Stigliano 24 novembre 1978 : precipita un F-104S

Erano circa le ore 11,30 del 24 novembre 1978 quando nel cielo di Stigliano sfrecciavano due  aerei militari F-104S Starfighter, appartenenti al 36° Stormo – 12° Gruppo in forza alla base dell’Aeronautica Militare Italiana (AMI) di Gioia del Colle (BA). Due passaggi, poi, uno dei due aerei cominciò a emettere una gran quantità di fumo e, con un rumore assordante, a volare basso, ad avvitarsi e a precipitare per poi schiantarsi a circa due Km. in linea d’aria dal paese in località Cicatello. Fu ritrovato con la fusoliera e la carlinga conficcate nel terreno per una decina di metri e il resto sparso tutto intorno in centinaia di frantumi per un raggio di cinquanta metri. Il pilota, tenente Roberto Zappa, per evitare di precipitare con il suo aereo in zone abitate aveva continuato la guida del velivolo sotto la quota di sicurezza utile per azionare il congegno di espulsione dall’abitacolo. Attardando questa manovra il paracadute risultò poco efficace e la veloce caduta, dovuta anche al mancato sgancio del seggiolino (il pilota, svenuto, non potè liberarsene), provocò traumi alla colonna vertebrale e agli arti inferiori del tenente Zappa. Le cause dichiarate dell’incidente furono la perdita del controllo dell’aereo durante esercitazioni di ACM (Air Combat Manuvering). In realtà l’aereo prese fuoco già mentre era in volo e prova ne fu anche il fatto che uno scarponcino del pilota risultò in parte bruciato. Il pilota dell’altro aereo riferì di aver perso il radiocontatto con il collega pochi istanti prima che l’F-104 iniziasse l’avvitamento.

Tra i primi a soccorrere il tenente Zappa fu il signor Giulio Derosa, che si trovava a poche centinaia di metri dal luogo dello schianto. Il Derosa trovò il pilota ancora agganciato al seggiolino, privo di sensi e col viso rivolto a terra. Con un coltello tagliò le stringhe di sicurezza, ignorando il congegno di sgancio, lo liberò e lo adagiò supino a terra. Tempestivo fu l’arrivo dell’ambulanza guidata da Nicola Fornabaio e con a bordo l’infermiere Mario D’Angelo, aiutati anche dalle segnalazioni visive del secondo aereo che, prima di tornare alla base, sorvolò alettando più volte sul punto dove era atterrato il pilota. Immediatamente i due trasportarono il tenente Zappa all’Ospedale del paese. Intanto interveniva anche una pattuglia motorizzata dei vigili urbani che, più tardi, insieme ai carabinieri iniziarono a presidiare il luogo dello schianto e ad allontanare i molti curiosi che nel frattempo erano accorsi. L’equipe ospedaliera guidata dal dottor Laraia si attivò immediatamente effettuando radiografie, analisi e terapie antidolorifiche. Al pilota furono riscontrate varie ferite ed ecchimosi, danni alla spina dorsale, oltre a contusioni e temporanea ipofunzione degli arti inferiori; mentre il pericolo di emorragie interne fu scongiurato. Il tenente Zappa rimase per tre giorni sotto osservazione medica per poi essere trasferito in un ospedale militare. Ci vollero alcuni mesi prima che potesse tornare in servizio, ma le menomazioni riporate gli impedirono di pilotare ancora. Poche ore dopo l’accaduto, a bordo di due elicotteri, intervennero i vertici dell’alto comando militare aeronautico per indagare sulla dinamica dell’incidente. Altri militari provenienti dalla base di Gioia del Colle sostituirono i vigili urbani e i carabinieri di Stigliano nel presidio della crash-zone. Vennero effettuati i rilievi e iniziò il recupero dei resti dell’aereo con la sua scatola nera. Un’impresa edile locale fornì parte dei mezzi per lo scavo e il trasporto. Rilievi e recupero richiesero circa una decina di giorni. L’AMI encomiò il signor Derosa che aveva prestato il primo soccorso; il signor D’Angelo e il signor Fornabaio che avendo visto precipitare l’aereo si erano immediatamente portati sul luogo dello schianto; il dottor Laraia e i suoi collaboratori la cui immediatezza e grande professionalità, sia nella diagnosi dei traumi che nel loro trattamento, aveva meravigliato non poco i capi dell’alto comando aeronautico; i vigili urbani, rappresentati dal loro comandante Franco Tancredi, e i carabinieri, rappresentati dal maresciallo Scajella, per la solerte e preziosa collaborazione. Per il soccorso prestato e per il solidale affetto dimostrato dagli stiglianesi al tenente Zappa, il comandante dell’AMI di Gioia del Colle promise ai vigili e ai carabinieri di ringraziare Stigliano in un modo tutto particolare. La promessa fu fatta mesi dopo l’accaduto durante un buffet che si tenne all’aperto al quartiere Labruto e offerto dal signor Derosa in onore degli ospiti dell’AMI in visita di cortesia. Nel giugno del 1979, infatti, in occasione della festa di Sant’Antonio patrono di Stigliano, due F-104S partiti dalla base di Gioia del Colle si esibirono in una serie di passaggi ed evoluzioni a bassa quota. La popolazione, avvertita qualche tempo prima, nel giorno e nell’ora stabiliti si concentrò lungo tutta via Portello, via De Chiara, sulla zona del Labruto-Serra e sul castello (allora era ancora possibile fruire del suo belvedere), e potè così apprezzare e applaudire quello spettacolo inconsueto, entusiasmante e indimenticabile. Le esibizioni furono ripetute ancora nel giugno del 1980 e nel giugno del 1981. Nota finale: il signor Derosa e il tenente Zappa (oggi generale) dal lontano 1978 ad oggi hanno mantenuto sempre cordiali e amichevoli rapporti vivacizzati da visite reciproche e da una costante corrispondenza.

