Matera “Capitale europea della cultura” per il 2019: E’ tempo di bilanci

Matera Capitale europea della Cultura 2019

di Giovanni Fortuna

Il 19 dicembre prossimo si concluderà la splendida avventura di Matera capitale per 1 anno della cultura in Europa.
La ‘Capitale europea della cultura’ è un’istituzione nata nel 1985 per promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico e culturale dei Paesi membri dell’Ue.

Il titolo viene attualmente assegnato, a turno, a due degli Stati che fanno parte dell’Unione Europea. La prima è stata la capitale greca Atene, mentre l’Italia è stata rappresentata, in passato, da Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e Genova nel 2004.
Nell’anno in corso è toccato a Matera rappresentare ancora l’Italia, per questo prestigioso riconoscimento, insieme alla città di Plovdiv per la Bulgaria.

Il 2019 sta volgendo al termine e per la città di Matera è tempo di bilanci.
Dalla cerimonia inaugurale, del 19 gennaio scorso, si sono realizzati fino ad oggi la maggiorparte dei progetti culturali previsti dalla programmazione, che hanno visto un investimento complessivo di 48 milioni di euro derivanti da fondi nazionali, regionali e privati.

La metà dei progetti approvati sono stati realizzati da associazioni culturali lucane con un investimento della Fondazione ‘Matera 2019’ di 6 milioni di euro. Fra questi mi piace ricordare il progetto ‘capitale della cultura europea per un giorno’, che ha coinvolto i paesi della provincia materana, fra i quali Stigliano, dove io sono nato, che ha ricevuto la prestigiosa ‘investitura per un giorno’ lo scorso 7 settembre.

Tutti i progetti realizzati, e in fase di realizzazione, hanno coinvolto circa 3000 lucani e un centinaio di partner internazionali. Gli artisti sono stati 117 e i paesi europei coinvolti 27, oltre naturalmente a tutte le regioni italiane. L’ottanta per cento del programma culturale è stato caratterizzato da produzioni originali, vale a dire anteprime assolute a livello mondiale.
Fin qui i numeri. Ma perché è stata scelta Matera, con 7 voti a favore su 13, il 17 ottobre 2014 per l’anno 2019, avendo la meglio sulle altre città candidate, italiane ed europee?

Se andiamo a spulciare nel passato, nel secondo dopoguerra del secolo scorso, troviamo due precisi riferimenti – culturale il primo e politico il secondo – che hanno così tanto screditato Matera a livello nazionale, che vederla arrivare oggi a questo prestigioso traguardo europeo acquista il sapore del miracolo.

Nel 1945 lo scrittore Carlo Levi, condannato per antifascismo al confino in Basilicata, nel suo libro “Cristo si è fermato a Eboli” paragona i ‘Sassi’ di Matera – case scavate nella roccia – all’inferno di Dante. Tre anni dopo il politico Palmiro Togliatti, in visita in Basilicata, definisce la città di Matera “la vergogna d’Italia”.

Dopo quasi mezzo secolo, nel 1993, i ‘Sassi’ vengono rivalutati a tal punto da diventare ‘Patrimonio Mondiale dell’Umanità” e quest’anno Matera diventa la capitale europea della cultura.
Senza contare che registi italiani e stranieri hanno trovato nel paesaggio naturale di Matera la location perfetta per film dalle ambientazioni più disparate: da “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini a “Allonsanfàn” dei fratelli Taviani, fino al colossal di Mel Gibson “La Passione di Cristo”.
Che cosa è accaduto a distanza di 50 anni?

Da cronista obiettivo, scevro da ogni campanilismo fuorviante, occorre riconoscere che sono veritiere entrambe le vesti assunte, nel tempo, da questa città d’Italia: i sassi erano effettivamente dei luoghi, per lo più sotterranei, dove vivevano ammassate in condizione di degrado e incuria, migliaia di persone con un’alta percentuale di mortalità infantile.

Il libro di Carlo Levi, che fotografava realisticamente tale degrado, richiamò l’attenzione di intellettuali e politici, fino alla legge anti-degrado di De Gasperi, del 1952, che decretò l’evacuazione da quei luoghi e la ricostruzione della città.

Ma il centro storico di Matera è anche un suggestivo anfiteatro naturale, punteggiato da aperture nella roccia, poi scavate ed ampliate fino a diventare abitazioni. Di giorno la luce del sole avvolge le sue case in pietra conferendo loro un colore molto simile alle costruzioni della Palestina. Di notte, puntellata di piccole fiammelle, appare come un immenso presepe allestito sotto il cielo stellato con a guardia la luna.

La sua bellezza e il fascino straordinario che la contraddistingue l’hanno resa nota in Italia e all’estero. Fino al riconoscimento del ‘Patrimonio mondiale’ dell’Unesco, nel 1993, e all’attuale primato della cultura in Europa.

Lo slogan di questo 2019 europeo, che volge al termine, è stato a Matera “Open Future”: costruire, attraverso la cultura che ci tiene insieme, un futuro aperto in tutte le sue molteplici declinazioni. Attraverso cinque percorsi tematici, nei quali si è architettato questo memorabile viaggio, aperto al futuro: Radici e Percorsi, Continuità e Rotture, Futuro e Remoto, Utopie e Distopie, Riflessioni e Connessioni.

Si chiude il sipario con un commiato di ringraziamento: grazie Matera, a nome di tutti i lucani d’Italia, per averci regalato questo meraviglioso percorso, dalla ‘vergogna d’Italia’ al primato della cultura in Europa!

Giovanni Fortuna

(Articolo tratto dal periodico cartaceo di Bologna “Il mondo che c’è”)

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