Riordino sistema sanitario Lucano, riunione straordinaria IV Ccp

Seduta pubblica con il contributo di rappresentanti di associazioni, sindacati, dirigenti generali Asp, Asm, Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza e Crob di Rionero.

Stigliano non pervenuta (ndr)

“Un appuntamento importante, un’ampia discussione per dare spazio ai problemi, ai timori ma anche alle proposte. Abbiamo dinanzi ancora un lungo percorso che metterà alla prova le nostre capacità di politici, amministratori e operatori del settore. Superiamo i localismi, ragioniamo a 360 gradi così da individuare le strategie più giuste per giungere ad un sistema sanitario economicamente efficiente ma in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini”. Così ha esordito il presidente della quarta Commissione consiliare (Politica sociale), Luigi Bradascio, nel dare avvio ai lavori straordinari dell’organismo consiliare, riunito in audizione pubblica presso la sala Inguscio della Regione Basilicata, per esaminare il disegno di legge della Giunta regionale relativo al riordino del Sistema sanitario regionale.

Bradascio ha puntato, poi, l’obiettivo sulle tendenze demografiche in atto (l’aumento della longevità e il conseguente aumento del numero di malati cronici), sulla riduzione del numero degli specialisti e dei medici di medicina generale (nei prossimi anni andranno in pensione circa 38mila medici), sulla necessità di offrire risposte alle categorie più deboli della società e accettare le sfide della nuova medicina con meno ospedali per acuti e più assistenza domiciliare.

Polemiche in apertura di seduta da parte dei rappresentanti di CittadinanzAttiva Basilicata, del Tribunale del malato del San Carlo di Potenza e del Crob di Rionero, i quali hanno lamentato il mancato rispetto dell’ordine del giorno dei lavori, e la non presenza dei rappresentanti del governo regionale e dei direttori generali delle Asl (questi ultimi intervenuti nel pomeriggio), abbandonando la sala. Nel condividere le posizioni delle Associazioni, il consigliere Leggieri (M5s) ha chiesto la riconvocazione in Commissione “per avere un proficuo e reale confronto”.

Il primo ad intervenire è stato il medico Eduardo Fanchiotti che ha rappresentato gli scenari di riorganizzazione delle cardiologie in Basilicata e, in particolare, di quella di Villa d’Agri. “Con il nuovo modello di riorganizzazione – ha sottolineato Fanchiotti – si passerebbe dall’attuale sistema H 24 ad un modello H 12 e, quindi, con una presenza del cardiologo H 24 solo a Potenza e Matera, con il loro hinterland, mentre nel resto del territorio ci sarebbero altre figure professionali non specializzate”. Da qui la richiesta di “mantenere la presenza H 24 del cardiologo nei centri sedi di PSA per evitare gravi conseguenze alla cura dei cardiopatici lucani”.

Teresa De Santo, presidente del comitato “La nostra voce per l’ospedale di Chiaromonte” dopo aver ricordato la funzione del nosocomio, nato come ospedale per acuti, e “l’azione di un lento e progressivo depotenziamento con la chiusura dei reparti di Chirurgia e Medicina, facendolo divenire ospedale di base”, ha posto l’accento sulle carenze strutturali e di personale che non garantiscono servizi indispensabili a tutelare la salute in un territorio che rientra per le sue caratteristiche in zona particolarmente disagiata. Da qui la richiesta del rispetto integrale del DM 70/2015 con il mantenimento degli attuali servizi di Nefrologia-Dialisi, Oculistica, Odontoiatria, lungodegenza, l’efficientamento dei servizi ambulatoriali e del Pronto Soccorso”.

Per Antonio Santangelo, segretario regionale della Federazione italiana dei medici di famiglia, “il modello organizzativo per la nostra regione è l’AFT (Aggregazione Funzionale Territoriale), che dovrà costituire l’unità elementare di erogazione delle prestazioni sanitarie a livello territoriale, finora identificate con il medico singolo”. “Per noi il futuro riassetto del servizio non può prescindere dal rispetto della libera scelta del medico a rapporto indeterminato, il rispetto del massimale orario del singolo medico e la piena integrazione con l’assistenza primaria nell’ottica del futuro ruolo unico”.

