L’elezione del nuovo Pontefice

Martedì 12 marzo prossimo, al grido di “Extra omnes” a cura del Maestro Cerimoniere del Collegio Cardinalizio, la porta della Cappella Sistina verrà chiusa  e al suo interno si aprirà ufficialmente il Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Centoquindici  Cardinali Elettori  dovranno decretare, a maggioranza dei due terzi, il 266° Papa della storia . Saranno trascorsi solo 12 giorni dall’inizio della sede vacante, e non 15 come previsto dall’Ordinamento Canonico. Ma è anche vero che non dovevano avere luogo  le “Novendiali” (ossia  il tempo del lutto di 9 giorni) a seguito del funerale del Papa “predecessore”, che – con l’augurio di lunga vita a Joseph Ratzinger – in  questo caso non c’è stato! A partire da quel momento, avranno luogo 4 scrutini al giorno, due mattutini e 2 pomeridiani, fino al raggiungimento del quorum, che è di 77 voti. E ciò vale anche dopo l’eventuale 34° scrutinio, a seguito della modifica normativa apportata dal Papa “emerito”, rispetto al passato, in cui era sufficiente la maggioranza semplice e non più qualificata dopo le prime 34 votazioni. Le fumate nere, degli scrutini fallimentari, e poi l’ultima, bianca, del quorum finalmente raggiunto,  si ottengono bruciando le schede votate, proprio perché è tassativamente vietato lasciare traccia di ciò che accade in Conclave, né spifferare all’esterno quanto è oggetto di discussione e di contrasto all’interno delle sessioni di voto, pena la Scomunica per chi eventualmente violasse la consegna del silenzio! Dalla fumata bianca all’annuncio dalla loggia, dell’ “Habemus Papam”, trascorreranno circa 40 minuti, da ciò che riferisce il direttore della sala stampa vaticana, Padre Lombardi, durante il briefing con la stampa. Questo tempo è necessario perché prima devono realizzarsi due importanti riti all’interno della sede del Conclave: il rito dell’accettazione del Papa eletto ( teoricamente potrebbe non accettare, e se ciò avvenisse noi non lo sapremmo mai, per il divieto di cui si è detto ) e il rito della promessa d’obbedienza dei Cardinali al nuovo Papa. Appena eletto il nuovo Papa è previsto il suono delle campane. Questo il quadro formale della situazione, ma quali sono gli scenari che si prospettano circa i cosiddetti “papabili”? Qui il discorso si complica, perché sin dal giorno della “grande rinuncia”, dell’11 febbraio scorso, si è scatenata la corsa al “toto-Papa” in cui si è detto tutto e il contrario di tutto ! Personalmente esprimo 2 preferenze, che sono quelli che io voterei se fossi un elettore in Conclave,  perché li ritengo in linea di continuità con il Papa “emerito”: l’italiano Angelo Scola e  l’austriaco Christoph Schonborn  . Detto questo, mi limito a fornire un minimo di coordinate di orientamento. All’interno della Chiesa Cattolica esistono due anime che sono in coabitazione da sempre: una di stampo conservatrice, che tende a salvaguardare la tradizione ed è restia ai cambiamenti, e una di tipo progressista più volta verso le riforme. E’ evidente che sono due valori entrambi positivi se si riferiscono ai principi non negoziabili, i primi, e alla fine dei privilegi e delle sporcizie accumulate, i secondi. Credo che il nuovo Papa debba sapersi muovere fra queste due opposte correnti, non venendo a compromessi con logiche del mondo che sono estranee alla legge del Vangelo, e riformando quegli apparati della Curia Romana appesantiti dai recenti scandali di “Vatileaks” e dello Ior. Parlo a nome di un miliardo di cattolici sparsi per il mondo: abbiamo bisogno di un Papa pastore che sappia mostrare il volto sorridente e misericordioso di Dio alle donne e agli uomini del nostro tempo.

Giovanni Fortuna

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