Stigliano il paese degli errori

La storia va avanti ma i disastri si ripetono. Dopo aver seguito con attenzione l’incontro del 2 giugno scorso, incentrato sull’analisi delle problematiche derivate dalle frane che minano Stigliano, ho avuto l’impressione di non cogliere il perché tutto ciò continui ancora a verificarsi. L’unico perché che in tanti vorrebbero sapere per liberarsi dal timore di una minaccia che fa apparire la situazione del nostro paese una realtà maledetta. Le molte persone che hanno partecipato all’incontro sono rimaste terrorizzate, al punto da prendere in considerazione un eventuale trasferimento al Nord o nei paesi limitrofi.

Dato che ho sempre creduto e tutt’ora credo nel mio paese, specialmente nella salvaguardia dell’antico centro storico nel quale convivo con la sua malasorte ormai da più trent’anni, vorrei esprimere il mio pensiero e aggiungere un po’ di dati ufficiali per dare un senso di concreta verità.

Tuttavia, anche se qualcuno si è permesso di dirmi, e devo ammettere che mi è dispiaciuto un pochino: “chi ti credi di essere dato che hai fatto quello? E poi che hai fatto? Credi di poterti permettere di raccontare quello che vuoi?”, rispondo con queste poche parole. Caro ragazzo, anche se sei più grande di me, purtroppo ti devo definire tale, per i tuoi modi di fare e di parlare, anche se alla fine quando hai avuto modo di riflettere un po’ ci siamo sempre trovati a esprimere lo stesso pensiero. Ciò che ho fatto, l’ho fatto solo ed esclusivamente per una mia soddisfazione personale e di certo non serve questo per permettermi di dire la mia.

1) Ti voglio ricordare, anche se le apparenze non sembrano tali, che siamo in uno stato libero e ognuno può permettersi di dire la sua, l’importante è prendersi le proprie responsabilità.
2) Sono stato sempre un uomo libero. Mai un politico, un partito, una segreteria, una sagrestia ecc. mi ha potuto impartire ordini o imporre il proprio pensiero per mettermi a cuccia.
3) Tu hai abitato in questa zona e poi per scelta, o perché cosi doveva andare, ti sei trasferito. Io, invece, esclusivamente per scelta sono venuto in questa zona e credo di potermi permettere di difenderla e di dire la mia. Sì, non sono un geologo, come dici tu, e dato che sono stato un imbianchino dovrei assorbire e ascoltare tutte queste fesserie? Mi dispiace per te, ma non riesco.

Ė da oltre tre decenni che,con gli amici che hanno fatto la mia stessa scelta, comprando casa e abitando in questa zona per tentare di salvare il salvabile, aspettiamo questo benedetto scivolamento del quartiere a valle. Nonostante l’incuria e l’abbandono la zona non si è mossa di un millimetro, invece l’aspetto che ci preoccupa seriamente, riguarda le scelte fatte da questi esperti e competenti, o come tu li definisci. Dopo molti anni, causa la totale fiducia che abbiamo riposto in questi nuovi studiosi, i primi risultati tangibili che emergono sull’argomento sono preoccupanti.

Abbiamo avuto diverse delusioni toccando con mano cosa ha prodotto l’idea di creare le nuove zone per costruire, vedi le case del rione Fontana dove diverse persone non sono riuscite nemmeno ad andare ad abitarci, ritrovandosi con debiti e senza casa. Oppure edifici pubblici come la scuola materna sotto Largo Santo Antonio, per non parlare cosa sta accadendo adesso con il Centro Sociale (peccato e chi c’è lo darà più). Speriamo bene per l’area di servizio Agip, per il futuro Polivalente e per quei poveracci che hanno speso tutta una vita per il sogno di una casa i quali da un momento all’altro se la potrebbero trovare sommersa dal fango. La speranza è che ciò non accada, purtroppo ci credo poco.

Ti ho dato la mia giustificazione, tu non ti preoccupi? Beato te, secondo me sarebbe ora che anche tu iniziassi a preoccuparti, cosi insieme potremmo interpellare e chiedere un parere a diversi esperti e non ai soliti noti, fai tu. Adesso permettimi di dire, come tu stesso hai visto e ascoltato, che l’incontro del 2 giugno si è trasformato in una caciara non in grado di dare delle vere e serie spiegazioni sul perché di certe scelte sbagliate.