L’ingegner Mango, rappresentante del comitato “Pro ospedale unico del Lagonegrese”, nel rivendicare la “funzione strategica di Lagonegro nella geografia sanitaria, e quindi il riconoscimento di Ospedale unico per acuti”, muove critiche al disegno di legge “improntato ad una logica di gerarchia che subordina i tre plessi ospedalieri per acuti di Lagonegro, Melfi e Villa d’Agri all’ospedale San Carlo e ad una visione aziendalistica dell’organizzazione sanitaria”.

Critiche condivise anche dall’assessore del comune di Lagonegro, Antonio Fiore che ha parlato del “tentativo di spogliare i territori periferici della regione a vantaggio dell’ospedale San Carlo di Potenza e della necessità di affrontare definitivamente la questione dell’ospedale unico per acuti di Lagonegro”.

Francesco Ambrosino per il Comitato “Pro-Ospedale di Pescopagano”, ha giudicato “non condivisibile la scelta di scorporare dall’Azienda ospedaliera San Carlo il presidio ospedaliero di Pescopagano. “Presidio – ha detto – che dal 2007 è confluito nel nosocomio potentino con la finalità di concorrere allo sviluppo della specializzazione e della razionalizzazione dei servizi. La ricollocazione fuori dall’Azienda ospedaliera sede di Dea – ha precisato – fa venir meno l’agire in sinergia dei due presidi ospedalieri e fa scomparire quell’indispensabile azione di continuità delle cure assicurato fino ad oggi dall’ospedale di Pescopagano”.

Per Angela Marchisella, sindaco di Tricarico, “occorre ridistribuire le risorse sui territori periferici. Giusto riconoscere le peculiarità dei centri di Potenza e Matera ma anche gli ospedali distrettuali hanno bisogno di risorse. Vogliamo che il piano entri più nello specifico per definire ruolo e funzioni” Il sindaco ha, poi, posto l’attenzione sulla “Casa della famiglia” che è il fiore all’occhiello di Tricarico, “un’esperienza replicabile all’interno delle varie strutture”.

Donato Andrisani, dell’Associazione nazionale emodializzati, ha parlato della necessità della presa in carico precoce dei pazienti nefropatici, della dialisi domiciliare, della costituzione di una rete nefrologica. “Principi, questi – ha affermato – che rappresentano il patrimonio pubblico della nostra Associazione, ma che purtroppo non sono ancora stati attuati”.

Per Rocco Martoccia del Sindacato italiano veterinari medicina pubblica, “il disegno di legge di riordino rappresenta un programma di buone intenzioni ma – ha sottolineato – appare eccessivo tagliare servizi in nome della spending review”.

E’ intervenuto poi Franco Labriola, portavoce del comitato “Ospedale Policoro non si tocca”, ribadendo la contrarietà rispetto alla proposta di riordino che prevede l’attestazione del nosocomio di Policoro a quello di Madonna delle grazie di Matera. Ha parlato della necessità di tener conto delle peculiarità dei territori e delle esigenze sanitarie e della loro proposta che mira all’autonomia gestionale e funzionale dell’ospedale di Policoro.

Francesco Venosa, della segreteria provinciale di Potenza della Federazione italiana Autonomie locali e sanità, ha posto interrogativi in merito ai benefici logistici per l’utenza contenuti nel disegno di riordino del sistema sanitario regionale, alle misure operative atte all’implementazione dei nuovi Lea, alle ragioni che indurrebbero al processo di scorporo dell’Ospedale di Pescopagano dall’azienda ospedaliera San Carlo verso l’Asp.

Per Antonio Guglielmi, segretario regionale UIL FPL “il Ddl non presenta una riforma ma la scomposizione del Ssr, con limiti e forti criticità. La riforma è tutta da costruire”. Ribadendo che le responsabilità e le scelte attengono alla politica, Guglielmi ha ricordato alla platea ciò che interessa il sindacato “che il Ssr mantenga un carattere universalistico, solidaristico, e pubblico. Ciò che ci interessa – ha precisato – è che vengano garantiti i livelli occupazionali e i diritti contrattuali e che accanto al miglioramento delle performance di eccellenza vengano garantiti i territori”.

