Se un giorno … d’autunno un viaggiatore

Testardo, ingenuo, e senza la coscienza della sconfitta già scritta, sono tornato nel mio paese,  determinato come l’agrimensore del Castello di Kafka, che spera di raggiungere la meta, ma rimane sepolto nella gabbia senza chiavi dei passi senza suono. Lì, in quel romanzo incompiuto, c’era tanta neve… Qui, a Stigliano, c’è tanto sole, e siamo a ottobre.

Oggi 10 ottobre, alle 15, lo spettacolo metafisico e surreale della “scomparsa” umana, è riflesso nell’asfalto grigio, e nell’occhio umido di un vecchio, ex comunista, che struscia le spalle contro il muro del Banco di Napoli, dove il sole si concede l’ultima sosta, prima di buttarci nel lucore di quelle tisiche lampade artificiali. Attraversato il corso per tre volte consecutive.

Poi, sbatto gli occhi contro un’insegna kitch, in ferro e pietra, che destina Piazza Monumento (vedi etimilogia di monumento), ai principi Colonna!!! Di fronte, via Cialdini, il generale sabaudo, eroe della strage dei briganti; più in là, a sinistra corso Umberto, il mitico sovrano che autorizzò a Milano la strage di Bava Beccaris, e che per fortuna fu poi ucciso da un anarchico, rientrato dall’America, Arnaldo Bresci. Piccoli pensieri di storia, in questo clima di massiccio revisionismo virtuale, che ti fa dubitare perfino se hai ancora una laurea, o se sei semplicemente analfabeta incosciente.

Disfatto, mi siedo sulla sedia di un bar, che oggi osserva il turno di riposo. Intanto, sono le 16.
I negozi sono ancora chiusi, solo la storica tabaccheria Sansone è aperta. La ragazza delle pulizie infila sotto i piedi dei quattro giocatori lo straccio grondante d’acqua, e guarda distratta i loro occhi rapiti dal miracolo di un improbabile numero elettronico. Vigili assenti, e, perciò, le capriole melense e stridule di uno scooter. In disparte, chiuso nel suo jeans stropicciato, un equivoco pensionato, guarda il culo delle straniere, che rientrano dai lavori domestici, e che ammiccano con stanche movenze accattivanti alla possibilità di lavoro serale … straordinario.

Il sole ormai accarezza il tetto di una vecchia casa nobiliare a un piano, e si prepara a tuffarsi sotto la lunga gobba verde della foresta. Ed ecco il grigio assoluto della Piazza vuota, che tanto evoca le allucinazioni sperimentali di un film intitolato “Ai confini della realtà”, ma anche le  suggestive trascrizioni psicologiche di un viaggiatore, solo con se stesso, che non sente più la presenza umana, ma solo gli aliti e i passi di un’affollata ma sporca sporca stazione ferroviaria …, nel bel libro di I. Calvino, “Se un giorno d’inverno un viaggiatore”.

Anagrammo; e penso: se un giorno d’autunno un viaggiatore …, il centro di Stigliano, sarebbe questo: un contrasto di colori sfumato, una umanità volatilizzata, e le tracce tragicomiche di una storia ambigua, che si annida forse negli angoli sperduti del paese, e che qui, in questo slargo lucido di penombra, vale meno delle cianfrusaglie ben allineate di un pakistano color pece.
Aspetto. Ho il terrore, ancora una volta, di rientrare a casa, con le tracce negli occhi dei soliti ”invisibili”, senza aver visto nessuno di quelli che, per dirsi normali, hanno deciso di chiudersi in casa, di stare zitti, di non camminare in pubblico.

Forse hanno vergogna. Forse hanno paura di verificare che il paese è ormai preda e teatro di sciuscià disperati, extracomunitari impalliditi, donne fulve dell’est, e di radi vecchi, che a quest’ora, a sole spento, guadagnano vicoli e scale per rientrare a casa.
DOVE SIETE?, mi chiedo.
Ripartirò fra tre giorni, con l’inquieta speranza di fare ancora quelle quattro chiacchiere, chieste nel precedente articolo “il quarto scandalo”. Ma credo che resteranno solo chiacchiere … al vento.

Stigliano 14/10/2014

Rocco Griesi
cell. 3207025419

 

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