Si è parlato per l’ennesima volta della Chiazza, la cosa che più preoccupa, e si è iniziato a ipotizzare anche l’abbattimento del Carvutto. Dopo la roccia del Castello vogliono far sparire un altro bel terrazzo. Sì, è vero che quella roccia vista da sotto può mettere paura, però è anche vero che è distaccata dal resto dei massi e nessuna delle case abitate di quel rione poggia su quel punto.Ora mi domando, chi ha fatto costruire negli anni Settanta del Novecento quella casa sotto la rupe? Sembra una preda che aspetta di cadere in trappola. Gli antichi con la loro esperienza avevano pensato a questo, appunto avevano lasciato un certo spazio libero.

L’unico intervento sensato che ho sentito è stato quello di Salvatore Piscinelli, anche se non mi hanno convinto del tutto la spiegazione che ha dato sulla mofeta e la non conoscenza che nella Villa e nel Carvutto ci sono acque sotterranee di cui non si sa che fine fanno. (Per la Villa allego una foto dell’inizio Novecento in cui si vede da dove scendeva l’acqua utile alle donne che andavano a lavare i panni sotto il Castello).

Stigliano agli inizi del 1900
Stigliano agli inizi del 1900

Credo che non si possa perdere più tempo in chiacchiere. È giunta l’ora che qualcuno si attivi seriamente per avviare delle ricerche e prendere veri provvedimenti. Anche la spiegazione che il Professore Geologo ha dato sul perché è franata la rupe del castello, mi sembra un’altra sciocchezza. Meno male che è solo lui a pensarla così, sia il Genio Civile sia dei docenti universitari la pensano completamente all’opposto. Come vedi, scusami non è colpa mia, purtroppo non posso tacere per farti un piacere. Comunque, tenterò di sintetizzare quanti più dati certi e certificati con l’auspicio che ci credano e, se non ci crederanno, potranno sempre verificare.

Documenti che non sono come i tanto sbandierati decreti spacciati per veri sull’evacuazione emanati dal nostro comune a partire dal 1908: sono tutte balle! Gli unici decreti autentici sono quelli regionali emanati per tutti i paesi della Regione Basilicata. Per i trasferimenti dopo l’alluvione del 1973, per il terremoto del 1980, per la legge Senise ecc, vi chiedo, signori miei, (tolto l’alluvione la cui  evacuazione vera e seria è stata fatta a via fontana, via Zanardelli e Piazzale Gramsci, piazzale sul quale si potrebbero fare delle domande…) come mai? Per una certa serietà meglio lasciare stare. E poi di quale terremoto e di quali frane stiamo parlando? Quei poveri disgraziati di Senise ci hanno rimesso la pelle ma non noi. Sì, è vero. Bisogna cogliere il momento per prendere soldi, ma se li avessero usati per consolidare quello che c’era sarebbe stato meglio.

Quella descrizione del 1697 che si è fatta è una cosa vera riguardante Stigliano. Però l’approccio è stato scorretto. Per far comprendere il senso vero della faccenda sarebbe stato opportuno fare una breve premessa su quanto accaduto nel regno delle due Sicilie e nella regione Basilicata nella seconda metà del 1600. Voglio credere all’amico professore che ha letto, che sia stato in buona fede. Conoscendolo bene, probabilmente avrebbe preferito fare una piccola prefazione. Onestamente a me la cosa non mi ha convinto. Anche perché la stessa descrizione risulta nell’ultimo piano regolatore. Comunque, data l’amicizia, voglio credere in una sua distrazione.

Nel 1656 avevamo avuto la peste che aveva dimezzato la popolazione in tutto il regno di Napoli. Nel 1688 avevamo subito un forte terremoto che aveva colpito molti paesi, tra questi Pisticci, e ci furono diversi morti. Nel 1694 un altro forte terremoto fece strage di persone, di edifici e di terreni in tutta la regione. Se proprio si doveva leggere qualche remoto documento non si poteva prescindere da questi accadimenti. E dato che qualcuno già ha avuto da ridire dicendo che all’epoca era difficile capire la differenza tra terremoti e frane, aggiungo due righe della descrizione fatta dal Baratta: “nel giorno dell’8 settembre 1694, un disastroso terremoto verso le ore 17 e ¾ colpiva la Provincia di Salerno, Avellino e Provincia di Basilicata, estendendosi anche nelle limitrofe”. Poi descrive i fatti paese per paese, di cui riporto solo i dati relativi ai comuni dove oltre ai crolli ci sono anche decessi: “Bella 200 case crollate e 250 morti; Pescopagano 230 morti e quasi tutto distrutto; Atella 100 morti; Rapone 54 morti; Ruoti 50 morti; Melfi 56 case crollate e metà del castello con 2 morti; Stigliano lesionate molte case, la chiesa Madre e quella di San Pietro e nessun morto ecc.”

