usate e per aver saputo toccare i punti essenziali delle tesi da me sostenute. Grazie, grazie, grazie. GIL”.

Per Aliano, insomma, nutriva un affetto particolare, che non mancava di manifestare in ogni occasione. Mi piace qui ricordare che le nostre frequenti conversazioni telefoniche – l’ultima di appena dieci giorni fa – si chiudevano di prammatica con un saluto affettuoso ad Aliano. Il tono della voce sempre denotava un sentimento profondo e lasciava percepire il rammarico di non poter più ritornare nell’amato paese dei calanchi.

L’età avanzata e alcuni acciacchi ormai lo costringevano a non muoversi da casa. “Angelo, – mi diceva ultimamente con l’amabile arguzia che sempre condiva e rendeva affascinanti i suoi discorsi – pur essendo del tutto innocente, mi hanno condannato agli arresti domiciliari”.

Il Professor Marselli ci lasciati in maniera discreta, quasi in punta di piedi. A Lui giunga un ultimo pensiero riconoscente da parte di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, di apprezzarlo e di amarlo per le sue straordinarie doti intellettuali ed umane. GRAZIE, GIL.

Angelo Colangelo

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