La riforma elettorale passa alla Camera: tutte le novità dell’Italicum

Il 12 marzo 2014 con 365 voti favorevoli, 156 contrari e 40 astenuti è stata approvata alla Camera dei Deputati la nuova legge elettorale, denominata Italicum. Ora l’esame passa al Senato per l’approvazione definitiva. Il precedente sistema elettorale era denominato Porcellum e risaliva a 8 anni fa.
All’inizio di quest’anno era stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Ciò aveva spinto i leader dei due maggiori partiti ( Pd e  Forza Italia ) a incontrarsi per raggiungere un accordo sui termini della riforma.
Sabato 18 gennaio  l’ex premier Berlusconi e l’ex sindaco di Firenze Renzi ( che a dicembre aveva rimpiazzato Epifani a  Segretario del Pd  e a febbraio avrebbe soffiato a Letta Palazzo Chigi ) si sono incontrati nella sede Pd del Nazareno, a Roma, mettendo sul tavolo l’accordo per le riforme su questi tre punti: nuova legge elettorale, trasformazione del Senato in Camera delle autonomie e riforma del Titolo V della costituzione.
Il primo punto di questo accordo sembra  essere stato acquisito il 12 marzo, con l’approvazione dell’Italicum alla Camera.
Sempre che il Senato approvi il testo senza emendamenti, per evitare il ritorno a Montecitorio.
Quali sono le novità rispetto al precedente sistema di voto?
Per la prima volta in Italia per le elezioni politiche nazionali,  viene introdotto il ballottaggio qualora nessun partito o coalizione raggiunga lo sbarramento del 37%, così da aggiudicarsi il premio di maggioranza del 15%, fino a un massimo del 55% dei seggi complessivi.
Supponiamo che nessuno dei due maggiori schieramenti raggiunga il 37% dei voti: dopo due settimane dal voto torneranno a scontrarsi per vedere chi si aggiudicherà il premio di maggioranza.
In questo modo si garantirà finalmente a chi ha preso più voti di avere  una maggioranza parlamentare che consenta di governare per 5 anni, cosa che non era affatto garantito dal vecchio Porcellum, come dimostra il risultato delle ultime elezioni politiche.
Dalle elezioni del 24 febbraio 2013 era uscito infatti un sostanziale risultato di parità che aveva indotto i due maggiori partiti rivali ad allearsi fra di loro, in una sorta di inciucio  che è dispiaciuto a molti.
Un’altra novità della riforma concerne le 3 soglie di sbarramento stabilite  per poter avere seggi : quella del 4,5% per i partiti che si presenteranno alle elezioni politiche all’interno di una coalizione; quella dell’8% per i partiti che decidono di non coalizzarsi; e quella del 12% per le coalizioni.
Ciò significa che se un partito si presenta da solo e non arriva all’8%, non prende neanche un seggio ( la soglia è aumentata rispetto al precedente 4% del Porcellum ); se è all’interno di una coalizione deve arrivare al 4,5% ( era al 2% nel vecchio sistema ), mentre la coalizione deve raggiungere il 12 % contro il 10% della vecchia Legge. E’ evidente l’intento di Renzi e Berlusconi di far diminuire il potere di veto ai piccoli partiti aumentando le soglie di accesso in Parlamento, mediante un emendamento, quello sugli sbarramenti, che è stato definito “antipartitini”.
Non tornano invece le preferenze. È stato bocciato infatti, con il voto segreto, l’emendamento a prima firma Ignazio La Russa che puntava alla loro reintroduzione dopo che il Porcellum le aveva eliminate.
A favore del ripristino della possibilità di scelta per gli elettori si erano schierati anche il deputato del Pd Francesco Boccia e gli esponenti del Movimento 5 Stelle.
Ma l’emendamento non è passato,(in questo l’ha spuntata Berlusconi), e così l’Italicum  non contempla le preferenze, bensì liste bloccate ma corte, cioè con un numero ridotto di candidati rispetto a quanto avveniva con la precedente legge.
