Stigliano ricorda Pio Rasulo

Il 2019 ha portato via a Stigliano un’altro pezzo della sua storia.

Lo scorso dicembre è scomparso Pio Rasulo, celebre scrittore, giornalista, saggista, insegnante, poeta e pubblicista.

Nato a Stigliano (MT) esordisce come critico letterario, collaborando, al contempo, per varie riviste e giornali.

Numerosi sono i saggi aventi come tema la “Questione Meridionale” e la società del Mezzogiorno da lui pubblicati, amico di Rocco Scotellaro e Carlo Levi (solo per citarne alcuni), nel corso della sua vita, ebbe modo di conoscere personaggi del calibro di Leonardo Sciascia, da cui peraltro venne recensito.

Nel 1992 fù insignito della Medaglia d’oro dei Benemeriti della cultura, dell’arte e della scuola dal Presidente della Repubblica.

Membro onorario della “Columbian University” Pio Rasulo racconta nelle sue opere, in maniera autentica, l’umanità e l’asprezza, le gioie, i dolori e i tormenti della civiltà meridionale e in particolare contadina, figli e fratelli di quella terra di Basilicata mai dimenticata, descritta e raccontata sempre con cuore nostalgico.

Di seguito riportiamo un’estratto da una delle sue opere più celebri, “La lunga notte della Civetta”, dove l’autore, con dovizia di particolari, racconta di vicende svoltesi nell’entroterra lucano e, nella fattispecie, alcune avvenute a Stigliano.

“L’ho rivista come in una fiaba: bella nella verginità, nei suoi tratturi deserti, nelle sue foreste impenetrabili, nei suoi monti freschi d’aria, nei suoi paeselli sepolti nella neve. … quando rari erano i mezzi che battevano le strade, pochissime le linee telefonico e telegrafiche. Ci si sente più vicini gli uni agli altri; si fa più viva la solidarietà e la reciproca collaborazione, spiegata più istintivamente che consapevolmente. … mi è parsa più bella così questa povera terra, aperta al freddo più rigido, bianca sotto il cielo di cristallo. Saranno stati i miei occhi a travedere abituati ormai alla chiara luce delle regioni marine, dove i lontani sapori del più autentico mondo contadino giungono appena come fievole voce irreali. … avevo creduto che la guerra avesse distrutto anche il mondo vergine e acerbo, magico e primitivo: un mondo tradizionale, fatto sempre di uguali rapporti, che perpetua nel Sud la cosiddetta “civiltà contadina”. Quattro anni di guerra avevano insegnato tante cose. … avevano insegnato a ribellarsi apertamente all’ingiustizia; a guardare con diffidenza il padrone, che per tanti anni aveva tenuto operai e salariati, pastori e contadini nella condizione di umili servi”.

Angolo della Memoria – Pio Rasulolucanineuropa.it / Pio Rasulo

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