Mele da Stigliano

Mele (alias Melo, Melisario, Melis, Amelio, Amelis), scultore e  lapicida, nasce a Stigliano tra la fine del 1100 e la prima metà del 1200. Fu allievo di Sarolo da Muro. Il suo nome appare su di un capitello nel cortile del castello svevo di Bari. Il capitello, databile intorno al 1240, è decorato con aquile e foglie di acanto. Il bordo superiore reca un’iscrizione: MELIS DE STELLIANO ME FECIT. Lo storico dell’arte Sabino Iusco scrive:

“In quest’impresa, realizzata in età sveva per dare nuovo lustro e nobiltà al vecchio maniero normanno, Mele non opera da solo ma collabora con altri scultori: Ismaele che firma un capitello dell’androne e Minarrus de Canusia che incide il suo nome nel collarino del secondo semicapitello della loggetta. Il quarto scultore, impegnato nella stessa impresa, è Alfano da Termoli cui è da assegnare il fastoso portale di accesso dell’androne […] Certamente lo scultore Mele non era al suo esordio se gli è consentito di firmarsi e non era un artista minore se è chiamato ad un’impresa di notevole prestigio voluta dall’imperatore svevo”.
Emile Bertaux, altro storico dell’arte, ha per lo scultore stiglianese, accreditato alla corte sveva, parole lusinghiere ritenendolo esecutore di corredi decorativi e di portali da individuarsi in monumenti religiosi sparsi tra la Puglia e la Lucania. Scrive ancora Iusco:
“Quest’opera ci mostra una sensibilità rude, un linguaggio rustico e secco, una visione realistica tesa all’essenziale, all’evidenza plastica. In quegli stessi anni un nuovo linguaggio gotico si affermava in modo emblematico in Castel del Monte, ma Mele sembra un romantico attardato, un accigliato conservatore, sicchè le novità sono filtrate e dosate con estrema prudenza […] Eppure dentro la crosta di un tenace ritardatario vi è tutta un’ampiezza di informazioni da Nicola e Bartolomeo da Foggia, da Sarolo di Muro ad Alfano da Termoli, stimoli però dominati dalla sua personalità di ostinato montanaro, dal suo carattere difficile e puntiglioso […] La sua permanenza nel cantiere del Castello di Bari dovette prolungarsi oltre i tempi di lavoro dell’androne e della loggia, se è di Mele, come io credo, una monofora archivoltata e decorata negli sguanci che si apre nella torre del semaforo”.
L’opera di Mele è riscontrabile anche su alcune decorazioni presenti nella cattedrale di Bitonto, nel portale del Crocifisso a lui completamente attribuito, nelle colonnine dell’esaforato e nella scala dell’ambone. Opere che comunque rivelano la guida esperta e raffinata di Alfano da Termoli e Nicola da Foggia presenti nel cantiere della cattedrale. Nell’esaforato della cattedrale di Bitonto appare evidente, scrive Iusco, che Mele è
“…un collaboratore ribelle ed infedele che non sa adeguarsi alla raffinata personalità dell’artista ideatore (Alfano da Termoli), sicchè la sua violenza espressiva s’impone e domina incontrastata […] divenendo (l’esaforato) un capolavoro di Mele in virtù della sua forza di primitivo, con fresco impeto naturalistico ed intensa carica espressionistica”.

 

Con Alfano da Termoli ritroviamo Mele nel castello federiciano di Lagopesole dove è presente quasi tutta la mestranza del castello di Bari. A Lagopesole Mele è l’autore del portale della cappella, in cui riporta le proporzioni slanciate e le decorazione a doppio zig-zag del portale del Crocefisso di Bitonto; nonché autore, insieme a Melchiorre da Montalbano, di molti capitelli a mensola. Il percorso stilistico di Mele, secondo la ricostruzione fatta da Iusco, si svolge cronologicamente in tre momenti successivi:
“…dopo un alunnato svoltosi in Lucania con Sarolo, egli è presente verso il terzo decennio del secolo tredicesimo nel duomo di Bitonto come collaboratore di Alfano per l’esaforato e di Nicola per il pulpito; lavora invece in proprio al portale minore della fiancata. Tra il 1230 e il 1240, con Alfano, Ismaele e Minarrus, Mele è impegnato nella decorazione della loggetta e dell’androne del castello federiciano di Bari. Successivamente al 1242 è presente nei lavori del castello di Lagopesole. Il momento più vivo della sua operosità è certamente il decennio che dal 1230 va al 1240; in questo periodo Mele è fra i comprimari della rinascenza federiciana in Puglia […] Mele dà il suo contributo di schietto naturalismo, porta un accento di sobrietà e di vigore espressivo ed in più equilibrio sapiente temperando la novità dei tempi con la bontà delle tradizioni”.
Altre opere attribuite a Mele sono: il portale della Cattedrale di Anglona a Tursi e il portale del Convento della Madonna del Casale a Pisticci ascrivibili, ad un periodo immediatamente prima o dopo l’apprendistato presso Sarolo da Muro; il portale della Chiesa di S. Maria la Nova a Melfi, durante il periodo con Sarolo da Muro; le due colonne con capitelli all’ingresso del castello di Gioia del Colle, durante il periodo pugliese.

 Stigliano 02 dicembre 2010

Salvatore Agneta

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