Coppia omosessuale e maternità surrogata: Sentenza ribaltata a Milano

di Giovanni Fortuna
Una coppia omosessuale italiana ha commissionato in California una pratica che lì è consentita ma che da noi è vietata: l’utero in affitto. Tale pratica include che, per far venire alla luce uno o più bambini – in questo caso si è trattato di due bimbi che si fa fatica a definirli sia gemelli che fratelli – si chiamano in causa due madri: quella genetica, che fornisce l’ovulo, e la madre surrogata che porta avanti la gestazione, dopo che l’ovulo è stato fecondato artificialmente dal seme maschile.
L’Ordinamento giuridico italiano definisce la pratica dell’utero in affitto con il termine elegante di ‘maternità surrogata’, ma al tempo stesso la vieta espressamente con l’art. 12 della legge 40/2004 disciplinante le tecniche di procreazione medicalmente assistita, punendo con la reclusione fino a 2 anni «chiunque realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità».
Ma la Legge, si sa, è fatta assai spesso per essere raggirata. Ed è così che, invece di ricorrere all’adozione, molte coppie sterili eterosessuali sono andate all’estero per ricorrere all’utero in affitto, recandosi nei luoghi ove ciò è consentito, con l’utilizzo del proprio materiale genetico. Il più delle volte sborsando cifre molto elevate.
Ora che è passata, dal maggio scorso, la Legge Cirinnà sulle unioni civili – di cui ci eravamo occupati nel numero precedente per motivi diversi – anche le coppie omosessuali hanno intrapreso questa strada.
Ed è così che, volendo fornire entrambi il proprio seme, due uomini lombardi hanno ‘affittato’ un utero in California, fecondando due ovuli e ingaggiando una madre surrogata che ha fatto venire alla luce due bimbi.
Problema: di chi sono figli questi due neonati? Sono gemelli ed anche fratelli o nessuna delle due cose?
Si sono aperti in proposito fiumi di dibattiti a carattere etico, religioso e sociale.
Ma qui interessa la sintesi giuridica : sono stati riconosciuti sia fratelli che gemelli in California, oltre che entrambi figli dei due padri in questione – con più di una ‘carambola’ di travisamento e mistificazione rispetto alla realtà – mentre tornati in Italia i due signori hanno avuto qualche problema ad ottenere altrettanto.
Il Comune di Milano, infatti, e a seguire anche il Tribunale a cui i due si erano appellati, avevano entrambi negato la trascrizione dell’atto di nascita, cioè il riconoscimento di validità di quell’atto giuridico contratto in uno Stato estero.
Perché i due bimbi non potevano ritenersi gemelli essendo nati da padri diversi e anche perché venuti alla luce dalla pratica vietata in Italia dell’utero in affitto.
Ma la Corte d’Appello, a cui i due padri si erano poi rivolti, ha ribaltato nel dicembre scorso la decisione, accogliendo la richiesta di trascrizione dei certificati di nascita dei due gemelli. I giudici dicono che bisogna “tutelare l’interesse superiore del minore”.
Sentenza ribaltata, dunque.
Questa è un’altra pagina del ‘mondo che c’è’ oggi, fornita ai lettori.
Da cui ci concediamo con una domanda: siamo sicuri che strappare due neonati alla loro madre, appena nati, per affidarli a due uomini che reclamano il diritto ad essere padri a fronte della loro natura che non lo consente, e perciò affittano un utero di una donna e la pancia di un’altra, dietro lauto compenso, sia davvero qualcosa che tuteli l’interesse superiore del minore, come dicono i giudici?

di Giovanni Fortuna

(Tratto dal bimestrale cartaceo “Il mondo che c’è” della provincia di Bologna)

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