Qualche mese fa eravamo intervenuti dalle colonne di questo giornale sull’iniziativa di alcuni sindaci italiani, da noi ritenuta illegittima, di trascrivere i matrimoni omosessuali contratti all’estero nel registro dello stato civile. Avevamo ricordato che c’erano state due importanti sentenze, della Cassazione e della Corte Costituzionale, che si erano espresse in senso contrario in merito a questa possibilità, e che soltanto un Tribunale di provincia, quello di Grosseto, aveva aperto a tale evenienza che restava un orientamento minoritario in giurisprudenza.
In conclusione eravamo giunti a sostenere l’illegittimità di queste trascrizioni, in palese contrasto con le nostre Leggi, auspicando un intervento dei giudici competenti per territorio a dichiarare su ricorso tale illegittimità, in attesa di un intervento del Parlamento, unico organo a cui spetti di legiferare in materia.
E invece a dare ragione al nostro punto di vista è stato il Ministro dell’Interno in persona, Angelino Alfano , che nei giorni scorsi ha diramato una Circolare, inviata a tutti i Prefetti della Repubblica, affinché vietino ai sindaci di procedere alle trascrizioni dei matrimoni omosessuali e cancellino quelle eventualmente già esistenti, in quanto atti manifestamente illegittimi perché posti in essere in palese violazione delle nostre Leggi.
Questa Circolare ha suscitato in poco tempo una vivace polemica nei riguardi del ministro del Nuovo Centro Destra, sia sul terreno della politica che da parte della carta stampata, coalizzati a sinistra contro l’iniziativa di Alfano.
E’ opportuno fare chiarezza, a chi legge, sull’unico terreno che attiene alla verità dei fatti: quello del diritto vigente in Italia.
Ma prima di fornire la soluzione ripercorriamo l’excursus degli interventi.
A capeggiare il fronte dell’obiezione è stato il sindaco di Bologna Virginio Merola che ha dichiarato: “ Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali contratti all’estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Io non obbedisco. Nessun motivo di ordine pubblico impedisce la trascrizione”.
Qui c’è effettivamente un vulnus giuridico da superare, perché secondo una norma di diritto internazionale vigente nel nostro Ordinamento un atto straniero viene considerato in contrasto con la normativa nazionale, e per questo non recepibile, solo se è contrario all’ordine pubblico.
Ma su questo è il Parlamento che deve intervenire a chiarire se sussista o meno il contrasto con l’ordine pubblico di queste trascrizioni, ma nel frattempo un sindaco dovrebbe rimettersi alla decisione del ministro, suo superiore gerarchico, che gli viene comunicata attraverso il Prefetto.
Il Prefetto di Bologna aveva già espresso il suo dissenso all’iniziativa del sindaco in questa materia.
Nel frattempo, all’opposizione del sindaco di Bologna hanno fatto eco quelle dei sindaci di Roma, Milano, Udine, Grosseto e Napoli, tutti compatti nell’invitare i primi cittadini d’Italia alla disobbedienza.
Il Comune di Napoli ha annunciato che ricorrerà contro la Circolare del Ministro perché violerebbe il principio costituzionale di uguaglianza dei diritti. Ma non risulta che né la Costituzione né il Codice Civile sanciscano il diritto al matrimonio per gli omosessuali. Se e quando il Parlamento giungesse a stabilirlo con una Legge, allora sì che il ricorso di Napoli sarebbe fondato.
Il sindaco di Roma ha ricordato che “insieme con la Grecia siamo l’unico Paese dell’Unione Europea a non avere una Legge sulle unioni civili”. Giusto, ma in attesa che si intervenga tale ritardo non legittima i sindaci ad avallare con la trascrizione il matrimonio contratto all’estero in condizioni non attualmente ammissibili dal nostro Ordinamento.
Ma la vera ragione che sta dietro a questa alzata di scudi dei sindaci, disobbedienti al Ministro dal quale dipendono, la rivela uno di loro, Furio Honsell, primo cittadino di Udine che afferma: “ La nostra scelta è basata sul diritto internazionale privato e ha una forte valenza simbolica e culturale, perché sottolinea l’importanza delle pari opportunità delle persone Lgbt” .
Ciò che spinge i sindaci a disobbedire è dunque una questione ideologica, e se poi non c’è una Legge che giustifichi i loro atti amministrativi poco importa, perché tanto il fine giustifica i mezzi.
Nichi Vendola ha invitato Alfano a uscire dalle caverne, ma il Ministro ha replicato alle svariate critiche che gli sono piovute addosso con una dotta citazione : “ Einaudi diceva che occorre conoscere per deliberare. Io aggiungo che occorre conoscere anche per giudicare”.
E a proposito di conoscenza siamo giunti alla soluzione del quesito: era giusto che il Ministro diramasse questa Circolare ai Prefetti?
La soluzione la fornisce un eminente giurista, Cesare Mirabelli, Presidente emerito della Corte Costituzionale nonché docente universitario di Diritto Ecclesiastico, che spiega: “In materia di celebrazione e riconoscimento dei matrimoni il sindaco è un ufficiale delegato dal governo. La competenza sul settore è perciò dello Stato e non degli Enti Locali, ed è semplicemente decentrata ai sindaci. Dunque, in quest’ambito il Ministro dell’Interno può diramare Circolari e dare istruzioni per la tenuta del Registro dello stato civile. La Circolare viene indirizzata ai Prefetti perché sono l’autorità periferica del Ministero dell’Interno. E l’annullamento d’ufficio avviene per un atto amministrativo che si assume illegittimo”.
Einaudi aveva proprio ragione e insieme a lui anche il Ministro dell’Interno Alfano : per poter giudicare occorre prima conoscere.
Giovanni Fortuna
9.10.2014