Giancipoli su Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, giovedì 25 novembre, la dirigente sindacale Fials Matera Anna Maria Giancipoli, referente del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, evidenzia che sebbene negli ultimi anni le violenze contro la donna si siano ridotte del 2%, non è possibile stabilire se questa diminuzione sia conseguenza della maggiore informazione, di una migliorata capacità delle donne di prevenire e combattere il fenomeno o, purtroppo, sia dato da un minor numero di denunce.

Ad oggi, infatti, risulta che soltanto il 35% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale ritiene di essere vittima di un reato. Dall’ultima indagine Istat disponibile del 2015 (sui dati del 2014) si rileva che sono circa 7 milioni le donne che nel corso della propria vita hanno subìto una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica, violenza verbale, violenza attraverso la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Sono 652 mila le donne che hanno subito stupri e 746 mila le vittime di tentato stupro reiterati maggiormente dagli attuali partner o da ex partner.

Alla domanda “sul perché alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne/mogli”, una percentuale degli intervistati risponde ché la causa potrebbe essere riconducibile al concetto di donna-oggetto di propria proprietà, un’altra fetta indirizza la colpa all’abuso, da parte dell’uomo, di sostanze stupefacenti o di alcol ed in fine alcuni giustifica o reindirizza la colpa al bisogno che hanno gli uomini di sentirsi superiori alla propria compagna/moglie” (Istat, 2019).
Questi dati sono lo specchio di un Paese ancora incatenato a vecchi stereotipi sul genere, culturalmente radicati e difficili da cancellare. La violenza sulle donne, infatti, rimane ancora nel 2020 un fenomeno di portata mondiale definito dall’ OMS come uno dei principali problemi di salute di proporzioni globali enormi.

Tra il primo agosto 2019 e il 31 luglio 2020 (includendo quindi anche i mesi di lockdown), per i 4 nuovi reati introdotti dal Codice Rosso come: violazione misure di protezione per le vittime, costrizione al matrimonio, revenge porn, sfregi permanenti, sono state aperte in tutto 3.932 indagini e, per quelle già concluse, in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi (65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in Tribunale) e nel complesso sono già state inflitte 80 condanne (compresi i patteggiamenti e i decreti penali).
Accanto a queste violenze vale la pena ricordare che ce ne sono altre più subdole e sottili che si riscontrano sopratutto nell’ambito lavorativo a causa di compromessi, anche fisici, richiesti da uomini di potere per ottenere premi di carriera. A queste si aggiungono anche le violenze di sistema riconducibili sempre alla realtà lavorativa, infatti, per le donne ambire alla carriera o gestire semplicemente il proprio lavoro produce non pochi problemi poichè ci sono molte mamme single che ogni giorno lottano per la gestione familiare.

Ciò accade poichè le aziende non mettono in campo strategie che permettano l’attuazione di pari opportunità, ad esempio asilo nido aziendali, progetti di conciliazione lavoro-famiglia, cosi da porre spesso la donna a dover scegliere tra lavoro e famiglia. Il lockdown ce lo sta dimostrando poichè molte donne sono messe in crisi a causa della chiusura delle scuole e non sapendo come gestire I figli a casa dovendo scegliere a volte di lasciarli da soli.

E’ bene ricordare che Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi; sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso servizi facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento.
Se sei vittima di violenza contatta il telefono rosa antiviolenza e antistalking, per avere aiuto o anche solo un consiglio chiama il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari).

Non vergogniamoci mai di denunciare.

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