Stigliano in strofa

Esaltazione di un Paradiso terrestre (15 strofe in sestine, 90 versi in rime baciate)

Colà dove gli sguardi profondi umani

 si perdon fra gli sconfinati orizzonti lucani,
colà dove gli abeti ch’ad un tempo potevi udir sotto al convento
paion sussurrarti dolci melodie al vento,
colà s’adagia su di un’amena altura
un empireo loco ove sempre puoi goder la sua frescura.Taci; qui il cuor come in un incanto
l’alma tua trasporta verso l’alto
e giacchè al cuor non si comanda
a lui non porre alcuna domanda:
egli risponderti non può contemplando
questa natural maraviglia che nell’amor fa a tutti innamorar, amando.

Ai suoi piè Accettura, Gorgoglione e Cirigliano
e più in là Pisticci, Matera ed Aliano
assieme alla Craco solitaria si prostrano a Dio,
affinché del disordine umano fermi il fio:
qui sol montagne verdi e cieli azzurri posson dominare
e sol la pace può regnare.

E quando vien la stagion che tutti i mortal adorano
vedo mille ginestre che i verdi campi indorano,
ma quando freddo e gelo soffiano da ogne calle
il manto bianco la ricopre da cima a valle
ed infinite voci s’odon da laggiù
che dicon:”Eccolo lì, il Paradiso è lassù”.

Colà dove gli sguardi profondi umani
si perdon fra gli sconfinati orizzonti lucani,
nell’ora in cui tutti i romor si placano
e tutte le creature tra le braccia di Morfeo s’adagiano,
esso appare in cima beato e bello e con tutto il lor ardimento
brillan le luci sue più che un firmamento.

La sua attrazion principale
è senza dubbio il corso centrale,
ma su al settimo cielo dove la natura abbonda
domina dall’alto la stupenda rotonda;
tace ogni romor qui al culmine della lucana terra:
siam sulla cima del monte Serra.

E ver lui i cori s’innalzano:”O sommo loco, del Signor Iddio creazione,
vertice supremo d’ogni umana ammirazione,
le nebbie si dipanano, si placano i venti,
tu se’ lo dolce ritrovo di tutte le creature viventi,
felice ritrovo di tanti cari congiunti ed amici
dolce dimora di tanti momenti felici.

Colà dove gli sguardi profondi umani
si perdon fra gli sconfinati orizzonti lucani,
si conservan tutte quelle tenere emozioni
che tenere sono, perché non furon mai passioni,
nostalgico padrone dell’infanzia i vecchi ricordi
a cui mai i sentimenti potran esser sordi.

Costà il tempo s’è fermato proprio a quell’era ormai ascosa
in cui l’uomo contava ancor qualcosa
e non v’era ideale, non v’era astruso ordinamento
che sull’uomo prendesse il sopravvento,
che nella vita è l’uomo che conta al di là d’ogni assurdo ragionamento
che non tien conto in misura alcuna d’ogni umano sentimento.

Qui sempre nella sua quiete
ogni usanza e tradizion si ripete,
ma la sua dolce monotonia giammai provocò ire,
poiché continua eterna senza colpo ferire
ed ogn’anno si ripeton incessantemente
le passeggiate e le dolci scampagnate che ritemprano la mente.

Ma ecco accanto al focolar vedo due cuori
che uniti son, eternamente, nei loro reciproci amori,
amori grandi, amori eterni
dei cari bisnonni materni
che nulla al mondo mai potrà cancellare,
giacchè se è amore, eterno deve durare,

Essi son sempre lì sdegni del poi,
poiché saran sempre una parte di noi.
Ma non molti qui potran sentire quelle emozioni
che causano al cuor le dolci sensazioni,
perché solo chi ha occhi per vedere il Sole
e labbra per bere amore
potrà aver giovamento al cuore.

E la dolce fiaba si ripete eternamente
e si realizzerà sempre, continuamente
per dieci e cento volte ed ancor per dieci e cento e mille volte
(ma anche se tante non saran mai molte)
ad ogn’anno, quando a tutte l’Estati
qui converran sol coloro che sono innamorati.

Colà dove gli sguardi profondi umani
si perdon fra gli sconfinati orizzonti lucani,
come l’augello sfugge al cacciatore,
solo qui il profugo della vita mondana scampa al distruttore.
Ma tu, ora, profugo, non cercar di fuggire, non andar lontano:
eccola qui, questa è Stigliano!

Pier Paolo Talamo
(Marzo 1991)

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