Ospedale – “Il silenzio uccide”

Ospedale – A seguito del nostro ultimo manifesto-denuncia, pare che alcuni amministratori comunali stiglianesi si siano offesi, ribattendo, a loro volta, che siamo solo degli “agitatori” isolati, mentre la maggioranza dei dipendenti è contenta e li sostiene, perché loro “hanno salvato l’ospedale”. Da cosa l’abbiano salvato non riusciamo a capirlo. Sappiamo, però, che di certo si sono preoccupati di salvare la loro poltroncina. Quanto all’ipotetico consenso dei dipendenti, ci fa veramente ridere l’idea che la sbadataggine di qualche “ruffianello”, arrivato in ritardo a  “servire” la corte, possa essere preso a pretesto per arruolare tutti quanti nella categoria dei servi sciocchi.
Perciò, per essere concreti, ci permettiamo di ribadire alcuni FATTI, ma giusto per onorare la verità e la statistica, non per altro. Dunque, prima di tutto, sgombriamo il campo da un equivoco: noi non rivendichiamo e non vagheggiamo impossibili “ospedali per acuti” o chissà quali roboanti “specializzazioni”, magari date in pasto ai privati. No. Noi difendiamo un modello di “ospedale distrettuale” (che sposta l’assistenza sul territorio) così come previsto dal PSR e così come è stato voluto, programmato e realizzato dalla precedente ASL, con l’accordo e l’ausilio degli organi regionali. Gli attuali, ulteriori e pesanti tagli, perciò, sono da intendersi come un “sopruso” fatto ai danni di un territorio che si ritiene marginale, inconsistente e forse popolato solo……da fessi.  Di ciò bisogna parlare, non delle illusioni contrabbandate in consiglio comunale, appositamente organizzato per “girare la frittata”.        Vediamo, allora, quali tagli ci ha imposto la nuova ASM:
Unità Operative esistenti e attive: Lungodegenza semplice con 18 p.l., Lungodegenza riabilitativa con 12 p.l., Geriatria con 20 p.l., Hospice con 18 p.l. (Tot 68 p.l. con 10 medici, 31 infermieri, 26 Oss.);
Unità Operative dopo i tagli: area unica con funzioni indistinte e flessibili di lungodegenza o di Rsa, con 36 (ipotetici) p.l.; Hospice 8 p.l. (Tot. 42 p.l. (ipotetici) con 6 medici, 19 infermieri, 10 Oss.) Questa nuova organizzazione è però provvisoria, vale a dire che può ancora cambiare, ma solo in peggio.

Per quanto riguarda i Servizi, invece, l’azienda rimane in silenzio, ma le previsioni sono chiare: il Pronto Soccorso diventa semplice accettazione dalle ore 8 alle ore 20, senza reperibilità e senza medici, con alcuni infermieri; la Radiologia diventa ambulatorio (non si sa per quanti giorni alla settimana) senza medici e senza reperibilità, con 1 solo tecnico; il Laboratorio analisi diventa ambulatorio (non si sa per quanti giorni alla settimana e con quanto personale);la Farmacia non si sa fino a quando è prevista; la Riabilitazione e la Fisioterapia saranno accentrate a Tinchi; gli Ambulatori non si sa come saranno organizzati e quanti ne rimarranno, e con quale personale; la Lavanderia è stata privatizzata; la Cucina sarà privatizzata; il Cup è stato privatizzato (centro unico di prenotazione e servizio cassa); i Servizi Amministrativi e Tecnico-Economali immaginiamo non potranno mantenere, a seguito di queste rimodulazioni, l’assetto organizzativo attuale.
CONCLUSIONI? E’ facile intuirlo: ormai si è messo in moto un processo (che tentano in tutti i modi di  nascondere) non di riordino, ma di tagli indiscriminati che porteranno ad una lenta e inesorabile chiusura della struttura, con residuali funzioni ambulatoriali o al massimo di RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale per anziani).
Lo confermano la brillante operazione di soppressione (di fatto) dei 10 posti letto dell’Hospice;  l’accorpamento di tre unità operative in una sola, con funzioni non ben definite; la riduzione drastica di posti letto e del personale; il declassamento dei servizi diagnostici in ambulatori; la privatizzazione sempre più consistente di importanti servizi; l’eliminazione del P.S. (Senza parlare del calvario a cui i nostri cittadini sono oggi sottoposti per ottenere una prestazione sanitaria: mesi di attesa, viaggi a ripetizione, spese inconcepibili, raccomandazioni: questa è la nuova sanità).
Ovviamente, continueranno a dirci che siamo dei “visionari pessimisti”, ma noi al loro “canto delle sirene”  non abbocchiamo più. Dopo le menzogne e le fregature che di volta in volta ci hanno propinato nel corso degli ultimi anni, con la complicità dei sindaci di turno, siamo civilmente arrabbiati.

COSA FARE A QUESTO PUNTO?

Noi riteniamo che come dipendenti, come cittadini e come utenti, abbiamo l’obbligo di far sentire il nostro dissenso, attraverso azioni di informazione verso la popolazione e di protesta verso gli organi istituzionali. Non è ammissibile che mentre altrove si alzano le barricate, tutto il territorio montano (che ha ragioni da vendere) debba essere abbandonato a se stesso dal menefreghismo di certi amministratori e da quei politici, anche locali, che pensano solo al loro tornaconto elettorale. Chi tace acconsente, si dice. Ebbene, noi non vogliamo tacere, questo compito lo lasciamo ai lecchini di ogni epoca e agli uomini-coniglio nascosti dietro il paravento istituzionale.
QUINDI IL NOSTRO APPELLO E’ RIVOLTO A TUTTI I DIPENDENTI E A TUTTI I CITTADINI VOLENTEROSI, AFFINCHE’ SI COSTITUISCA URGENTEMENTE UN COORDINAMENTO CHE FACCIA DA GUIDA E DA REGIA PER OGNI AZIONE O INIZIATIVA DA INTRAPRENDERE A BREVE E IN FUTURO.
Per chi è interessato, anche singolarmente, a dare un contributo, deve rivolgersi ai responsabili del comitato degli iscritti della Cgil, presso l’ospedale.

Stigliano 28 Agosto 2010

Il Comitato degli Iscritti Cgil-Fp Ospedale di Stigliano

Fermiamo il degrado 2

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