“Non gettate le perle ai porci ” la replica del Sindaco Micucci

Provo a dare delle informazioni, più che spiegazioni sulle porcilaie, impegnandomi nel tentativo, non sempre facile, di evitare di scivolare sul campo delle offese, dei giudizi sommari.
Si è sempre pronti, e alcune volte rimango sorpreso per la superficialità delle accuse, comode, a trovare un capro espiatorio che, nella stragrande maggioranza dei casi, è la politica.
E spesso manca quel rispetto che pure si pretende per sè stessi, autoproclamati depositari di verità (scrivo questo non intendendolo riferito a Mimmo Cecere).
Va precisato che l’area sulla quale è stato “legittimamente” richiesto, da parte di un Imprenditore agricolo, il permesso di costruire per la realizzazione di un insediamento produttivo (allevamento di suini), è ubicata in Zona E.3 – Usi agricoli – del vigente Regolamento Urbanistico, ove a norma delle Norme Tecniche di Attuazione è possibile realizzare tali insediamenti produttivi.
Il Permesso di Costruire è stato rilasciato, avendone la competenza esclusiva, dal Responsabile del Settore Tecnico del comune di Stigliano, al termine della prevista istruttoria svolta nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e degli strumenti urbanistici ivi compresi la verifica di pareri igienico sanitari – rilasciati dai competenti Uffici dell’ASM Matera in materia di tutela dell’Igiene e Salute Pubblica e del Benessere Animale.
In buona sostanza, l’Ufficio Tecnico, viene a conoscenza del progetto quando lo stesso viene presentato e se conforme al Regolamento Urbanistico non può non rilasciare il relativo permesso di costruire.
Ora, il punto sollevato da Mimmo Cecere è il perché, l’attuale amministrazione, non ritenuta esente da responsabilità, non abbia chiesto di mutare il Regolamento Urbanistico.
Domanda che in verità lo stesso Cecere rivolge anche alle precedenti amministrazioni.
Scrive Mimmo “Questa vicenda presenta responsabilità storiche che vanno addebitate alle ultime cinque Amministrazioni Comunali (compresa quella in carica oggi). Infatti, nessuna delle passate amministrazioni (dopo l’acquisto del bene da parte del comune vent’anni fa circa) ha pensato di mettere dei vincoli intorno al palazzo, coinvolgendo in questa opera di tutela la Soprintendenza Archeologica, Artistica e Paesaggistica della Basilicata. Un vincolo, inserito nel piano regolatore, o attraverso altro strumento, che salvaguardasse l’areale intorno al “monumento architettonico”.
Converrà l’amico Mimmo che oggi appare improbabile ottenere un vincolo paesaggistico intorno al palazzo per la presenza da oltre 10 anni di una porcilaia.
Piuttosto si pretenderà dalla Regione di porre un divieto, per l’itero territorio comunale, di realizzare nuovi impianti.
Questa amministrazione (si possono leggere i verbali della Commissione LL.PP) ha ritenuto di convocare un Consiglio comunale straordinario per chiedere alla Regione, l’unica che può emanare leggi, i comuni solo atti amministrativi, di adottare un provvedimento che neghi la possibilità di realizzare simili insediamenti, peraltro, classificati come industrie insalubri di prima classe dall’art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie (T.U. LL.SS. R.D. 27.07.1934, n. 1265 e D.M. 5 settembre 1994).
Si dirà, troppo tardi, i buoi sono già usciti dalla stalla! Anche se, sul punto, occorre precisare che i buoi erano già usciti, circa 10 anni fa.
Infine, sull’utilizzo del palazzo. Ci sono stati due avvisi pubblici. Idee tante ma formulazione di un progetto nelle forme previste dal bando solo una di prossimo esame da parte della Commissione che si andrà a nominare.

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