Presentato ad Aliano il dipinto di San Luigi

Realizzato da Nicola Iosca su commissione della comunità alianese.

Il 31 maggio, con una solenne cerimonia cui sono intervenuti il sindaco di Aliano Luigi Delorenzo e di Policoro Rocco Leone, è stato presentato ad Aliano il dipinto di San Luigi, realizzato da Nicola Iosca su commissione della comunità alianese.
E’ noto che in ogni paese italiano, soprattutto al Sud, forte è la venerazione del Santo Patrono, testimoniata anche dall’alta frequenza del Suo nome nella comunità. Ad Aliano, dunque, imperversa da sempre il nome di Luigi e fra i tanti si è ricordato per l’occasione con viva commozione Luigi Scelzi, il giovane architetto recentemente scomparso, che aveva assecondato l’iniziativa della committenza dell’opera e alla cui memoria la stessa è stata poi dedicata.
Il dipinto del noto artista lucano, nato a Stigliano ma formatosi in prestigiose Accademie degli Stati Uniti d’America, dove visse dal 1961 al 1979, s’ispira all’iconografia ufficiale, ma con accenti e toni originali.
Il dipinto si caratterizza, innanzi tutto, per la concentrazione luminosa, che investe la figura di San Luigi (Castiglione dello Stiviere, 9 marzo 1568 – Roma, 21 giugno 1591), collocata al centro della scena, mentre osserva, in atteggiamento estatico e adorante quel Crocifisso, amorevolmente custodito fra le mani, cui nel fugace soggiorno terreno aveva dedicato tutto se stesso.
Quella luce che sembra sprigionarsi direttamente dal cielo a squarciare la densa coltre di nuvole, richiama alla mente il celebre affresco della Liberazione di San Pietro di Raffaello, conservato nelle Stanze Vaticane.

Aliano (MT), il San Luigi di Nicola Iosca
Aliano (MT), il San Luigi di Nicola Iosca

Gli elementi cromatici e luminosi, che l’autore utilizza, sono lontani da quelli ricorrenti nella sua ricca produzione pittorica e rimandano alla serena armonia di molte opere dell’Urbinate piuttosto che alla concitazione drammatica della pittura del prediletto Caravaggio.
Una scelta senz’altro felice, a riprova di una importante peculiarità del metodo di lavoro di Iosca, che intende sempre avvicinarsi alla sensibilità dei soggetti e penetrarne l’intima personalità. Solo alla fine, dopo essere entrato in sintonia spirituale con i personaggi che vivranno nelle sue tele, si decide a impugnare i pennelli, per svelarne l’ethos e i moti dell’anima.
In tal modo, egli è riuscito a tratteggiare stupendamente i delicati lineamenti del volto di San Luigi, rivelatori di nobile lignaggio, ma anche espressione di una profonda spiritualità.
Ai piedi del Santo, poi, ad avvalorare il titolo di “giovane angelico”, con cui ufficialmente la Chiesa volle esprimerne la somiglianza agli angeli nei pensieri e nelle opere, sono raffigurati tre stupendi putti.
Ridenti e con gli occhi carichi di cielo, essi armonicamente assecondano il flessuoso ondeggiamento delle nuvole, su cui sono sospesi con la dolce levità di essenze immateriali, e diventano interlocutori dell’osservatore, che viene attratto in un’atmosfera di devoto raccoglimento.
Il primo, da sinistra, regge fra le mani un flagello, lo strumento di penitenza, che è elemento essenziale dell’iconografia del Santo, a ricordarne un tratto significativo della vita, cioè la mortificazione cui sottopose il suo corpo attraverso la penitenza.
Il putto centrale mostra, a sua volta, un diadema gemmato e ad un tempo indica con il dito San Luigi. I diversi elementi e gli stessi gesti simbolici sono suscettivi di diverse interpetrazioni. La corona, infatti, può rappresentare il potere terreno, cui Luigi aveva rinunciato, dopo aver deciso di abdicare nel 1579 al marchesato in favore del fratello Rodolfo. Ma essa può anche alludere alla gloria divina cui era stato chiamato, dopo aver dedicato alla Chiesa l’intera esistenza, entrando nel 1585 come novizio nella Compagnia di Gesù e prodigandosi in particolare in soccorso degli umili e dei malati. Sino all’estremo sacrificio, quando volle assistere le vittime della terribile peste che colpì Roma fra il 1590 e il 1591.
Il terzo angelo, infine, stringe fra le mani un cespo di gigli, simbolo della purezza che aveva segnato la vita di Luigi, ma che assume anche la funzione di offerta votiva.
La corona di nubi, inoltre, contribuisce a evidenziare la rigorosa articolazione dello spazio, con una sapiente tripartizione, per cui il Santo nella sua centralità, si assume l’incarico di mediare fra divino e umano: sovrastante, infatti, è il cielo  sconfinato; in basso, in posizione defilata ma non marginale, è Aliano,  incastonata tra incantevoli ma fragili calanchi, su cui domina la presenza rassicurante del Santo Patrono.
In conclusione, il “San Luigi” di Iosca per la sicura e limpida resa pittorica si rivela un’altra opera mirabile, che comunica brividi di mistico incantamento.

Angelo Colangelo

 

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