Venosa città di Orazio e di Padre Semeria – di Angelo Colangelo
Ho ricevuto, dono graditissimo di Giuseppe Mastromarino, che ne ha curato la pubblicazione per la casa editrice Osanna, il pregevole volumetto “Via Giovanni Semeria una strada una memoria”. L’opera contiene, oltre a un ricco apparato fotografico e documentale, gli atti e i contributi degli intervenuti alla cerimonia di intitolazione di una strada della città oraziana al famoso Padre Giovanni Semeria, che si è tenuta il 25 settembre 2021 nella Cattedrale di Sant’Andrea di Venosa.
Le interessanti testimonianze dei vescovi Ciro Fanelli e Rocco Talucci, di don Michele Ciliberti, Presidente dell’ONPMI (Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia) e del professore Riccardo Rigante concorrono in maniera significativa a delineare i molteplici aspetti di una personalità eclettica e complessa qual è quella di Padre Semeria (Coldiroli, 1867 – Sparanise, 1931), che, come è noto a molti, in collaborazione con il sacerdote abruzzese Padre Giovanni Minozzi (Preta, 1884 – Roma, 1959) spese gran parte della sua intensa esistenza per la redenzione del Mezzogiorno e in particolare della Lucania-Basilicata.
La densa relazione ufficiale di Giuseppe Mastromarino, che è l’architrave del piccolo ma prezioso libro, ci permette dal suo canto di percepire con organica coerenza la ricchezza spirituale, la profondità di pensiero, la instancabile e feconda operosità di Padre Semeria, la cui titanica figura è sapientemente contestualizzata storicamente nel periodo in cui si dispiegano il suo apostolato religioso, la sua attività sociale, la sua missione pedagogica e civile.
Lo snodo decisivo nella biografia di Padre Semeria avviene, comunque, in occasione dello scoppio della Grande Guerra, durante la quale egli è impegnato in prima linea come Cappellano militare e ha modo di familiarizzare con Padre Minozzi. Alla fine del lungo e tragico conflitto nulla sarà più come prima per l’Europa e per il mondo. Tutto cambierà, e in forma sconvolgente, anche per il Barnabita, che sentirà ormai come suo dovere primario un impegno fattivo per riparare agli immani disastri bellici anche attraverso un’attiva militanza meridionalistica. A tale scopo d’intesa con Padre Minozzi dà vita, a un serio e concreto programma di assistenza agli orfani di guerra, individuando nella lotta all’analfabetismo uno dei punti prioritari e imprescindibili del riscatto sociale ed economico del Mezzogiorno.
Come racconta in maniera documentata Mastromarino, offrendo utili riferimenti bibliografici su una materia cui egli ha dedicato anni di studio serio e amorevole, fu allora che per Semeria e per Minozzi, che coinvolsero anche Mons. Emanuele Virgilio, nativo di Venosa, la Lucania-Basilicata divenne “la nuova frontiera di un impegno umano, civile, sociale, educativo e religioso”.
Non stupisce, pertanto, che la forte e affascinante personalità di Padre Semeria abbia attirato l’attenzione anche di molti scrittori e poeti, da Angelo Gatti a Tommaso Nediani, da Antonio Fogazzaro a Giovanni Pascoli. Qui a noi piace ricordare ciò che scrisse Vincenzo Cilento (Stigliano, 1903 – Napoli, 1980), che a Semeria fu molto legato anche perché gli aveva consentito di conoscere personalmente il filosofo e teologo francese Lucien Laberthonnière, il cui pensiero sarà argomento della tesi di laurea del giovane barnabita lucano. Per l’eminente studioso del neoplatonismo e delle “Enneadi” di Plotino Padre Semeria è “un Titano dal cuore fanciullo”, un vero apostolo “passato dalla carità della scienza alla scienza della carità”.
Bene ha fatto, dunque, il Comune di Venosa ad accogliere e a supportare nel 2017 la richiesta di suor Filippina Casino, delle Suore Missionarie del Sacro Costato e Superiora della Scuola per l’infanzia “Piani dell’Annunziata”, di intitolare nel centesimo anniversario della sua nascita la via del Calvario a Padre Semeria, che nella città oraziana aveva avuto modo di farsi conoscere e amare, predicando e provvedendo all’istituzione di un asilo infantile.
Anche a noi pare che l’iniziativa sia assolutamente meritoria. Mantenere viva nel tempo la memoria di figure così luminose è, infatti, sempre cosa utile e doverosa. Diventa poi cosa quanto mai edificante in una società disorientata e smarrita qual è quella del nostro tempo, in cui spesso è dato di assistere al triste e imbarazzante spettacolo di persone, spesso irrilevanti, che amano autocelebrarsi da vivi, mentre colpevolmente si trascurano coloro che nel passato hanno offerto testimonianze esemplari di vita intellettuale, etica, religiosa e civile.
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