Acqua in Basilicata e memoria storica

Avevano detto è tutto a posto: le acque degli invasi sono pure come acqua di fonte.
Queste affermazioni sembrano non trovare riscontro nei risultati emersi dalle analisi commissionate dai Radicali.
Verrebbe quasi da invocare l’intervento dell’Oms.
Di certo occorrerà nuovamente interrogarsi sul ruolo dell’Arpab ed è altrettanto certo che, al più presto, sarà necessario far effettuare analisi ad ampio spettro da parte di organismi indipendenti.

La Procura della Repubblica di Potenza farebbe bene a procedere alla nomina di un Ctu. Leggendo i risultati e i dati, finalmente chiari, pervenuti dal laboratorio accreditato a cui abbiamo consegnato alcuni litri di acqua proveniente dagli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno, siamo rimasti attoniti.
Della nostra iniziativa finalizzata a far luce sulla qualità delle acque invasate nelle principali dighe lucane si potrebbe dire, parafrasando Sciascia, «A futura memoria, se la memoria avrà un futuro».

Ed è proprio sull’assenza di una memoria storica che hanno puntato tutti coloro che nei giorni scorsi   hanno tentato di linciarmi sulla questione qualità delle acque.
Laddove non c’è vero confronto è improbabile che ci possa essere una reale conoscenza, soprattutto se chi ha il compito di informare diventa complice di coloro che tentano di continuo di cancellare le tracce di quanto è accaduto in passato.

Maggio 2009 – il Corpo Forestale dello Stato denuncia un inquinamento in atto della diga di Montecotugno.
Sulla vicenda il quotidiano Notiziario Italiano scrive: »Hanno accertato che nella diga di Montecotugno era presente un evidente stato di inquinamento provocato dal versamento diretto di acque reflue provenienti dal depuratore consortile di Senise».

Novembre 2008 – La Procura della Repubblica di Potenza sequestra la sorgente «Acqua dell’Abete», tributaria dell’invaso della Camastra.
La sorgente è ubicata a valle del Pozzo petrolifero Cerro Falcone 2 in agro di Calvello.

Aprile 2004 – Sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata appare il DGR 23 marzo 2004 n.699, «Definizione dello stato conoscitivo dei corpi idrici per la redazione del piano regionale di tutela delle acque».
Nel sopra citato documento, la Giunta regionale della Basilicata approva una relazione tecnico-scientifica, nella quale in relazione alla qualità delle acque invasate nelle dighe lucane leggiamo quanto segue: «Si evidenzia un diffuso scadimento della qualità, a partire dall’anno 2001, tutte le acque di invaso passano dalla categoria A2 alla A3.

Appare quindi utile sottolineare l’opportunità di procedere a indagini più accurate che consentano di evidenziare le cause di tale peggioramento, non solo a fini puramente conoscitivi, ma anche per definire eventuali interventi migliorativi».

Luglio 2009 – Nel dossier Mare Monstrum, prodotto da Legambiente, viene descritta la situazione della rete di depurazione regionale. L’associazione ambientalista sottolinea che essa copre solo «il 74% del territorio regionale, lasciando la Basilicata al quartultimo posto nella classifica delle regioni italiane per capacità di servizi di depurazione e fognatura». Come dimostrato dall’indagine del Cfs sul funzionamento del depuratore consortile di Senise, sarebbe di certo utile interrogarsi anche su quel 74% per cento di territorio che risulta coperto da una rete di depurazione.

Nel chiedere alla magistratura lucana a che punto sono le indagini avviate dal Noe, dal Corpo forestale dello Stato, dalla Polizia Provinciale sull’inquinamento di alcuni corpi idrici lucani, preannuncio che nelle prossime ore convocheremo una conferenza stampa per diffondere i dati emersi dalle analisi commissionate sulle acque degli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno. Subito dopo la conferenza stampa consegneremo al Procuratore Colangelo, alla Polizia Provinciale, al Noe e al Corpo Forestale un esposto-denuncia contenente le analisi in oggetto.

Maurizio Bolognetti
segretario regionale Radicali

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