Francesco Rosi (Napoli, 15 novembre 1922 – Roma, 10 gennaio 2015) tornava nel borgo lucano esattamente vent’anni dopo avervi girato, nella casa di confino di Carlo Levi, alcune scene del suo film Cristo si è fermato a Eboli, uscito poi nel 1979.
Con la trasposizione cinematografica dell’omonimo libro, il grande regista aveva finalmente esaudito un antico sogno dello scrittore e pittore torinese, che più volte aveva contattato Vittorio De Sica, Pietro Germi e lo stesso Rosi per progettare la realizzazione del film, non avvenuta perché non si era riusciti a trovare un produttore disposto a finanziarlo.
In realtà il film di Rosi, grazie anche all’originalità di esegesi del libro di Carlo Levi è da considerarsi un’opera di straordinario valore, che ha arricchito la sterminata regia del cineasta napoletano, che aveva già prodotto capolavori universalmente apprezzati e gratificati con riconoscimenti prestigiosi. Dopo l’esordio nel 1959 con La sfida, i film successivi I magliari, Salvatore Giuliano, Le mani sulla città, Uomini contro, Il caso Mattei, Cadaveri eccellenti segnarono la storia della cinematografia italiana e internazionale, raccontando e denunciando attraverso una impareggiabile trasfigurazione artistica la speculazione edilizia, la corruzione, le trame eversive degli anni Settanta, le collusioni fra la criminalità organizzata e lo Stato.
Angelo Colangelo