Quello di Stigliano fu solo uno dei numerosi incidenti occorsi a questo tipo di aereo del quale mi sembra utile, a questo punto, fare un po’ di storia e fornire alcuni dati. Progettato dalla Lockheed, l’F-104 Starfighter fu prodotto da alcuni paesi aderenti alla NATO per un totale di 2.578 esemplari, e adottato da quasi tutte le nazioni alleate. Volò per la prima volta nel 1954. Aereo monomotore supersonico, aveva una velocità in quota di 2.125 Km/h, doppia di quella del suono, e una potenza di risalita di 10.600 merti con un’accelerazione a Mach2 in soli 7 minuti: prestazioni prima impensabili. Monoposto, multi-ruolo, caccia intercettore, d’attacco e d’assalto, ricognitore e d’addestramento, era lungo poco più di 16 metri, alto 4 metri, con un’apertura alare di 6 metri, e un peso a pieno carico di 13 tonnellate. Il motore era un turbogetto General Electric J79, da circa 7 tonnellate di spinta, il migliore della sua generazione. Il carburante, per un totale di 3.400 litri, gli consentiva un’autonomia di 2.623 Km. e un raggio d’azione di 670 Km. Era armato con missili alloggiati nelle estremità alari, intercambiabili con i serbatoi ausiliari per il carburante, e di un cannoncino automatico. Alcune delle sue tante pecche erano costituite dal carrello il quale presentava non poche difficoltà in fase di rientro durante il decollo; dall’abitacolo particolarmente angusto; dalla guida radar per i missili AIM-7 Sparrow presente solo negli F-104S; e dal poco pratico cannone M61 Vulcan. Nell’Aeronautica Militare Italiana il servizio attivo dell’ F-104, iniziato nel 1962, ebbe termine nel maggio 2004, considerato ormai un velivolo obsoleto. Generalmente fu giudicato dai piloti difettoso e insicuro, difficile da pilotare, facile ad andare in stallo. Possedeva una bassa manovrabilità e un eccessivo spazio di manovra. Negli anni ’70, in collaborazione con la Lockheed, la Fiat-Aeritalia realizzò la versione S, più avanzata in vari equipaggiamenti. Immutato come struttura base, l’F-104S fu la versione finale costruita in 246 esemplari, di cui 205 per l’AMI. Il motore e il sistema di armamento furono migliorati, era più veloce e poteva trasportare 3.400 kg di bombe e razzi. Il suo costo era di 1 milione e 700mila dollari. In Italia si guadagnò il triste nomignolo di “bara volante”, e negli Stati Uniti quello di “widowmaker” (“fabbrica vedove”), a causa dei molti velivoli persi durante le esercitazioni e degli incidenti mortali dovuti alla scarsa esperienza dei piloti e agli infiniti problemi tecnici dell’aereo (nell’AMI le perdite, fino agli anni ’80, furono di 50 aerei). L’F-104S fu sostituito prima dai Tornado F-3 e poi dagli F-16 e, a partire dal 2005, dall’Eurofighter Typhoon.

(L’articolo si basa sul mio ricordo personale dei fatti e sulle testimonianze dei signori Mimì Derosa, Rocco Roselli, Peppe Disanto, Achille Calbi, Franco Tancredi e Franco Capalbi)

Salvatore Agneta

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