PEDALARE, CHE PASSIONE

Tra le curve e le salite del bosco di Montepiano e le Gran Fondo dei percorsi montani del Nord Italia e dei paesi transalpini si alimenta di fatica la grande passione per la bicicletta di Vincenzo Montesano. Ora che ha conseguito il titolo di Direttore Sportivo Professionista spera di trasmettere ad altri tutti i trucchi del mestiere. Con il Giro d’Italia 2015 ormai in piena bagarre cogliamo l’occasione per fare una chiacchierata sul ciclismo con Vincenzo Montesano, stiglianese di nascita e friulano d’adozione con una grande passione per la bicicletta. Una passione, contrariamente a quanto ci insegna la tradizione, maturata nel profondo Sud, nel cuore della Montagna Materana, sulle tortuose e ripide strade che fendono fitti boschi e tagliano assolate piane lungo le rive del Sauro. Tutto ha avuto inizio molti anni fa, quando Vincenzo era uno dei pochi ad affrontare solitario in bicicletta le asperità di questo territorio. Ma alla fatica e alla solitudine non si è mai arreso, al punto da mantenere inalterato nel tempo la voglia di correre e di soffrire sui pedali.
Conseguita la laurea in ingegneria il lavoro l’ha condotto fino a Udine, dove ha potuto continuare a coltivare questo sport fino ad entrare in contatto con squadre composte anche da ex professionisti con le quali ha gareggiato in importanti manifestazioni in Italia e all’estero. Da lì i primi approcci con la Federazione Ciclistica Italiana che lo indirizza verso una serie di corsi di preparazione per superare i tre progressivi livelli in cui si suddivide il percorso per diventare un tecnico per squadre professionistiche: Direttore Sportivo di 1° e di 2° Livello, nonché di Tecnico per le Categorie agonistiche. Infine, nell’ottobre 2014, Vincenzo supera a Treviso anche l’esame di “Tecnico Allenatore per le Categorie Internazionali – Direttore Sportivo di 3° livello”, discutendo con il professore Fabrizio Tacchino una tesi sperimentale sul ruolo del Direttore Sportivo nel ciclismo moderno.

Come nasce la tua passione per il ciclismo?

A questa domanda non so dare una risposta, secondo me la bicicletta è intrinseca nel mio DNA, tramandato da mia padre grande appassionato di ciclismo, al pari dei miei zii. Ricordo sempre i loro racconti sulle gare che facevano da giovani Balilla.

Montesano Vincenzo

Quando è nata e con quali motivazioni la volontà di non fare solo il ciclista amatoriale ma di diventare anche un tecnico professionale?

La volontà di diventare DS nasce da molto lontano. Già dalle prime pedalate da junior ho cercato di memorizzare i consigli di “Michele”, il mio primo allenatore. Consigli che speravo di poter dare in futuro a qualcuno. Comunque la figura del DS racchiude in sé la mia personalità, la voglia di trasmettere agli altri il mio sapere.

Montesano Vincenzo

Quale è stata la maggiore difficoltà che hai dovuto superare durante i corsi?

Di difficoltà ne ho incontrate tante, ma la più spinosa da superare è stata di carattere referenziale dopo aver realizzato che per colleghi di corso avevo molti professionisti. Poi naturalmente lo svolgimento del tirocinio previsto dal corso FCI e la stesura della parte sperimentale della mia tesi, nella quale testavo personalmente le salite da dove ricavare i dati reali relativi alle velocità in base ai vari ritmi di allenamento per trasformarli successivamente a tavolino in potenze.

Sicuramente ti sarai appoggiato a qualche “maestro di ciclismo” o squadra di élite: Come ti hanno aiutato?

Sì, ho svolto il tirocinio previsto dal corso federale con la mia squadra, il Cycling Team Friuli di Udine dell’ ex professionista nonché amico Roberto Bressan, squadra Elite/ Under 23. Ho frequentato inizialmente il centro di valutazione funzionale “CTF Lab” affiancando il preparatore della squadra, il professore Andrea e Fusaz, e successivamente le corse in ammiraglia con il primo Direttore Sportivo della squadra Renzo Boscolo. Colgo l’occasione per ringraziare sinceramente tutte queste persone nonché tutti i ragazzi della squadra che non mi hanno mai fatto mancare il loro caloroso apporto per raggiungere questo traguardo.

Ci puoi fare un rapido esempio molto esemplificativo di preparazione adatto per un ragazzo di 15-16 anni, categoria allievi?

Domanda che generalmente mi rivolgono i genitori i cui figli corrono in bici. La mia risposta è sempre la stessa. Secondo me i ragazzi a tale età non devono stressarsi seguendo particolari tipologie di allenamento. Devono allenarsi senza esagerare sia con programmi specifici sia nel ricercare spasmodici il risultato, tanto i risultati potenzialmente possono arrivare successivamente. Devono avere solamente un approccio positivo e la convinzione che l’allenarsi è un gioco senza esasperazione a tutto campo, senza concentrarsi solamente su una attività specifica. Tale concetto si chiama “ Multidisciplinarità”, è un concetto in cui anche la federazione si sta molto dando da fare , indirizzando i corsi federali su tali concetti. Esempi illustri in tal senso non mancano, basti ricordare l’ ex campione del mondo Cadel Evans, e in tempi recenti Peter Sagan.

