Il Quarto Scandalo…

Tanti anni fa, giovanissimo, mi commossi davanti alle immagini violente, ma romantiche, di un film  intitolato “Scandalo al sole”, un film che consiglio di vedere, o di rivedere. Poi, meno giovane, lessi “Lo straniero”, di A. Camius, il cui personaggio, certo Mersault uccide apparentemente senza ragione un arabo, sparandogli un colpo di pistola su una spiaggia mediterranea inondata di sole, bianca e muta, davanti a un gesto assurdo, ad uno scandalo… Un po’ maturo, leggendo qualche passo della Bibbia (N. Testamento), appresi l’etimologia complessa e faticosa di quella parola, scandalo, che vuol dire inciampare, affrontare una insidia, scartare una pietra, sul terreno complicatissimo della fede, della sfida e della speranza.
E cosi, in ordine alla parola “Scandalo”, considerai chiusi i miei rapporti con il cinema, la letteratura e la Bibbia.

Ma, non più giovanissimo, non più meno giovane, non più un po’ maturo, ma prossimo a dirmi vecchio (saltando l’eufemistica fase dell’anzianità), mi tocca assistere a un Quarto Scandalo, che non ha nulla di poetico e di religioso, e che riguarda la prosa di pietra e polvere di Stigliano: paese smemorato, figlio di N.N., sfortunato bamboccio tenuto in Comodato per decenni da uomini politici affaticati soltanto dal morso della carriera, della gloria e del denaro. Quel contratto perverso di Comodato, porta le firme autografe di tutti i partiti: cristiano democratici, socialisti, ex pseudo-comunisti, e volgari siglette di formazioni para politiche, nate come nuvolaglie temporalesche in occasioni contingenti particolari.

San Paolo diceva che il denaro è lo sterco del demonio, quando viene usato male …; ma loro, i firmatari di quel contratto trentennale, non ancora scaduto, hanno sempre ripetuto che il denaro – capitale avrebbe ridato dignità e rispetto ai meteci delle zone interne, a noi, piante umane autoctone, nati in un paese dalle origini incerte, che si picca di sentirsi “ospitale”, o patronimico di qualche vago imperatore orientale …

Stigliano, rione La Rotonda agli inizi degli anni ottanta
Stigliano, rione La Rotonda agli inizi degli anni ottanta

Ed eccoci qua. Guardiamolo Stigliano, dopo trenta anni; dopo i governi dei tiranni grassatori, dislocati a tutti i livelli istituzionali.
Paese muto. Segnato dallo stanco silenzio di vecchi e disagiati. Ferito dalla frana. Derubato dei resti di un castello fantasma. Attraversato da frettolose macchine nere, che trovano “interessanti” il suo ruvido asfalto e le sue curve dantesche, per il collaudo di pneumatici speciali….

Stigliano, ospedale Salvatore Peragine
Stigliano, ospedale Salvatore Peragine

Dell’ospedale, che dire ?
Ogni parola, nel bene e nel male, suonerebbe come un sacrilegio. Forse un occhio meccanico, di ferro, filmando i resti di quella struttura; inquadrando le spente figure professionali, che si aggirano smarrite, all’interno e all’esterno; frugando tra corridoi, stanze e laboratori vuoti, potrebbe ancora darci la portata reale dell’assassinio politico perpetrato dalle “false coscienze” di tutti i partiti di un presidio sanitario storico, sacrificato sull’altare della logica malsana e spartitoria di Matera e Policoro. E noi, piante umane autoctone, già sfregiate dalla miseria e dall’emarginazione, ancora qui, a sfibrarci, tra rivolta e rassegnazione. Tutti tacciono. Sembra il bastione del “Deserto dei Tartari”, Stigliano. Tace la chiesa, tace il sindaco, tacciono i consiglieri, tacciono i partiti, tace la Regione.

Tacere è la parola d’ordine non detta. Solo la sera, il chiacchiericcio ubriaco di giovani senza domani, offre una breve pausa in deroga! L’ultimo segnale di allarme (o di vita?) l’ha dato una frana gigantesca, che nella meccanica “metafisica” della sua dinamica, ha forse tentato di restituirci il faticoso strumento della parola, per salvarci dalla barbarie e dalla foiba dell’accidia.. Escludendo ogni impegno politico diretto, e solo per tentare di interpretare la tetra simbologia di un paese reale che rischia di diventare favola come Atlantide, mi dichiaro disponibile a fare quattro chiacchiere con tutti quelli, che ritenessero utile guardarsi negli occhi, incontrarsi e riflettere, ridere e imprecare, per significare che, forse, non facciamo del tutto pena, o peggio, del tutto schifo.

Prof. Rocco Griesi
Per Rifondazione Comunista.

Il libro “Leggere Stanca”
È in vendita in tutte le librerie di Stigliano
Cellulare 320/7025419

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