Da un Sermone del IV secolo: sulla venerazione dei Martiri locali

San Massimo vescovo, vissuto fra il IV e il V secolo d.C. e fondatore  della diocesi di Torino, ci ha lasciato una serie di “Sermoni” interessanti che risalgono ai suoi anni di episcopato. Discepolo di S. Ambrogio, dal carattere mite, egli esortava i suoi fedeli a mantenersi irreprensibili nei costumi, a non confidare in superstizioni ed a rivolgersi all’intercessione dei martiri.
Nell’anno 397 aveva assistito come testimone al martirio dei Santi Alessandro, Sisinnio e Martirio, tre vescovi missionari, ed era rimasto particolarmente impressionato dal coraggio con cui essi avevano affrontato la morte.
Da quel tragico evento trasse ispirazione per il  “Sermone 12”, da lui redatto sull’importanza della venerazione dei martiri delle proprie città.

L’opera è intitolata a tre martiri della città di Torino: Ottavio, Avventore e Solutore. Essi sono citati all’inizio ma poi non viene precisata alcuna notizia intorno alla loro vicenda.
Ciò che preme all’autore è sottolineare i motivi per i quali è cosa molto buona, per i cristiani, venerare i propri martiri locali. Per questo motivo l’opera assume una interessante valenza atemporale che può essere applicata anche ai nostri giorni.
Pur nella venerazione di tutti i Santi della Chiesa universale, perché per un cristiano è importante rivolgersi specificamente ai martiri locali per un affidamento di intercessione presso Dio?

San Massimo di TorinoSan Massimo di Torino così risponde:
“Mentre, o fratelli, dobbiamo celebrare con grande devozione il natale di tutti i santi martiri, dobbiamo tuttavia con maggiore venerazione curare la solennità di quelli che hanno sparso il loro sangue tra le nostre case. Perché se certamente tutti i santi sono ovunque presenti e a tutti giovano, quelli però che hanno sofferto il supplizio per noi sono speciali intercessori cui affidarsi.
Il martire, infatti, non soffre soltanto per sé ma anche per i suoi concittadini.
Con il suo patire vince per sé il premio e ai concittadini offre l’esempio, per sé ottiene il riposo , per i concittadini la salvezza.

Dal loro esempio impariamo a cercare la vita eterna nelle umiliazioni, impariamo a non temere la morte.
Vedete dunque che cosa dobbiamo ai martiri! Ecco: l’uno è tormentato perchè l’altro venga salvato, l’uno sopporta il carnefice perché l’altro riconosca Cristo, l’uno è mandato a morte perché l’altro guadagni la vita eterna.
Il santo martire è ucciso perché il peccatore  venga liberato!

I beati martiri, dunque, né per sé sono vissuti né per sé sono morti, ma hanno voluto lasciare a noi un esempio di vita con la loro bontà e un esempio di fortezza con la loro passione.
Perciò il Signore ha voluto che in diversi luoghi e per tutto il mondo ci fossero dei martiri , come testimoni ancora in un certo modo presenti, perché ci spronassero con l’esempio della loro professione di fede.

E così l’umana debolezza lenta a credere nella predicazione del Signore, che è lontana nel tempo, creda almeno alla testimonianza dei nostri martiri più vicini a noi.
Pertanto, fratelli, veneriamo i martiri delle nostre città in questo mondo, onde averli come difensori nell’altro. In nulla infatti potremo venire separati da loro se staremo vicini ad essi nella pietà, così come le loro ossa sono materialmente presenti tra noi.”

L’autore di questo sermone sui santi martiri  è stato proclamato a sua volta Santo della Chiesa cattolica e la  memoria liturgica a lui dedicata è fissata al 25 giugno.
Il 31 ottobre 2007 Papa Benedetto XVI ha dedicato a S. Massimo di Torino la catechesi dell’udienza generale del mercoledì, annoverandolo fra i Padri della Chiesa.
Alcune sue reliquie sono conservate nella basilica a lui dedicata a Collegno, alle porte di Torino, una delle più antiche chiese cristiane del Piemonte.

Di lui ci sono pervenuti  116 sermoni, 118 omelie e 6 trattati.
In attesa della sua proclamazione a “Dottore della Chiesa”  ad opera della Congregazione delle Cause dei Santi,  per lo spessore del suo insegnamento dottrinale  trasmesso ai posteri, una riflessione particolare va rivolta, per il beneficio dei cristiani di oggi, al suo “Sermone 12” sull’importanza dei martiri locali di ogni tempo.

Giovanni Fortuna
7.12.2014

 

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