L’opzione delle candidature fisse in liste bloccate senza preferenze  è   stata voluta con forza dal leader di Forza Italia  e così il Pd, nelle cui fila esiste una grande componente favorevole alle preferenze,( ad esempio Rosy Bindi, che si è molto lamentata ), l’ha infine accettata come compromesso inevitabile nell’ambito dell’accordo con Forza Italia sull’intero pacchetto delle riforme.
I seggi spettanti a ogni circoscrizione elettorale sono assegnati in collegi plurinominali, che dovrebbero coincidere grosso modo con le 109 province.
In questo c’è stata una riduzione di seggi per ogni circoscrizione, rispetto al passato, ovvero in tutto sono massimo 120 collegi, in cui si possono eleggere da un minimo di tre a un massimo di sei candidati, il che dovrebbe permettere agli elettori di conoscere i candidati che si sta andando a votare.
La formula matematica, il cosiddetto algoritmo, che trasforma i voti in seggi tiene conto del risultato nazionale al di là del successo locale, e ciò non piace ai partiti minori che parlano di soluzione algebrica che avvantaggia i più  grandi ,rendendo l’Italicum molto vicino al sistema spagnolo.
Uscirebbe penalizzato il Carroccio, che  raccoglie i suoi consensi più significativi solo nelle regioni del Nord…
Ma  confida in un accorgimento normativo cosiddetto “Salva-lega”.
Un’altra novità riguarda la possibilità di candidarsi in più luoghi: mentre prima erano possibili le pluricandidature senza limite numerico ( Berlusconi, ad esempio, era capolista al Senato in tutte le circoscrizioni ), adesso è possibile fino a un massimo di 8 pluricandidature da scegliere tra i 120 collegi complessivi.
Le questioni che restano irrisolte, e di cui dovrà occuparsi il Senato , sono il Salva-Lega e la parità di genere.
Del primo abbiamo già detto di che si tratta.
Anche se  il partito di Matteo Salvini afferma di non averlo mai chiesto, il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta, ha spiegato invece  che c’è un’intesa di massima anche con il Pd per approvarlo al Senato.
Sulla seconda questione è scoppiata una bagarre in aula, perché il 10 marzo  sono state affossate, a scrutinio segreto, le norme  sulla parità di genere.   L’emendamento sulla doppia preferenza di genere, (un uomo e una donna), non è passato per soli 20 voti, suscitando il caos nel Pd dove sono mancati parecchi voti a sostegno della causa delle donne, scatenando la protesta di queste ultime e della minoranza del partito.
Dopo che nello stesso giorno la Camera aveva bocciato altri due emendamenti a favore delle donne, è intervenuto  il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, via twitter.
Il premier ha fatto sapere che il partito assicurerà lo stesso l’alternanza di genere.
C’è rispetto – ha spiegato il premier – per quanto votato in Parlamento sulla parità di genere ma resta anche l’impegno della Direzione del Pd a garantire il rispetto della parità tra uomo e donna.
In conclusione c’è da rilevare come la riforma elettorale che è passata finalmente alla Camera, dopo anni di sterili tentativi di cambiamento che non avevano approdato a nulla, ridisegna un sistema proporzionale tutto italiano, con premio di maggioranza, soglie di sbarramento e possibilità di ballottaggio che non ha eguali nel resto dell’Europa. Per questo motivo la riforma  è stata battezzata Italicum.
Ci auguriamo che venga approvata anche dall’altro ramo del Parlamento e diventi al più presto Legge dello Stato. Per il bene dell’Italia e della sua governabilità.

Giovanni Fortuna

Loading

Seguici sui social

1,667FansMi piace
92FollowerSegui
1,210IscrittiIscriviti

Leggi anche

Leggi anche ...
Related

Ricordi d’infanzia stiglianese

Ricordi d’infanzia stiglianese di Nicola Colangelo Sono le 7,30, mamma entra...

Frustuli di storia e letteratura lucana

Frustuli di storia e letteratura lucana di Angelo Colangelo Recentemente in...

Carnevale nella montagna materana

Carnevale nella montagna materana di Angelo Colangelo Anche nei paesi della...

Un Politico stiglianese del tempo che fu

Un Politico stiglianese del tempo che fu di Angelo Colangelo Salvatore...