Sospetta epidemia da trichinellosi in Val d’Agri.

Epidemia da trichinellosi – per Csail “Interventi urgenti” La situazione di allarmismo che si è creata in Val d’Agri sul rischio di epidemia da trichinellosi richiede urgentissime iniziative da parte delle autorità sanitarie in primo luogo e di quanti hanno responsabilità dirette a livello regionale (Presidente Giunta e Assessore Sanità), intercomunale (Presidente Area Programma) e comunale (sindaci). Ancora una volta i cittadini sono informati da organi di stampa e vivono ignari dei gravi pericoli alla salute che li circondano. In attesa di conoscere le cause dell’epidemia che ha colpito alcune volpi nella zona tra Moliterno e Viggiano il nostro pensiero va innanzitutto alla discarica di Moliterno che raccoglie da tempo rifiuti solidi urbani di ogni natura (con meccanismi di controllo quanto meno discutibili) che potrebbero essere, come le tante discariche abusive sparse in Val d’Agri, utilizzate dalla fauna locale (specie cinghiali) per cibarsi. In particolare per i cinghiali è bene evidenziarne la crescente diffusione delle carni sulle tavole dei lucani per non sminuire il pericolo.
Siamo di fronte all’ennesimo caso di quell’emergenza ambientale-territoriale che noi Csail-Massaro abbiamo denunciato in tante occasioni e che nel comprensorio petrolifero non è solo riferita alla presenza e all’attività del Centro Oli Eni di Viggiano e delle trivelle di estrazione e ricerca di idrocarburi. Abbiamo rivendicato, non a caso, un monitoraggio su tutti e tre i fattori ambiente-natura (acqua, aria, terra) a 360 gradi, per avere un quadro complessivo della situazione e dell’impatto sulla salute pubblica tenuto conto che i dati diffusi per la prima volta dal Registro Regionale Tumori nonostante siano nella media regionale per i tumori verificati in Val d’Agri non ci fanno certamente sentire tranquilli.
Per il Csail-Indignati Lucani la tutela del territorio e della salute del “popolo del petrolio” è una priorità che deve vedere non solo pronunciamenti teorici in occasione dell’imminente campagna elettorale ma impegni concreti da parte di quanti verranno nella nostra zona a chiedere il voto. Un voto che passi dalla protesta alla proposta, come abbiamo deciso di fare, sarà indirizzato a candidati che punteranno essenzialmente ad un modello di sviluppo della Basilicata compatibile con le nostre risorse naturali e territoriali e per il benessere sociale delle nostre popolazioni.

Cos’è la trichinellosi

La trichinellosi (detta anche trichinosi) è una zoonosi causata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.
Il parassita è in grado di infettare i mammiferi, gli uccelli e i rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori (maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto, uomo).

Modalità di trasmissione
La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In Italia, il veicolo di trasmissione è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe). La trichinosi non si trasmette da persona a persona.
Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti.

I sintomi e la diagnosi
Nell’uomo il quadro clinico varia dalle infezioni asintomatiche a casi particolarmente gravi, con alcuni decessi. La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (che è presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
La diagnosi viene suggerita dalla presenza di marcata eosinofilia (fino al 70%), leucocitosi, aumento degli enzimi muscolari (Cpk) e confermata attraverso esami sierologici, o biopsia muscolare positiva per Trichinella.

Prevenzione
La trichinellosi può essere prevenuta osservando le seguenti misure igienico-sanitarie:

•la carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (è sufficiente 1 minuto a 65°C). Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno
•la selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere esaminati da un veterinario per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni
•se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico, è bene congelarla per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve
•nel caso si allevino maiali, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infestati dal parassita
•quando si macella la propria carne in casa, pulire bene gli strumenti
•salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita.

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