Ora uno sguardo alla “piaga” del doping. Cosa ne pensi, credi che verrà mai sconfitto definitivamente?

Il ciclismo professionistico vive innegabilmente un periodo poco luminoso, le inchieste in corso(chissà ancora per quanto?) fanno più notizia dei risultati della strada e gli sponsor tendono a lasciare il nostro ambiente preoccupati di un possibile ritorno negativo sui propri brand. Per tutto quello che si legge, ormai il ciclismo agli occhi di tutti è uno sport di dopati, pure essendo lo sport più controllato. Il mio pensiero a tal riguardo è rivolto maggiormente ai cicloamatori ai quali consiglio di divertirsi in bicicletta e non trovare scorciatoie per cercare di battere in una Gran Fondo qualche vicino di casa.

 

Per l’esame di 2° livello invece avevi preparato un progetto, “sfruttando” le tue capacità ingegneristiche, ce ne vuoi parlare?

Nel mio precedente corso di 2° livello ho presentato come tesi per il conseguimento dell’abilitazione a tecnico allenatore per le categorie agonistiche, il progetto preliminare di un velodromo polifunzionale coperto. Progetto frutto del mix di esperienze maturate sia in campo ciclistico sia nell’ambito ingegneristico. Impianto destinato a competizioni nazionali e internazionali, dalla superficie di 7.500 mq, un volume massimo complessivo di 130.000 mc, capace di ospitare circa 2.000 persone. Nel mio cuore ho sempre la speranza che si possa realizzare, ma capisco anche che per realizzare un progetto simile è richiesto un investimento davvero importante.

Ora uno sguardo alla tua terra, la bellissima Basilicata: è così difficile “fare” ciclismo? Cosa puoi proporre ai dirigenti lucani?

Purtroppo devo ammettere che la realtà che ho conosciuto circa quarant’anni fa, non è cambiata un granché; e se le strade sono divenute un po’ meno impervie, di pari passo è aumentato il traffico veicolare. A livello di praticanti la situazione è un po’ migliorata ma secondo me non più di tanto. Trovare un causa unica è difficile, si può partire dalla ridotta densità di abitanti, passando poi per l’egemonia esercitata dal calcio nel reclutare giovani, per finire alla ridotta disponibilità economica che limita la volontà di attuare iniziative di sponsorizzazione di eventi legati al ciclismo.

Ci risulta che sei grande amico di Pozzovivo, di cosa parlate quando vi trovate?

Direi che dopo il recente grave incidente patito al Giro posso solo fargli un augurio di cuore di pronta guarigione e un in bocca al lupo affinché possa al più presto tornare in sella e fare vedere a tutti quante vale.

Pozzovivo Domenico e Montesano Vincenzo

Raggiunto il 3° livello, quali “porte” si potranno aprire?

Attualmente do una mano a Leonardo Pozzovivo nell’ organizzazione della sua nuova squadra “Asd Montalbike Domenico Pozzovivo” nella quale sono stato omaggiato di rivestire il ruolo il Direttore Sportivo. Squadra che ha l’obiettivo di poter essere un punto di riferimento per i giovani Lucani che vogliono accingersi a praticare questo meraviglioso sport. Per me è una motivo di orgoglio personale dare una mano ai ragazzi che praticano questo sport nella mia amata regione. Mi vengono proposte anche altre richieste di collaborazioni e comunque al momento seguo nella preparazione alcuni amici cicloamatori ed allievi. Nel frattempo qualche DS di squadre professionistiche mi ha promesso di farmi sedere a fianco a lui in ammiraglia in qualche gara a tappe di minore importanza.

Montesano Vincenzo

Infine, possiamo immaginare che hai già applicato qualche nuova tecnica nella tua personalissima preparazioni amatoriale, ce lo confermi?

Diciamo che al momento è la mia specialità. Infatti da un mix di esperienza di amatore e del mio sapere sulle moderne metodologie d’allenamento cerco di proporzionare gli allenamenti specifici alla misura giusta per i ciclisti amatoriali, provando per primo l’attività di training. Su questo aspetto sto molto investendo il mio tempo, nel cercare di ottenere dei risultati sperimentali attendibili, pur non possedendo strumentazioni importanti e costosissime, come i misuratori di potenza, ma solo dei semplici computerini di bordo. La cosa che più mi diverte è poi analizzare a tavolino con una calcolatrice i dati ottenuti sul campo, spogliandomi in quel momento dalle vesti di ciclista e vestendo quelli di ingegnere, ritornando quindi alla mia quotidianità.

Michelino Ventrella
Udine, 14/05/2015

 

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