Rocco Scotellaro, l’utilità di una rivisitazione

Rocco Scotellaro, l’utilità di una rivisitazione
di Angelo Colangelo

Continua l’onda lunga delle manifestazioni programmate per ricordare Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953) nell’anno in cui, per una singolare coincidenza, ricorrono due ricorrenze molto significative. Le iniziative, avviate già all’inizio dell’anno in ogni parte d’Italia, si sono andate via via infittendo e si sono sempre più caratterizzate per la loro eterogeneità. Archiviato ora il centenario della nascita e in attesa del settantesimo della morte, non sorprenderebbe che le celebrazioni sconfinassero nel nuovo anno.

Rocco Scotellaro l’utilità di una rivisitazione
Carlo Levi e Francesca Armento presso la tomba di Rocco Scotellaro, foto di M. Carbone

Ne sono stati, e ne saranno, promotori Enti istituzionali e Associazioni varie, a partire dai Circoli lucani presenti in molte città italiane. Non sono mancate neanche iniziative solitarie, fra le quali merita di essere menzionata quella di Antonio Martino, uno dei due amici superstiti di Scotellaro, che con commovente impegno ne sta sistematicamente pubblicando sulla sua pagina facebook tutte le poesie, commentandole con il supporto di preziosi ricordi personali. Ma questa frenetica attività, accolta nel complesso con grande favore, non ha mancato talora di destare qualche legittima perplessità, perché non sempre si è percepita la finalità di arricchire la conoscenza di un autore, che per lungo tempo è stato colpevolmente dimenticato e ancora oggi è poco conosciuto.
Impressionante, comunque, è la proposta di convegni, incontri, mostre, rappresentazioni teatrali, musicals, videoclip, brochure, sorta in poco tempo intorno a una biografia umana, politica e culturale, che, come è noto, si consumò in sostanza in poco più di un decennio. L’auspicio sincero è che nei prossimi mesi non si assista allo spettacolo di cerimonie, che potrebbero arrecare a Scotellaro più danni di quanti ne abbia prodotti il silenzio, cui lo hanno condannato per oltre mezzo secolo i pregiudizi di certa critica letteraria e l’avversione di alcuni partiti politici, in particolare la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, che per diverse ragioni lo contrastarono da vivo e da morto, talvolta con greve acrimonia, talaltra con subdole macchinazioni.

Rocco Scotellaro l’utilità di una rivisitazione
A. Colangelo con G. Caserta, foto Lucani in Europa

Questa fin troppo lunga premessa, alla fine, vuole anche invitare ad accogliere come segnale positivo una recente novità editoriale, il libro ancora fresco di stampa di Giovanni Caserta “I cent’anni di Rocco Scotellaro 1923 – 2023 dalla cronaca al mito”, pubblicato dall’editore Franco Villani di Potenza, che offre un notevole contributo alla conoscenza del sindaco, poeta e scrittore tricaricese, proponendone una accurata rivisitazione.

I cent’anni di Rocco Scotellaro di Giovanni Caserta

Nella sua raccolta di saggi, alcuni dei quali inediti, l’autore indaga la complessa personalità di Scotellaro con l’abituale serietà critica, fondata su analisi e riflessioni maturate nell’arco di oltre mezzo secolo, a partire dagli anni Sessanta. Ripercorrendo un lungo itinerario esegetico, egli individua e mette a fuoco i motivi ispiratori e i tratti più significativi di un’attività politica e letteraria, che, correttamente contestualizzata sotto l’aspetto sociale e storico, assume una dimensione più veritiera.
Il libro di Caserta, insomma, si propone, riuscendovi, di sfrondare la figura di Scotellaro da alcuni falsi miti, che l’hanno per troppo tempo circondata e che hanno finito per adulterarla. Ne viene, dunque, ridisegnata la personalità, che si rivela nella sua autenticità, animata cioè da una forte passione civile, da un concreto impegno politico, da un vivo interesse per la letteratura e per la poesia. E così Scotellaro viene sottratto al triste destino cui l’hanno condannato alcuni suoi ammiratori, i quali spesso lo hanno trasformato in un improbabile santino e, quasi per una eterogenesi dei fini, hanno finito per offuscarne i meriti reali di uomo, di intellettuale, di politico.
Ma soprattutto di poeta. Perché Scotellaro fu essenzialmente un poeta e la sua opera è di indubitabile valore, al di là di alcuni limiti evidenti, da addebitare innanzi tutto al fatto che l’autore non poté provvedere al lavoro di ultima mano, che pur sarebbe stata necessaria, a causa della sua morte precoce e improvvisa. Certamente non gli giovarono, poi, alcune discutibili operazioni editoriali realizzate successivamente alle prime edizioni di “È fatto giorno”, “Contadini del Sud”, “L’uva puttanella”, che videro la luce negli anni 1954 e 1955 per la benemerita iniziativa di Carlo Levi e Manlio Rossi Doria. Il saggio di Caserta, grazie a un’analisi critica rigorosa ed onesta, ha, perciò, il merito di fare emergere dalla fangosità di una produzione persino esorbitante le non rare e preziose pepite contenute nella poesia di un autore ancora giovane, che aveva mostrato doti sorprendenti già all’età di diciassette anni, con la sua prima e nota lirica intitolata “Lucania”.
Infine, una riflessione conclusiva. Ci balena l’impressione che la figura di Scotellaro possa essere assimilata alla statua del dio marino Glauco, che, a dire di Platone e di Rousseau, era stata resa irriconoscibile dalle alghe e dalle squame, che l’avevano ricoperta in fondo al mare. A noi pare che anche Scotellaro sia stato metaforicamente sfigurato nelle acque del Basento a causa delle false etichette di “poeta contadino”, di “sindaco poeta” e altre ancora. Per restituirgli il suo volto autentico, è necessario ripulirlo finalmente delle vuote formule definitorie, che l’hanno accompagnato finora e che hanno sortito l’unico effetto di relegarlo a un opprimente provincialismo e di impedirgli l’ingresso nel tempio della poesia nazionale. Come, in effetti, meriterebbe.

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