Basilicata, la terra della nebbia

Basilicata – Molti non sanno che esistono zone in Italia in cui la nebbia è molto più frequente di quella in val Padana. Il fenomeno delle nebbie in Basilicata riveste una notevole importanza per  questa regione, in quanto è legato ai fenomeni di condensazione che si  verificano in particolari condizioni in questa zona, dove esso è un evento  molto frequente nel periodo compreso tra ottobre e marzo.
Non si tratti del classico fenomeno da irraggiamento tipico delle notti invernali nelle pianure, ma di vere e proprie formazioni nuvolose molto basse che investono i territori montuosi e talvolta anche collinari e definite “nebbie di espansione adiabatica”, che possono essere considerate un particolare caso di “nebbie di avvezione”.
Esse si formano quando una corrente calda e sufficientemente umida si porta sopra una superficie fredda, fenomeno che si può realizzare (come in questo caso) quando un vento sciroccale, costretto a sollevarsi a causa delle presenza di ostacoli orografici, giunge a contatto con masse d’aria e con superfici via via più fredde.

Una massa d’aria non satura (I. Cannizzaro, 1996) può raggiungere la condensazione attraverso i seguenti processi fisici:

a) umidificazione (immissione di vapore) per evaporazione e per turbolenza,

b) raffreddamento non adiabatico (isobarico) per irraggiamento e per avvezione,  per mescolanza di masse,

d) per espansione adiabatica (raffreddamento senza scambio di calore con l’ambiente esterno) che può avvenire per convezione, per scorrimento ascendente, o per sollevamento forzato a causa di ostacoli orografici (caso in esame).

In tutti e tre i casi del punto d) l’espansione dovuta al sollevamento produce adiabaticamente il raffreddamento che può portare il vapore acqueo alle condizioni di saturazione e successivamente alla condensazione.

Tuttavia la saturazione è la condizione necessaria, ma non sufficiente, in quanto, affinché si manifesti il fenomeno della condensazione, occorre che l’aria contenga delle particelle denominate “nuclei di condensazione”, intorno ai quali possa iniziare la formazione delle prime piccolissime gocce. I  nuclei di condensazione possono avere la seguente natura:

a) particelle non elettrizzate di pulviscolo,

b) particelle igroscopiche generalmente costituite da piccolissimi cristalli di ghiaccio,

c) ioni gassosi.

Quando i nuclei di condensazione presenti in un certo volume di aria non  sono sufficientemente abbondanti, la condensazione ritarda, il vapore acqueo in essa contenuto supera il livello di saturazione ed in questo caso l’aria si dice soprassatura. Pertanto le condizioni necessarie per il  processo di condensazione sono:

a) sufficiente contenuto di vapore acqueo nella massa d’aria,

b) raffreddamento della massa d’aria,

c) presenza di nuclei di condensazione.

Nel caso della formazione delle nebbie in Basilicata il processo si realizza quando l’approssimarsi di una perturbazione dai quadranti occidentali richiama venti di Scirocco caldi e carichi dell’umidità acquisita nello scorrimento sul mare Jonio. Questi venti, come è stato già detto, incontrando i rilievi montuosi, sono forzati al sollevamento e conseguentemente si raffreddano e raggiungono la saturazione mediamente attorno ai 6-700 m di quota. I nuclei di condensazione sono essenzialmente i cristalli di NaCl sottratti alla superficie marina, il pulviscolo sollevato dal vento a contatto col suolo e gli ioni prodotti dall’attrito con la superficie corrugata dei rilievi montuosi.

Indubbiamente le nebbie di avvezione sono un evento piuttosto frequente in montagna, ma in Basilicata la ricorrenza di tali fenomeni è particolarmente accentuata a causa della configurazione orografica della regione costituita da catene di monti che, a guisa di propaggini, si distaccano dalla dorsale appenninica principale digradando dolcemente verso il golfo di Taranto.

Incassate tra queste catene, le vallate alluvionali dei fiumi Bradano, Basento, Sauro, Agri, Sinni e Salandrella (o Cavone), tutti con foce allo Jonio, percorrono la Basilicata da NO a SE ed in esse il vento di Scirocco può facilmente incanalarsi ed intensificarsi, raggiungendo le quote più elevate.

Un altro fattore che probabilmente negli ultimi anni contribuisce alla formazione di queste nebbie è la presenza dei numerosi bacini idrici che negli ultimi decenni sono stati realizzati. E’ probabile che le dighe di Stigliano, di Senise e del Pertusillo (quest’ultimo bacino alimenta l’acquedotto pugliese che fornisce quasi tutto il compartimento appulo-lucano) insieme al lago naturale di San Giuliano a Matera, oltre ad aver alterato il microclima delle aree immediatamente prospicienti, forniscano un ulteriore contributo in vapore acqueo all’aria sovrastante, già di per sé umida, favorendo o accelerando il processo di condensazione. Non sarebbe un caso, allora, che le nebbie che investono Stigliano (sul versante jonico dell’Appennino lucano a circa 1000 m. s.l.m.) sempre più frequentemente in Autunno e in Inverno provengono o dalla zona delle dighe, cioè da Sud, o dal golfo di Taranto, cioè da Sud-Est.

Il fenomeno interessa vaste aree della Basilicata situate al di sopra dei 6-700 m e dà origine a nebbie spesso insidiose e persistenti.

E’ da rilevare che questo fenomeno meteorologico è spesso sottovalutato dai meteorologi che, all’ approssimarsi di un peggioramento delle condizioni del tempo in Basilicata, quasi mai prevedono nebbie in montagna, ma sintetizzano le previsioni con un molto più generico “cielo coperto con precipitazioni”, senza poi specificare che, nella maggior parte dei casi, il cielo sarà coperto da nubi tanto basse che investiranno tutte le località montane del versante jonico lucano, determinando condizioni di visibilità ridotta anche a pochi metri!

Molte volte, infatti, è sufficiente una perturbazione di intensità moderata, affinché si instaurino le condizioni favorevoli allo sviluppo delle nebbie e può succedere che esse, essendo appunto solitamente associate a situazioni perturbate, perdurino anche durante precipitazioni e non è inusuale il verificarsi di nevicate durante episodi nebbiosi.

Non esistono studi sistematici sulla ricorrenza media di giorni di nebbia in Basilicata, ma ho potuto verificare personalmente che, senza ombra di dubbio, non è la neve il fenomeno che caratterizza gli Inverni lucani, come si potrebbe pensare, ma la nebbia che, nonostante poco conosciuta in Italia, è sicuramente più frequente di quella da irraggiamento che, invece, molto più notoriamente, interessa la val Padana.

Prof. Pier Paolo Talamo

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