Il caldo, il vento, l’uomo. L’occasione, la concausa, l’imbecillità. La calura degli ultimi giorni, l’assenza totale di precipitazioni hanno preparato il territorio perché l’imbecille potesse agire.
Il furbo o i furbi, hanno dovuto solo attendere l’ultimo elemento: il vento che ha reso quasi incontrollabile l’incendio.
Così circa venti ettari di terreno sono stati percorsi dal fuoco che ha lasciato dietro di sé solo cenere e carboni, il nero, come quello della coscienza di colui o di coloro che hanno appiccato l’incendio. A giudizio dei tecnici, infatti, l’incendio è doloso, cioè appiccato volontariamente, scientificamente per distruggere.
Costui o costoro non si preoccupano neanche dei rischi per l’incolumità degli addetti allo spegnimento. Hanno poca memoria. Piangiamo, a causa degli incendi boschivi verificatesi qualche anno fa, un morto e almeno due ustionati gravi.
Intorno alle 4 di mattina è partito l’allarme.
Due elicotteri, squadre di Vigli del fuoco, Polizia Municipale, Protezione Civile, Corpo Forestale sono intervenuti con mezzi e uomini.
Quando sembrava domato, nel primo pomeriggio, causa il forte vento, l’incendio ha ripreso vigore lambendo il centro abitato, il Rione Labruto, dove solo grazie ad un lancio di rara precisione effettuato da uno dei due elicotteri intervenuti sul posto, si è scongiurato che un’abitazione fosse investita dalle fiamme.
L’ultimo lancio di acqua da parte degli elicotteri si è registrato intorno alle 19,30.
Le squadre di terra hanno poi proceduto alla definitiva bonifica.
Non sappiamo se l’imbecille, o gli imbecilli, si siano divertiti.
Noi certamente no. Né tantomeno le squadre di soccorso.