Fin dalle origini la storia dell’umanità è tragicamente costellata di repressioni, genocidi, persecuzioni e crimini d’ogni sorta.
Alcuni di questi eventi, come giusto che sia, vengono ricordati ogni anno (come nel caso del giorno della Memoria) affinché vi sia un monito per l’umanità, altri invece vengono dimenticati o nascosti, smarriti nei meandri del passato come avvenuto per i massacri subiti dai Meridionali nei primi anni di vita del Regno d’Italia, in cui intere città furono cancellate dalla cartina geografica (le Città Martiri), crimine contro l’umanità operato dall’ esercito Piemontese, con la motivazione ufficiale della Guerra al Brigantaggio.
In una certa misura si è cercato di fare altrettanto con un’altra tragedia, consumata nel XX secolo, in parte al confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia e soprattutto in Dalmazia e Istria, che oggi appartengono alla Repubblica di Croazia.
Trattasi del Massacro delle Foibe, dell’Esodo Giuliano-Dalmata, degli Istriani e dei Fiumani.
Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, a seguito della Capitolazione dell’Italia Fascista, il “Dipartimento per la Sicurezza del Popolo” della Jugoslavia (OZNA) e i Partigiani Comunisti Slavi guidati Maresciallo Tito (Dittatore dal 1953 al 1980) diedero inizio alle persecuzioni nei confronti degli abitanti delle terre appena conquistate.
Si rivelò essere una vera e propria pulizia etnica che anticipò ampiamente gli orrori della Guerra dei Balcani scoppiata nei primi anni 90.
Tali barbarie avevano principalmente due obbiettivi:
- Epurare il territorio da ogni presenza Anti Comunista e dagli Italiani (questi ultimi chiunque essi fossero)
- Vendicare l’occupazione e le persecuzioni Nazi-Fasciste subite all’inizio del Conflitto
Ai massacri seguì la tirannia, alla tirannia seguì l’esodo delle popolazioni locali.
Numerose furono le vittime, che tra l’altro non si riesce ancora a quantificare in maniera precisa, dal momento che i comunisti di tutto il mondo (e i Ttini non facevano eccezzione) sono sempre stati maestri nel far sparire le prove.
Le vittime venivano torturate, mutilate (le donne venivano anche violentate), gettate vive nei profondi anfratti del Carso e lì lasciate morire, “quando andava bene” i malcapitati morivano prima ma i loro corpi subivano lo stesso destino nelle stesse voragini, considerati non degni di alcuna sepoltura o funerale, altri ancora anziché diventare “infoibati” venivano imprigionati nei campi di concentramento slavi…….ebbene si, non bastasse l’assassinio e l’ insabbiamento i comunisti costruivano anche dei campi di sterminio.
In quei giorni, in quei luoghi, più di qualcuno “veniva fatto sparire” in una maniera o in un’altra.
Come ultimo atto gli aguzzini fecero saltare in aria con l’esplosivo alcune Foibe, niente andava lasciato al caso.
Si stima che l’emigrazione forzata da quelle terre coinvolse circa 350.000 persone.
Nell’ immediato dopoguerra la vicenda colpì profondamente l’ opinione pubblica italiana e le istituzioni fecero qualcosa per aiutare i profughi (loro lo erano tutti, per davvero), tra l’altro, in alcune zone d’ Italia, essi venivano “accolti con entusiasmo” dai Comunisti nostrani che non mancavano di insultarli e di apostrofarli con l’appellativo di “Fascisti”, una vera e propria “cultura dell’ accoglienza”…. e pensare che gli eredi di quella tradizione politica fanno “lezioni e sceneggiate magistrali” a noi contemporanei.
Negli anni successivi, la politica Italiana, quella internazionale, gran parte del mondo intelletuale e della cultura (compresa quella cinematografia), accumunati dalla retorica narrazione della “vittoria comune contro il Nazi-Fascismo”, dall’interesse a mantenere lo “Status Quò” o di fare alleanze politiche a seconda della convenienza, preferirono trattare con sufficienza (o non trattare per niente) quelle tragiche vicende, che ebbero, peraltro, narrazioni e interpretazioni contrastanti e a volte distorte, un quadro in cui non potevano mancare anche le tesi negazioniste.
Era come se esistesse un retropensiero (non sempre dichiarato apertamente) volto a giustificare (o discolpare) i carnefici non soltanto per la loro posizione geografica, non soltanto per i dissidi tra Belgrado e Mosca ma anche perché “erano Comunisti, non Nazi-Fascisti e per ciò giustificabili e meritevoli di riabilitazione storica”, uno scenario in cui i Comunisti Italiani sguazzavano, presi com’erano dal diffondere il falso mito del “Paradiso laico, libero da padroni, borghesi….e Fascisti”, in cui regnava la giustizia sociale”.
Poco importava che erano morte delle persone (a prescindere dal colore politico).
E fu così che gli Infoibati e i loro familiari divennero vittime di serie B, come lo sono tutt’ora i morti delle “Città Martiri” citati prima.
In data 30 Marzo 2004 il Parlamento Italiano istituì finalmente il “Giorno del Ricordo”, per commemorare i martiri di quei tragici giorni, celebrato, ogni anno, il 10 Febbraio, ricorrenza il cui Iter venne vergognosamente avversato dalla Sinistra Radicale Italiana (con pochissime eccezioni).
Bisogna constatare con rammarico che, ai giorni nostri, tesi negazioniste o volte a giustificare, riabilitare o addirittura mitizzare quei massacratori vengono periodicamente rispolverate da alcuni imbecilli!
Sarebbe ingiusto negare che prima ancora delle Foibe furono gli Slavi a subire le persecuzioni dai Nazi-Fascisti, ATTENZIONE PERÒ, CIÒ NON RAPPRESENTA ASSOLUTAMENTE UNA GIUSTIFICAZIONE!
Quello delle Foibe fù l’ultimo tragico atto di una lunga serie di sanguinose vicende verificatesi in quelle terre addiritrtura prima del Primo Conflitto Mondiale, perpetrate da entrambe le parti.
Affermare, in qualunque modo, dal più diretto al più articolato, “hanno cominciato prima loro” o “hanno cominciato prima gli altri” è palesemente stupido e infantile, comunque la si voglia mettere.
Nessun essere umano, a qualunque popolo, nazione, etnia appartenga, qualunque sia la propria lingua, religione, partito, colore della pelle o persino squadra di calcio, dovrebbe mai subire non soltanto gli orrori, perpetrati, da ogni fazione politica e militare, durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche gli orrori subiti dall’ umanità per mano dell’ umanità stessa in ogni epoca della storia passata, presente e futura.
Non vi fu solo il Nazismo, “il Diavolo assunse numerose forme con altrettante bandiere”.
Il mondo intero ha condannato, giustamente, la follia pestinenziale Nazista (che contaminò anche il Fascismo), pochi però hanno fatto altrettanto con il Comunismo, le sue derivazioni, i suoi crimini e abomini, definirla incoerenza è un eufemismo.
Noi meridionali stiamo ancora aspettando almeno un monumento nazionale, una commemorazione ufficiale per i genocidi avvenuti appena dopo l’unità d’Italia nelle nostre “Città Martiri”, Uomini, donne, anziani e bambini sacrificati all’ altare del Risorgimento, come gli Infoibati all’altare del Comunismo.
Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria (Goethe).
Pietroalessio Celiberti
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