Matromonio per i preti? Ecco cosa pensa Papa Francesco

E’ la prima volta, da quando è stato eletto Pontefice, che la questione del celibato dei sacerdoti  viene affrontata da Bergoglio. Intendo dire in modo ufficiale, cioè rispondendo a precisa domanda dei giornalisti, durante la conferenza stampa tenuta in aereo nel viaggio di ritorno dalla Terra Santa,  lunedì 28 maggio scorso.
Prima di questo intervento, da Papa, ne aveva sì parlato, ma solo in forma privata.
Ad esempio una volta durante un colloquio col vescovo brasiliano Erwin Krautler, a inizio maggio, il quale aveva poi riferito che il Papa si era mostrato aperto a ricevere proposte “coraggiose”, dai Vescovi, e che lui da Roma non poteva direttamente risolvere il problema  della straordinaria penuria di sacerdoti esistente in Brasile.
E già si era parlato di un’apertura al cambiamento, in favore dell’abolizione del celibato sacerdotale, come antidoto al problema della carenza di vocazioni sacerdotali.
A fare da contraltare a queste supposizioni, però, c’erano le posizioni ufficiali di Bergoglio, prima che divenisse Papa,  e  che risalivano ai tempi argentini del suo episcopato.
L’allora arcivescovo di Buenos Aires aveva chiarito la sua posizione sul fatto che era favorevole a che i preti cattolici non potessero sposarsi e avere una famiglia, ma che però la questione non era dogmatica ma di disciplina, e come tale modificabile. Una posizione ribadita l’anno scorso dal neo Segretario di Stato vaticano da lui nominato, il cardinale Pietro Parolin, che aveva detto: “Il celibato non è un dogma e può essere messo in discussione perché fa parte della tradizione ecclesiastica”.
Fin qui nessuna novità. Ricordiamo tutti l’episodio della guarigione di Gesù, della suocera di Pietro, raccontato nei vangeli sinottici, indizio indiscusso del fatto che il primo Papa della storia avesse una moglie.
La Chiesa del primo secolo non aveva infatti l’obbligo del celibato sacerdotale, ma  già dal secondo era prevalsa la linea rigorista, contraria ai sacerdoti sposati. La svolta piena nel diritto canonico  si ebbe nel 1139, con il Concilio ecumenico lateranense che sancì il divieto del  clero uxorato, vietando ai preti di sposarsi.
I Papi che si sono succeduti nel secolo scorso, e che avevano affrontato l’argomento – da Paolo VI a Giovanni Paolo II – avevano ribadito la medesima linea di chiusura conservatrice ad ogni proposta di cambiamento in materia.
La novità di questi giorni è la risposta testuale del Pontefice, che a precisa domanda di un giornalista su cosa ne pensasse del celibato sacerdotale, ha così affermato:
“E’ una regola che apprezzo molto  e penso sia un dono della Chiesa, ma poiché non è un dogma la porta è sempre aperta”.
Attenzione però a non fare confusione, come ha fatto una certa stampa distratta e disattenta.
La novità  consiste nella possibilità teorica di poter cambiare la regola, per la prima volta messa in risalto sul piano potenziale, il che non vuol dire che questo è ciò che pensa il Papa in materia.
Il Pontefice ha infatti detto di apprezzare molto la regola in vigore, in ciò rimanendo in linea con una frase pronunciata quand’era Vescovo di Buenos Aires: “Gli abusi non si combattono favorendo il clero sposato”.
In questa posizione non c’è discontinuità del nuovo Pontefice con il suo predecessore Benedetto XVI, che ebbe a dire,  da Papa regnante, che “l’abolizione del celibato sacerdotale non aumenterebbe le vocazioni né riuscirebbe a prevenire i casi di pedofilia”.
E se un prete si innamora?
Il Cardinale Bergoglio una volta aveva così risposto, in Argentina: “Può succedere, l’importante è decidere, non tenere il piede in due staffe e abbandonare la talare se si è convinti del proprio sentimento ma assumendosene le responsabilità. Del resto – aveva  scherzato – avere una moglie vuol dire beccarsi anche una suocera”.
Per completezza d’informazione si rende noto che una decina di giorni prima, di questo intervento del Papa sull’argomento, era pervenuta una lettera in Vaticano a firma di ventisei donne che si definivano fidanzate dei preti, dal titolo emblematico: “ Basta con il celibato sacerdotale”.
La notizia è stata diffusa dal sito Vatican Insider : ventisei donne di ogni parte d’Italia scrivono al Papa, chiedendogli di rivedere le norme che regolano il celibato sacerdotale. La lettera è giunta in Vaticano a mezzo raccomandata e contiene i nomi di battesimo di donne che stanno vivendo, hanno vissuto o vorrebbero vivere “una relazione d’amore con un sacerdote di cui sono innamorate”.
E’ facile supporre che il giornalista che ha posto la domanda al Papa, sul celibato dei preti, avesse in mente l’antefatto di questa lettera, che aveva suscitato non poco clamore.
Le donne scrivono: “Ben poco si conosce della devastante sofferenza a cui è soggetta una donna che vive con un prete la forte esperienza dell’innamoramento. Vogliamo, con umiltà, porre ai tuoi piedi (al Papa, ndr) la nostra sofferenza affinché qualcosa possa cambiare non solo per noi, ma per il bene di tutta la Chiesa”.
Il fatto è, proseguono le firmatarie, che “noi amiamo questi uomini, loro amano noi e il più delle volte non si riesce pur con tutta la volontà possibile a recidere un legame così solido e bello, che porta con sé purtroppo tutto il dolore del non pienamente vissuto. Una continua altalena di tira e molla che dilaniano l’anima. Quando, straziati da tanto dolore, si decide per un allontanamento definitivo, le conseguenze non sono meno devastanti e spesso resta una cicatrice a vita per entrambi. Le alternative sono l’abbandono del sacerdozio o la persistenza a vita di una relazione segreta”.
A queste donne il Papa ha risposto dieci giorno dopo  in aereo, di ritorno dal viaggio in Terra Santa: “ Il celibato è un dono, non un dogma”.
Un dono per la Chiesa e non un dogma di fede. Perciò è una regola di vita che si può cambiare, ma che Papa Francesco apprezza tanto.

Giovanni Fortuna
30.05.2014

 

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