Il Ministro alla salute Fazio punta ad accorpare i punti nascita

 DOPO i recenti episodi di malasanità e le polemiche sull’uso eccessivo del taglio cesareo dai ginecologi italiani, il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha deciso di intervenire annunciando l’intenzione di discutere con le Regioni sulla sicurezza dei centri nascita e maternità sul territorio e per creare strutture più efficienti ed avanzate.
Ma questo è solo uno degli interventi che il ministero sta predisponendo per rendere ancora più sicuro il parto in Italia e limitare l’uso del cesareo.
L’incontro con le Regioni, avverrà mercoledì e si parlerà anche della Commissione parto, che sarà composta da membri ministeriali e regionali, e del piano per ridurre il cesareo e promuovere il parto naturale. Intanto entro dicembre dovrebbero essere pronte le linee guida sul cesareo che sta elaborando l’Istituto superiore di sanità.
Per quanto riguarda l’eccesso di parti cesarei, secondo Fazio si tratta di una decisione che «in parte è dovuta a una scelta difensiva di molti medici che optano per il cesareo piuttosto che rischiare complicazioni con il parto naturale.
Un problema in più potrebbe nascere nei piccoli centri maternità in cui avvengono meno di 500 parti all’anno. La donna al momento del parto ha bisogno di una struttura adeguata e di un team in grado di far fronte a possibili emergenze.
Nei piccoli centri non sempre si può garantire tutto ciò».
Il problema, spiega il ministro Fazio in una intervista a Gente, è di condividere con le Regioni, che hanno la facoltà di razionalizzare i servizi sul territorio, la promozione di centri sempre più efficienti e tecnologicamente avanzati; sarebbe opportuno puntare su strutture che effettuano più di 500 parti, salvaguardando i centri delle comunità montane e quelle che non si possono chiudere perchè sono le uniche dell’area.
Per i ginecologi va bene pensare a centri maternità più efficienti e grandi a patto che prima si definiscano i requisiti indispensabili che deve avere un centro nascita, grande o piccolo che sia.
«E’ importante che prima siano stabiliti i requisiti – dice Giorgio Vittori, presidente della Società italiana
di ginecologia e ostetricia (Sigo) – Una volta fatto questo, allora si potrà parlare di una eventuale politica di accorpamento intelligente, pensando non solo alle risorse umane ed economiche, ma anche all’area geografica e alla disponibilità del 118».

articolo apparso sul Quotidiano della Basilicata il 19 settembre 2010

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