2015, un anno denso di ricorrenze memorabili

Basta citare la nascita di Dante (Firenze, tra il 22 maggio e il 6 giugno 1265), l’entrata dell’Italia in guerra durante il primo conflitto mondiale (24 maggio 1915) e la liberazione dalle dittature nazifasciste (25 aprile 1945), per certificare che l’anno appena iniziato è denso di eventi degni di essere commemorati. Nella speranza che ciò favorisca anche una riflessione individuale e collettiva, tanto più utile in una fase storica in cui l’informazione e la consapevolezza sembrano essere state soppiantate dalla frenetica comunicazione affidata esclusivamente a twitter o a facebook.

Curiosamente alcune ricorrenze, peraltro di grande valore simbolico, sono legate alla biografia umana, politica ed artistica di Carlo Levi.

Per questo, auspici l’Amministrazione Comunale, il Parco Letterario e il Circolo Culturale “N. Panevino”, ad Aliano, ormai divenuto il paese di Levi nel comune sentire, s’intende organizzare un programma di iniziative socio-culturali, che non abbiano carattere puramente celebrativo e aiutino a ricordare persone e momenti storici di grande rilevanza.

Il libro di Carlo Levi, Cristo si è fermato a EboliNell’anno appena iniziato cade l’80° anniversario dell’arrivo in Lucania di Carlo Levi, che fu confinato a Grassano dal 3 agosto al 17 settembre, e poi ad Aliano fino al 26 maggio dell’anno successivo. La destinazione al confino fu decisa dopoché lo stesso Levi era stato arrestato ben due volte per attività antifascista: la prima, ad Alassio, il 13 marzo 1934, per essere poi internato nel carcere di Torino fino al 9 maggio, in quanto sospettato di aver partecipato al movimento di Giustizia e Libertà; la seconda, il 15 maggio 1935 a Torino, da dove fu trasferito nel carcere Regina Coeli di Roma, rimanendovi fino alla condanna a tre anni di confino.

Proprio, dieci anni dopo l’arrivo al confino sarà pubblicato il celeberrimo Cristo si è fermato a Eboli, il libro che segnerà l’affermazione nel campo delle patrie lettere dell’artista torinese e che legherà per sempre il suo nome al piccolo borgo lucano incastonato fra i calanchi.

Il libro era stato scritto a Firenze, fra la notte di Natale del 1943 e il luglio dell’anno successivo, in casa di Anna Maria Ichino in piazza Pitti, 14, dove furono nascosti a lungo anche Umberto Saba, la moglie Lina e la figlia Linuccia, per sfuggire alle retate nazifasciste. Il manoscritto del Cristo, ora in dotazione dell’Università di Austin nel Texas, fu battuto a macchina dalla stessa Ichino.

E’ il caso di ricordare, en passant, una curiosa coincidenza: in un palazzo non distante della stessa piazza fiorentina, al civico 18 (o 22), Fëdor Dostoevskij aveva portato a termine una delle sue opere più note, L’idiota, nel mese di gennaio del 1869.

Il 2105, infine, ricorre il 40° anniversario della morte di Carlo Levi, spentosi improvvisamente a Roma il 4 gennaio 1975. Poco più di un mese prima aveva visitato per l’ultima volta Aliano, in occasione della presentazione della cartella di litografie illustrative del Cristo, di cui volle far dono al paese, che lo aveva ospitato in un frangente drammatico della sua vita.

Ma, in quest’anno fitto di singolari ricorrenze legate al nome di Carlo Levi, Aliano non mancherà di commemorare anche il 70° anniversario della morte di Nicola Panevino. Al suo ricordo la comunità è molto legata, tant’è che quarant’anni anni fa gli fu intitolato un Circolo Culturale, che ha promosso assiduamente importanti iniziative, svolgendo un ruolo di grande valenza sociale e culturale.

Nicola PanevinoPanevino era nato il 13 luglio del 1910 a Carbone, un piccolo paese in provincia di Potenza, da Giambattista, alianese, che fu Procuratore del Regno a Napoli, e da Alfonsina Molfese. Pur non essendo nativo di Aliano e pur essendo vissuto lontano dalla Lucania, avvertì sempre forte il legame con il paese paterno, come testimoniano alcuni documenti epistolari.
Egli si avviò, come il genitore, alla carriera di magistrato e operò nelle Procure di Palermo e di Napoli, prima di trasferirsi a Savona. Qui non tardò a lasciarsi coinvolgere nella lotta al fascismo e, iscritto al Partito d’Azione, costituì la brigata “Savona” di GL.

Presidente del locale Comitato di Liberazione, assunse il nome di copertura di Silva e si batté con fermezza e coerenza contro la dittatura durante la drammatica fase della guerra civile. Arrestato il 15 dicembre 1944, fu richiuso prima nel carcere locale di S. Agostino e poi nel carcere di Marassi a Genova. Il 23 marzo 1945, per rappresaglia, fu fucilato con altri diciassette prigionieri presso il cimitero di Crevasco di Campomorone dai nazifascisti. Non aveva ancora trentacinque anni.

Benedetto Croce scriverà che il giovane magistrato lucano “… dalla tomba di Crevasco ove cadde fucilato dai tedeschi si eleva immortale nella luce della storia d’Italia e attesta che su ogni forma di oppressione trionfano eternamente giustizia e libertà”.
Nel nome di Carlo Levi e di Nicola Panevino, dunque, Aliano intende riaffermare l’esigenza di un rinnovato impegno in difesa di un ideale irrinunciabile. La libertà, infatti, ancora oggi è violentemente disprezzata e conculcata nei regimi dittatoriali, mentre nelle democrazie incompiute o malate, qual è appunto l’Italia, è subdolamente insidiata e vilipesa.

Angelo Colangelo

 

Leggi anche:    Alianello si specchia ancora nel fiume

 

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