Poveri alberi, poveri noi

A proposito di alberi tagliati e di cultura in apparenza (a mio avviso) di rassegnazione agli eventi che impoveriscono il nostro amato paese da ormai tanti, troppi decenni. Voglio raccontare uno dei tantissimi episodi che mi è capitato di vivere nell’amato e che, sicuramente, ha avuto una notevole importanza nella mia crescita.
Premetto che sono grato sempre, senza se e senza ma e che vivo nel ricordo costante delle mie origini anzi, per me, è motivo di forza e sicurezza esistenziale.
Tutti noi conosciamo e amiamo il corso, non sapremmo immaginare L’ AMATO senza il corso, anzi sono la stessa cosa.
Il ricordo va ai primi anni ottanta ed al rifacimento delle strisce per parcheggiare (di fronte alle ex pompe di benzina).
Tanti, troppi tecnici, teorici di alto livello contrattuale, dopo notevoli sforzi matematici si accorsero di aver sbagliato le misure e che una striscia finiva proprio su un platano (per capirci all’altezza della parruchiera).
CHE IMBARAZZO!!!!!!! la soluzione istantanea fu quella di coinvolgere un dipendente che con notevole senso pratico taglio’ con una motosega l albero.
E finalmente con soddisfazione le strisce furono ultimate.
Vi assicuro che non è un racconto da cartoni animati anche perchè ad ogni mio passaggio su quel marciapiede lo sguardo cade in quello spazio ancora vuoto…..come una FERITA SEMPRE APERTA….e quante ne immagino per ognuno di noi…..

un sincero saluto
MARIO SARUBBI

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