Vissuta nel XIII secolo al tempo di Dante Alighieri e Jacopone da Todi, Angela da Foligno fu beatificata nel 1693 da Papa Innocenzo XII, quasi 4 secoli dopo la sua morte avvenuta il 4 gennaio 1309. Già in vita conosciuta come Magistra Theologorum che significa Maestra dei Teologi, la Beata Angela il 9 ottobre 2013 ha ricevuto da Papa Francesco la canonizzazione per equipollenza, cioè il riconoscimento della sua santità senza una cerimonia ufficiale di proclamazione, come avviene di solito quando ci si riferisce a figure risalenti a epoche storiche passate, come il Medio Evo. E’ sufficiente la constatazione del possesso antico del culto, ( che nel caso di Angela fu stabilito nel 1701 dall’antica Congregazione dei riti), la costante e comune attestazione di storici degni di fede sulle sue virtù eroiche e la ininterrotta fama di prodigi. La memoria liturgica di questa Santa è stata fissata da Papa Francesco al 4 gennaio.
Angela nacque a Foligno in una ricca famiglia e visse fra i benesseri e i piaceri del mondo. Si sa con certezza che si sposò, ebbe dei figli e la madre soddisfaceva tutti i suoi capricci. Ma cominciò, come lei stessa racconterà al Direttore Spirituale, il Conventuale Minore fra’ Arnaldo, a «conoscere il peccato», come è riportato nel Memoriale steso dallo stesso francescano. Andò a confessarsi, ma «la vergogna le impedì di fare una confessione completa e per questo rimase nel tormento».
Pregò San Francesco che le apparve in sogno, rassicurandola che avrebbe conosciuto la misericordia di Dio. E la pace arrivò nel 1285, attraverso una confessione totale: aveva 37 anni. Iniziò così una vita di austera penitenza: povertà dalle cose, dagli affetti e da se stessa. A motivo della drastica conversione dovette affrontare ostilità ed ingiurie da parte della famiglia. Ma lei perseverò anche quando morirono madre, marito, figli.
Sant’Angela da Foligno ci ha lasciato un’autobiografia spirituale che mostra i trenta passi che l’anima compie raggiungendo l’intima comunione con Dio, attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l’Eucaristia, le tentazioni e le penitenze.
Chi prende in mano questo “Dossier” angelano, oggi intitolato “Il libro della Beata Angela da Foligno“, (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 1996) e scorre l’Indice, nota che l’opera tratta tra le altre cose delle esperienze mistiche della Santa di Foligno.
In una pagina viene descritto il modo in cui nel 1291 la mistica si trovi, lungo il cammino che la conduceva ad Assisi, alla presenza della Trinità: «Ho visto una cosa piena, una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene. Dopo la sua partenza, cominciai a strillare ad alta voce Amore non conosciuto perché? Perché mi lasci?».
Delle mirabili visioni e locuzioni che sono descritte in questo libro, protagonista è la Santissima Trinità, particolarmente numerose e commoventi quelle in cui si manifesta il Figlio di Dio.
In altri eventi Angela entrò in speciale comunione con la Vergine Maria, e non mancano esperienze che si riferiscono agli Angeli, San Francesco e San Giovanni Apostolo.
La mistica di Foligno insegna che non c’è vera vita spirituale senza l’umiltà e senza la preghiera. Questa può essere corporale (vocale), mentale (quando si pensa a Dio) e soprannaturale (contemplazione): «In queste tre scuole uno conosce sé e Dio; e per il fatto che conosce, ama; e perché ama, desidera avere ciò che ama. E questo è il segno del vero amore: che chi ama non trasforma parte di sé, ma tutto sé nell’Amato».
Angela comprese che la profonda comunione con Dio non è un’utopia, ma una possibilità impedita solo dal peccato: di qui la necessità della mortificazione e del sacrificio. E per raggiungere l’unione profonda con il Signore sono indispensabili l’Eucaristia e la meditazione della Passione e Morte di Cristo, ai piedi della Croce, insieme a Maria Santissima.
Dalla storia dei grandi mistici della Chiesa Cattolica, di cui Sant’Angela è un esempio, si evince che questi uomini e donne erano tutt’altro che alienati, frustrati, umanamente insoddisfatti, ripiegati su se stessi o concentrati sul proprio io. Vivevano di Dio e per Dio, centrati su di Lui attingendo al suo Amore, che naturalmente manifestavano sul prossimo in mille modi e in molteplici attività. Dio era per loro un fuoco interiore incontenibile, come per il profeta Geremia, che li portava a «bruciare» di esso e con esso tutti quelli che avvicinavano.
Per dirla col filosofo Bergson “L’amore che consuma il mistico non è più semplicemente l’amore di un uomo verso Dio, è l’amore di Dio per tutti gli uomini. Attraverso Dio, con Dio, egli ama tutta l’umanità di un amore divino».
Le reliquie di Sant’Angela da Foligno sono conservate nella Chiesa di San Francesco, retta dai Frati Minori Conventuali di Foligno, dove è stato eretto il suo Santuario.
Giovanni Fortuna
4.01.2016