Il Gruppo di Portici e il Mezzogiorno nel ricordo di un protagonista

Nella premessa l’autore confida con estrema sincerità di essere stato per molto tempo interiormente combattuto e incerto se ignorare o addirittura distruggere le sue note accumulatesi in un periodo di intenso lavoro durato oltre mezzo secolo, oppure riordinare il materiale in suo possesso e di pubblicarlo. Non è chi non veda, dopo aver letto il preziosissimo libro Mondo contadino e azione meridionalista di Gilberto-Antonio Marselli, che la seconda opzione sia da considerare per noi davvero una straordinaria fortuna.
Pubblicato dalla Editoriale Scientifica (Napoli, 2016, pp. 375, E. 32) nella collana “punto org”, il volume ci propone, come spiega il sottotitolo, “l’esperienza del Gruppo Rossi-Doria a Portici”. Vale a dire il rigoroso e appassionato lavoro di studi accademici e di ricerche sul campo di un gruppo di studiosi che, sotto la guida illuminata del Maestro, si rivelò un’autentica fucina di idee e di progetti in materia di riforme e di politica agraria, nonché sul tema annoso del meridionalismo, al punto di diventare forza centripeta per sociologi, antropologi, psicologi ed economisti in Italia e nel mondo.
Marselli, testimone privilegiato e spesso protagonista degli eventi, fa scorrere davanti ai nostri occhi il lungo corteo di studiosi stranieri, soprattutto americani, quali George Therune Peck, Edward C. Banfield, Donald Stephen Pitkin, Friedrich George Friedman, Olaf F. Larson e tanti altri, che giunsero a Portici grazie al programma di scambi culturali promosso dal Senatore J. William Fulbright nell’ambito del Piano Marshall e sull’onda del vasto e forte clamore suscitato negli Stati Uniti dal libro Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi. Essi da un lato scoprirono e adottarono le metodologie di lavoro multidisciplinari istituite da Manlio Rossi-Doria, dall’altro apportarono il contributo arricchente delle loro esperienze maturate nelle diverse Università europee e americane e realizzarono importanti indagini sociologiche sulle comunità rurali della Basilicata e di altre regioni meridionali.

Mondo contadino e azione meridionalista di Gilberto-Antonio Marselli

In dieci intensi capitoli, prefati da Ernesto Mazzetti e con una postfazione di Franco Vitelli, l’autore, inoltre, ripercorre la sua stessa attività intellettuale e professionale, precisando comunque di non nutrire «la sia pur minima ambizione di dar luogo ad un saggio storicamente compiuto e puntuale quanto, piuttosto, la volontà di richiamare i miei ricordi, anche solo aneddotici e le mie sensazioni sì da poter suscitare nei lettori più giovani se non un interesse impegnato almeno una stimolante curiosità».
Nell’intraprendere il percorso del suo lavoro, che alla fine si rivela una sapiente e imperdibile ricostruzione di cinquant’anni di storia del Mezzogiorno, rigorosamente documentata epperò legata al filo resistente di suggestive e forti memorie personali, Marselli offre al lettore tre punti di riferimento fondamentali.
Innanzi tutto, la Costituzione Repubblicana che, con la sua entrata in vigore il 1° gennaio 1948, aprì la strada ad un fervido periodo di iniziative politiche e culturali, necessarie per la ricostruzione materiale e morale dell’Italia dopo la devastante tragedia della guerra. Queste servirono ad avviare un programma di riforme, prima fra tutte una riforma agraria, che aiutassero a ridurre, se non a colmare, lo storico divario tra Nord e Sud.
Naturale che, a questo punto, l’autore proponga gli altri due elementi di riferimento, cui si è prima accennato, ossia il Gruppo di Portici e Manlio Rossi-Doria, che ne fu l’indiscutibile figura carismatica. Ad essi si riconosce di aver promosso nella Facoltà di Agraria della Federico II di Napoli, operante dal 1928 nel Palazzo Reale di Portici, una “azione meridionalista” funzionale ad «disegno politico che aveva animato le speranze –ben presto trasformate in dolorose illusioni– di poter finalmente conseguire una “vera unità del nostro Paese” dopo le infauste conseguenze di un regime dittatoriale, le guerre e i dolori derivanti».
Rossi-Doria fu, in effetti, l’anima di un concreto «impegno meridionalista che, in seguito, sarebbe stato il leitmotiv di tutta la sua attività e, addirittura, della sua vita nonché della sua missione di educare i giovani». Lo ricorda, non senza un brivido di malcelata commozione, Marselli, che nel suo libro riesce a dar vita a un vivido affresco della vita politica, sociale, economica e culturale nel Mezzogiorno d’Italia in oltre cinquant’anni di storia repubblicana, anche attraverso la rievocazione delle sue esperienze dirette. Esemplare, fra le altre, quella che nel 1951 lo vide coinvolto nella Commissione di studio sulla città e l’agro di Matera diretta da Friedmann e che gli ha fatto ora scrivere stupende pagine sull’insediamento nei Sassi e sulla progettazione del borgo La Martella, che a me, inguaribile malato di lucanità, sembrano tra le più emozionanti e coinvolgenti di un’opera di grande significato e valore.
“Mondo contadino e azione meridionalista” è, insomma, un saggio ricco e ben articolato, istruttivo e stimolante, un ottimo viatico soprattutto per i giovani, che sono anagraficamente lontani dalle vicende storiche e dai protagonisti della narrazione. Esso, indubitabilmente, aiuta a comprendere un periodo fondamentale della storia del Mezzogiorno, opportunamente contestualizzata dall’autore nel panorama più ampio della storia nazionale e mondiale.
Un’attenzione particolare è dedicata a un tema di grande attualità come la modernizzazione. Questa appare, a livello globale, un fenomeno paradossale con aspetti anche aberranti, perché ha creato tutt’al più “sviluppo” senza “progresso” e ha dato vita a una società più “melmosa” che “liquida”, in cui appena 62 persone (!) posseggono la stessa ricchezza, di cui dispongono nel mondo 3 miliardi e 600 milioni di persone povere. Il problema potrà avere una soluzione positiva, sostiene Marselli, solo se si avvierà un processo di “modernizzazione reale” che, fondata sull’etica della responsabilità individuale e collettiva, prepari una società in cui l’essere prevalga sull’avere.

Mondo contadino e azione meridionalista di Gilberto-Antonio Marselli
da destra: G. Marselli, R. Dinardo, A. Colangelo, F. Rosi, R. Nigro

E’, dunque, merito grande di Gilberto Marselli aver rappresentato con chiarezza ed efficacia il periodo prima delle riforme agrarie e poi dei complessi, spesso contraddittori e insoddisfacenti, processi di industrializzazione e di modernizzazione che, accompagnati da grandi speranze e da amare delusioni, hanno certamente influito nel bene e nel male sulla realtà del nostro tempo, soprattutto nel Mezzogiorno.
A lui, però, io ritengo si debba essere grati anche per averci resi partecipi di quella «entusiasmante avventura» che è stata la sua lunga, intensa, feconda biografia intellettuale e professionale. E lo ha fatto non solo attraverso una narrazione densa ed avvincente, ma con il garbo e la discrezione che sono il tratto distintivo della sua straordinaria humanitas.
Angelo Colangelo

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