Fattarìdde: un bestseller per Stigliano

STIGLIANO  –  Presentato a Stigliano, presso la sala ricevimenti Mariano il primo libro di Mimmo Rizzo, “Fattarìdde l’aroma gustoso dei piccoli ricordi”, un’affascinante raccolta di racconti prevalentemente accaduti o narrati negli anni lungo i vicoli e i rioni del piccolo centro lucano.

L’importanza e il fascino del dialetto, si evince in ogni micro racconto che compone il libro di Rizzo edito da Excalibur Milano, storielle, aneddoti, introdotti con il tipico “Sìnte ste fottarìdde…” (ascolta questo racconto… ndr).

Mimmo, come nasce l’idea di questa tua prima opera?

“L’idea è nata molto lentamente, all’inizio è stato più che altro un gioco sui social, su Facebook, nello specifico sulla pagina del dialetto stiglianese. Ho iniziato ad inserire alcuni di questi racconti che ho raccolto, e notando il consenso dei lettori per questo genere di narrazioni, di “fattarìdde” leggeri, con un pizzico di morale finale, ho continuato a pubblicarne ancora. I like ricevuti, il consenso ottenuto, mi ha stimolato a mettere nero su bianco questo pezzo di tutta la mia vita, perché parto da racconti ascoltati da bambino durante quelle magiche serate stiglianesi all’aperto fuori casa.”

Si tratta quindi di racconti che hai ascoltato nella tua adolescenza, narrati dagli adulti?

“Esatto! La tipica rote, cioè quello stare insieme con i vicini di casa, solitamente avveniva in giornate estive, dalle 20 fino alle 23:30, ognuno raggiungeva il gruppo con la propria sedia, ci si metteva in cerchio, proprio a far emergere una vera e propria ruota figurativa e poi ognuno raccontava la sua fesseria, il suo aneddoto, il suo raccontino ed io ho portato dentro questo patrimonio per tantissimo tempo. Come spiego nell’introduzione è stato un qualcosa che ho sempre cercato, anche da sposato, da adulto, partivo dal mio rione con mia moglie per andare a stare seduto davanti casa di mia madre e continuare così ad ascoltare queste storie, quasi sempre realmente accadute.”

Secondo te si è perduta negli anni questa tradizione?

“Con immenso dolore sì! Si è perduto un tessuto che teneva insieme il vicinato. C’era un rinsaldare i rapporti, un prendersi cura l’uno dell’altro. Venivano fuori problematiche personali, richieste sommesse di aiuto. Questa solidarietà e questo stare insieme era veramente bello, ho sempre detto ai miei figli il mio dispiacere in quanto non abbiano potuto godere di questa cosa che può sembrare una sciocchezza e invece oggi noto con molto dolore che mi manca e manca a noi stiglianesi.”

Cosa ti aspetti da questa pubblicazione?

“Io fondamentalmente ho giocato, ho giocato con la mia memoria. Mi sono divertito io in primis e la mia soddisfazione è vedere che sto divertendo anche gli altri. Non ho pretese letterarie.”

Insieme al libro, per chi lo volesse, c’è anche un cd contenente le tracce audio del tuo lavoro, come mai questa scelta?

“L’audiolibro l’ho voluto per dare un tono più scherzoso, anche se riconosco che è un lavoro molto artigianale, fatto in casa da me. È per dare una mano in più a comprendere meglio chi legge, dalla pagina del dialettostiglianese sono seguito anche da gente che non è di stigliano, attirata da questo genere di tradizione e dal dialetto e che magari capisce ben poco di questo nostro patrimonio.”

Quindi in fattarìdde, hai conservato anche la tipicità del dialetto?

“Ci sono degli inserti dialettali proprio perché ho voluto conservare la genuinità, la spontaneità del racconto. Una frase scritta in italiano può essere considerata dal nostro punto di vista gelida nel descrivere alcuni sentimenti. La frase dialettale invece all’interno ha tutto e trasmette l’empatia e il sentimento che uno ha dentro.

C’è uno di questi racconti al quale ti senti particolarmente legato?

“Ce ne sono diversi, ma uno in particolare lo porto nel cuore ancora oggi, mi ha segnato tantissimo.

Racconta un gesto d’amore estremo tra due persone anziane, moglie e marito, l’uomo, sdentatissimo, il quale amava molto le arachidi, e così la moglie per accontentarlo, durante un giorno di festa gliele comprò.

Visto il deserto della sua bocca, la moglie per amore ne prese qualcuna e iniziò a masticarla, ne fece un unico boccone e lo mise in bocca al marito, inizialmente ne fui disgustato, poi però questa cosa mi affascinò tantissimo.”

All’interno della raccolta è presente anche un appendice con alcune regole fonetiche e grammaticali per comprendere meglio l’opera,la prefazione, inoltre, è stata curata da uno stiglianese doc, emigrato ormai a Milano da diversi anni, il “premio letterario Carlo Levi” Giuseppe Colangelo, docente, scrittore e giornalista freelance.

Edito da Excalibur, il libro può essere acquistato sulle più utilizzate piattaforme online, come Amazon e IBS, su quest’ultima il libro di Mimmo Rizzo ha scalato in un solo mese le classifiche, posizionandosi al primo posto per la categoriaBestseller – Storia locale e famigliare.

Michele Ungolo

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