Caterina Bruno, medico di medicina generale con contratto a tempo, ha parlato della condizioni di lavoro delle guardie mediche e in particolare del Servizio di Medicina Turistica ai Villeggianti,
lanciando la proposta di una sinergia tra ristoratori, operatori turistici e guardie mediche, con al centro servizi dedicati ai cardiopatici, ai disabili e ai diabetici.

A parere di Gianni Rosa “è grave che l’assessore ha trovato il tempo di andare al convegno della Cisl ma non viene qui a discutere in Commissione. Nella proposta c’è una delega in bianco ai direttori generali, ma bisogna che i direttori chiariscano: la politica cosa vi ha chiesto? Cosa succede al personale? Cosa avviene per i servizi ai cittadini? Il San Carlo e l’Asp come si vogliono organizzare? Non è scritto da nessuna parte. La politica deve portare un piano ben chiaro altrimenti queste discussioni sono inutili”.

“Il decreto ministeriale 70 – ha spiegato il direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, Rocco Maglietta – prevede determinati volumi di attività per avere un Dea di secondo livello, quindi o organizziamo la sanità in modo diverso o non è possibile operare. I numeri hanno un significato anche perché se non si fa un certo numero di prestazioni non è garantita la qualità.
La riforma deve riorganizzare i servizi territoriali e non indirizzare verso le strutture per acuti domande di salute da affrontare in altre sedi, perché l’ospedale non può essere l’unica risposta”. Rispondendo poi alle sollecitazioni di Camillo Naborre e di Francesco Ambrosini ha assicurato che il progetto del centro di riabilitazione di terzo livello per l’ospedale di Pescopagano esiste a prescindere dal San Carlo, avrà vita autonoma e di fondi ci sono”.

Per il consigliere Giannino Romaniello, invece “per mantenere quella struttura va attestata al San Carlo, e il governo regionale, ma anche i direttori generali delle aziende sanitarie devono dire con chiarezza cosa si vuole chiudere e cosa si vuole lasciare. La cosa che dà fastidio è che si dice sempre tutto e il contrario di tutto, invece se si vuole rafforzare il territorio, per farlo bisognerà metter mano a qualche struttura ospedaliera, quindi rispetto alle previsioni del decreto 70 occorre fare chiarezza sulle intenzioni della Giunta”.

“La Basilicata sta rivoluzionando il sistema sanitario su impulso del governo – ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona, Donato Pafundi -, nuove norme nazionali ridisegnano come sarà organizzata la sanità. La Basilicata, come altre Regioni che hanno già iniziato questo percorso, non poteva non affrontare il problema perché altrimenti la legge prevede che vengano attivati piani di rientro per i singoli presidi ospedalieri rispetto ai valori di qualità e numerici previsti. Non si può sempre aver sotto casa i servizi di qualità richiesti, bisogna ma bisogna pretendere che la qualità sia disponibile nei luoghi preposti”.

Il direttore generale dell’Asm Piero Quinto, rispondendo ai quesiti posti nel dibattito, ha sottolineato tra l’altro che “il tema della riabilitazione va affrontato guardando ai nuovi scenari perché la riabilitazione ha messo in atto nuovi modelli organizzativi”, evidenziando che l’Asm “ha dottato direttive tese ad arginare l’emigrazione sanitaria”. “Se non si fa una riforma che rispetta i parametri previsti dalla legge – ha aggiunto – poi arriva un commissario nominato dal governo per il piano di rientro, questo significa che o il sistema sanitario lo preserviamo e lo riorganizziamo noi o lo faranno altri. La riforma non è un salto nel buio ma un atto dovuto, ci sarà tempo e modo per verificare, nell’organismo previsto dal disegno di legge, se apportare modifiche”.

Alla riunione della Commissione, oltre al presidente Luigi Bradascio (Pp), hanno partecipato i consiglieri Pace e Romaniello (Gm), Rosa (Lb-Fdi), Lacorazza, Cifarelli, Polese, Miranda Castelgrande (Pd), Napoli (Pdl-Fi), Leggieri (M5s) e il presidente dell’Assemblea Mollica (Udc).

Potenza 17 ottobre 2016, 19:39

REDAZIONE CONSIGLIO INFORMA

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