Tralascio altri due è forti terremoti che hanno interessato pienamente il nostro paese, quello dell’8 luglio 1836 e dell’ 8 e 9 agosto 1846, per passare a quello del 1857. Un sisma quest’ultimo di cui esiste una lunga e dettagliata descrizione redatta dall’ingegnere inglese Robert Mallet, con molte fotografie che testimoniano le devastazione di tanti paesi lucani e campani. (Se si utilizzava questa relazione come introduzione alla lettura su Stigliano del 1697 sarebbe risultata molto più importante e istruttiva per far conoscere l’origine dei veri drammi della nostra regione).

Anche su questo aggiungo due righe di descrizione: “1857. Il 16 di dicembre alle ore 10 e 15 pomeridiane avvenne la prima scossa che durò circa 20 secondi, dopo 3 ore circa ci fu un’altra più terribile è più lunga di durata, per questo immane terremoto dove fu colpita la Basilicata”. Aggiungo solo i comuni più colpiti: “Montemurro quasi rasa al suolo con 4000 morti e 500 feriti; Saponara, oggi Grumento, 2000 morti e 70 feriti; Viggiano 800 morti e 200 feriti; Tramutola 177 morti e 52 feriti; Brienza 151 morti e 30 feriti; Paterno 122 morti; Marsico Vetere 90 morti; Marsico Nuovo 89 morti; Spinoso 45 morti; Castel Saraceno 127 morti e 138 feriti; Carbone 39 morti e 19 feriti; Calvello 99 morti e 40 feriti; Tito 257 morti; Potenza 22 morti; Armento 37 morti e 37 feriti; Corleto 12 morti e 42 feriti; Guardia Perticara 85 morti e 53 feriti; Missanello 14 Morti; Santarcangelo 96 morti; Roccanova 83 morti; Aliano50 morti e 28 feriti; Craco 3 morti ecc.”Una curiosità. Anche in provincia di Salerno ci furono tante devastazione come“Polla, 867 morti, 250 feriti, 1300 case crollate, 355 crollanti, 18 chiese crollate e 1 crollante.” Questo terremoto fu molto intenso e fece registrare circa 70 scosse, alcune delle quali di alta densità, che si susseguirono fino al 4 febbraio 1859. Anche in questo caso noi subimmo diversi danni, sia in paese sia in campagna, senza però alcun morto. In paese oltre a diverse case lesionate, subì dei danni anche la torre del castello, successivamente riparata e abbassata a un’altezza di metri 13. Dei ruderi descritti nel 1697, riportati come castello, erano in realtà le stanze e le mura della parte Domus (abitativo). Questi erano dove oggi sorge il palazzo Formica, in costruzione proprio in quel periodo. Il progetto originario prevedeva un edificio di tre piani, ma proprio il terremoto del 1857 indusse la proprietà a realizzare l’attuale palazzo a due piani.

Dei ruderi sopra citati se ne parla già in una relazione del 1630. Erano descritti abbastanza malconci, probabilmente perché la parte abitativa era stata abbandonata dai Feudatari di allora fin dal forte terremoto che avvenne prima del 1590, come riportato dalla lapide proveniente da palazzo Ursone oggi visibile all’entrata del comune, che riporta degli accenni alla grande rovina subita dall’edificio. Pure le campagne subirono danni, sia ai fabbricati sia ai terreni: la masseria Cognare della famiglia Porcellini, la Grancia di San Lorenzo con la Taverna Bagliva, il Trifuglione, Signa Giovanni, la Taverna di Acinello, nei cui pressi crollò l’antico mulino poi ricostruito in altro luogo, la Taverna a Gannano, Carpinelli di Maffei, Carpinelli di Micucci, Carpinelli dei Marazita (attualmente Sauro di Marchese), ecc.

Per avere un’idea sulla sismicità della nostra Regione, dunque, non si può prescindere di partire dal primo terremoto registrato nel 1273. Da allora fino ai giorni nostri si sono succedute circa 500 scosse di alta è media densità. Il nostro vecchio paese si è sempre salvato dalle grandi catastrofi umane. Ma purtroppo ancora non ci è dato a sapere se anche in futuro avrà questa buona sorte. Che non dimentichiamo va sempre anche costruita. Speriamo bene.
Con grande rammarico e dispiacere

 Rocco Derosa

Stigliano: Per non dimenticare

Stigliano: una realtà in declino

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