Festa di San Martino. Inizia il Periodo Natalizio

Ricorrenza Festa di San Martino. Inizia il Periodo Natalizio. L’11 Novembre, è consuetudine a Stigliano, rappresentare la  fiaccolata in onore di San Martino. Questo giorno, viene festeggiato in particolar modo dai bambini, che una settimana prima cominciano a preparare le loro lanterne di carta per la processione. E’ infatti tradizione riunirsi il pomeriggio, quando inizia a fare buio, accendere la propria lanterna appesa all’estremità di un ramo e partecipare alla processione per le vie cittadine. A capo di essa  c’è proprio “San Martino” a cavallo, avvolto nel suo mantello e pronto a tagliarlo in due per spartirlo pietosamente con un mendicante. Esattamente come racconta la leggenda. La processione al termine si riunisce in P.zza Monumento, dove, come ogni anno ha luogo, la suggestiva sagra della castagna, durante la quale, le castagne vengono arrostite al fuoco dei falò e distribuite nella piazza. Nei paesi nordici, si dice che con San Martino ha inizio il periodo Natalizio, fino a conclusione con l’Epifania. Sono due le leggende in merito a San Martino. La prima narra che, da soldato romano convertito al Cristianesimo aveva già preso i voti ed era noto alle genti per la sua carità. Si dice infatti che non volendo diventare vescovo per umiltà, nonostante l’ordine papale, scappò dal convento di notte e si rifugiò in un’aia piena di oche, mentre un gruppo di persone lo cercava disperatamente facendosi luce con delle lanterne. Le oche, fecero chiasso e indicarono esattamente il luogo dove trovarlo. E infatti il giorno di San Martino si mangia l’oca per tradizione. La seconda leggenda  invece, narra come nella notte tempestosa di un 11 novembre di molti secoli or sono, San Martino incontrò un povero mendicante spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. Martino lo guardò e sentì una stretta al cuore. “Poveretto, – pensò – morirà per il gelo!” E si domandò come fare per dargli un po’ di sollievo. Sarebbe bastata una coperta, ma non l’aveva. Sarebbe stato sufficiente del denaro, con il quale il povero avrebbe potuto comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non aveva con sé nemmeno uno spicciolo. E allora cosa avrebbe potuto fare? Aveva solo quel pesante mantello che lo copriva tutto. Gli venne un’ idea e, poiché gli apparve buona, non ci pensò due volte. Si tolse il mantello, lo tagliò in due con la spada e ne diede una metà al poveretto. “Dio ve ne renda merito!”, balbettò il mendicante, e sparì. San Martino, contento di avere fatto la carità, spronò il cavallo e se ne andò sotto la pioggia, che cominciava a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pareva che volesse portargli via anche la parte di mantello che lo ricopriva a malapena. Ma ecco che dopo  pochi passi smise di piovere, il vento si calmò. Di lì a poco le nubi si diradarono e sparirono. Il cielo diventò sereno, l’aria si fece mite. Il sole cominciò a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona.

 Stigliano 10 11 2008

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