Salviamo il centro storico di Stigliano, riflessioni di S. Panariello

L’articolo che riporta gli scambi di corrispondenza tra Giuseppe Colangelo e Rocco de Rosa mi è parso il prosieguo di riflessioni che da tempo vado facendo. Che richiederebbero un acceso e partecipato confronto tra quanti a Stigliano abitano, ma anche fra i tanti che non vi abitano più, ma che a Stigliano sono legati da vincoli di nascita o parentela.
Quanto interesse suscitino le questioni oggetto dello scambio Colangelo/De Rosa, lo si potrebbe dedurre dallo scarso numero dei commenti.
Influenzato da due fattori: il primo è che il sito de “La voce del popolo” non sia molto seguito; ma non apparirebbe tale, a dar credito al numero delle visite che i due articoli hanno prodotto;
il secondo è che l’argomento davvero non interessa poi tanto ai cittadini di Stigliano.
Ed è su questo secondo aspetto in particolare che vorrei sviluppare una mia piccola riflessione.
Il lettore perdonerà la presunzione di chi a Stigliano non è nato, ma che a Stigliano ritorna ogni estate, ormai da moltissimi anni, per vacanze più o meno lunghe e che, forse senza voler fare della facile sociologia, può guardare a questa realtà con uno sguardo meno condizionato da intrecci e dinamiche di potere e interesse che, sempre più, sembrano diventate di carattere familistico o clanico.
In breve, avendo avuto l’occasione di parlare e riflettere con persone che, nel tempo, sono anche diventate amiche, sono giunto alla conclusione che a Stigliano è scomparso, o quanto meno è molto poco evidente e praticato, lo spirito civico.
Quello spirito che si costruisce unendo le persone intorno a una visione ottimista e realistica, che può diventare realtà con la collaborazione di tutti, a partire dalle amministrazioni locali.
Quello spirito, cioè, che fa sentire le persone partecipi di una comunità e di un comune destino.
Ed invece è come se si fosse su una nave che sta affrontando una tempesta.
E i membri dell’equipaggio, invece di lavorare assieme per salvare la nave e se stessi, sembrano lottare ognuno per se, per raggiungere per primo l’unica scialuppa di salvataggio.
Senza riflettere che se la nave affonda, anche per chi è riuscito a salire sulla scialuppa diminuiranno drammaticamente le possibilità di salvezza.
In questo modo si sprecano forze e risorse che potrebbero essere impiegate in modo più efficiente a vantaggio di tutti, o almeno della maggioranza.
Le sempre più scarse risorse disponibili vengono disperse, dispensate o accaparrate dai diversi piccoli poteri, invece di mobilitare e coinvolgere le tante intelligenze che pure a Stigliano non mancano, per concorrere e collaborare alla realizzazione di progetti inquadrati in una visione di interesse generale.
Permeati da quel senso di comunità di cui lamentavo l’assenza.
Forse è anche colpa di una crisi ormai troppo lunga.
Iniziata come crisi economica e trasformata, via via, in crisi di valori, prospettive, speranze.
Che pesa di più sul meridione ed in particolare su luoghi e paesi che già soffrivano l’isolamento dai principali circuiti economici, di comunicazione e culturali.
Una crisi che ci ha reso tutti stanchi, apatici, attenti più al proprio personale e, al massimo, a quello di chi ci è più vicino.
O forse le ragioni sono più antiche e affondano nel carattere stesso degli stiglianesi.
E’ un fatto che il debole senso civico mi è apparso particolarmente evidente nella scorsa estate.
Tanto da rendere pubblico il mio sconcerto con un articolo che è stato benevolmente pubblicato su questo stesso sito ed in cui formulavo proposte ed i modi concreti per attuarle.
Ora, nel mio piccolo, ho tentato di fare ancora qualcosa di più.
Ho sviluppato un progetto fotografico che spero di esporre la prossima estate.
E’ una sorta di provocazione e di stimolo, per dare un contributo e suscitare un confronto appassionato tra quanti non si rassegnano, per far emergere proposte concrete e, soprattutto, sostenibili per opporsi all’indifferenza e all’ignavia.
Finché c’è ancora tempo.

Saverio Panariello

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