Conoscere la nostra Storia. Il Casale, Antico rione San Martino.

Come scrive G. Pennetti: “S. Nicola – Messo a Nord ovest di Stigliano, era a poca distanza da esso. Nel territorio ove sorgeva l’antico casale, ed ove al presente è sito il Camposanto”. ….
Da un documento del 1131, si conosce che la chiesa ed il casale di S. Nicola, che si apparteneva al Barone di Cirigliano, furono molti anni innanzi donati al monastero di Montescaglioso …..
Nel 1410 con istrumento fatto in Miglionico, Antonio Abate di San Michele concesse in censo le terre della chiesa predetta à cittadini di Stigliano.
“L’esposizione a tramontana, i continui danni, ed altre cause forse, indussero i cittadini di S. Nicola ad accostarsi alle mura di Stigliano, dando origine a quella parte del paese detta il Casale”.
Nel paese già esisteva il rione dedicato a questo Santo, il nuovo rione venne denominato il “Casale”. Successivamente, essendo che le costruzioni erano a pochi metri distanti dalle mura di cinta del paese e alla Porta che dava alla parte nord, la quale portava il nome della Chiesa rionale dedicata a San Giovanni e Luca, al Casale fu dato il nome di San Luca.
Nel Catasto onciario del 1744-56, il casale si trova diviso in due rioni, San Luca e le Forge, nel primo rione sono censiti alcuni palazzi di un certo pregio, due centimoli macinanti (Frantoi e mulini), cantine ecc. invece nel secondo, sono censite case di piccola e di media grandezza, stalle e alcune cantine di piccola dimensione e uno dei 4 forni pubblici che si trovano nel paese, i forni all’epoca appartenevano esclusivamente al feudatario a Stigliano in quel periodo ai principi Colonna.
Nel decennio del periodo francese, dopo il 1806 ci fu la soppressione della Feudalità e anche la confisca dei beni ecclesiastici, furono confiscati anche i beni appartenenti alla Commenta di San Martino, i terreni di questa Commenta confinavano anche con il rione Casale e sull’antica strada che oggi fa da scorciatoia per raggiungere il cimitero si trovava sia la Grancia della Commenta, che l’antica Chiesa di San Martino, d’allora furono raggruppati i due Rioni, San Luca e le Forge e dato il nuovo nome. Nel catasto urbano fatto tra il 1808 al 1810 è riportato come Rione San Martino, come vie denominato ancora oggi con le sole differenze che è classificato in via o vichi e in più le case che si trovano sulla parte destra della strada rotabile che scende da Vittorio Emanuele e va sull’ex Statale 103 sono denominati via Carità.
In questo nuovo catasto del 1808-1810, i fabbricati e i proprietari sono così censiti:
Circa 85 erano i proprietari di immobili, le case sono suddivise in 75 piani soprani, 55 sottani, 10 a cantine e 3 a stalle, 3 centimoli, 1 forno pubblico non più proprietario del principe ma di un privato e tre orti secchi.
Le case più significative di tipo palazziata, di Alfuzzi Giacomo Antonio con più piani soprani e sottani e con centimolo, Alfuzzi Francesco Paolo quasi le stesse caratteristiche, Tancredi Gennaro con le stesse in più possiede il forno pubblico che prima era del feudatario, Tancredi Giuseppe come i primi due manca solo il centimolo, altre case di minor pregio ma considerate abbastanza agiate, quelle di Iannicella Giuseppe, Lauria Giovanni, Mandile Giuseppe barilaro, Grancia Vito Antonio, Fusco Francesco e Carmina, Disisto Francescantonio e Paolo, ecc.
I cognomi più diffusi nel rione, quelli in assoluto, Grancia, Giuliano, Ungolo, Cirigliano, Piscinelli, Dipersia ecc,
Molto presenti, Mercadante, Alfuzzi, Canoro, Lasaponara, Colellabella, Cirone.
Una buona parte come, Aliano, Bisignano, Disisto, Doronzio, Milano, Fusco, Paladino e Rizzo denominati i Ripuzzoni.
In questo rione ci sono state diverse turbolenze politiche che in alcune ci sono stati dei veri e propri processi storici, come il caso del 1821, si trovano alcuni abitanti di questo rione affiliati alla Carboneria, alcuni furono complici della tentata rivolta tra aprile e Maggio dello stesso anno.
Invece nel 1848 i maggiori promotore che promossero i moti contadini conclusesi con le occupazione delle terre del monte casale erano quasi tutti residenti del rione, furono tutti arrestati e processati per “eccitamento alla Guerra civile”, in questo processo criminale del 1848 furono coinvolti circa 40 testimoni, metto alcuni stralci di testimonianze dove viene nominato il rione con i nomi dei testimoni.
Angela Rienzi: io abito vicino la casa di lui alla contrada del Casale di San Martino, una sera nei principii di aprile or or caduto, cenando la dichiarante col marito e stando la porta di sua casa aperte videro entrarvi Antonio Grancia con altri 7 o 8 persone che gli andavano dappresso. Che lo stesso Grancia volgendosi al marito della dichiarante Francesco Paolo Mercadante …
Vito Fornabaio:Ha detto che verso le ore 22 di un giorno nei principi di aprile ultimo, trovò esso Grancia vicino la casa di lui alla contrada detta Casale di San Martino.
Vito Laronzana: Ha detto che una sera nei primi d’aprile ultimo, verso le ore 24 ritirandosi il dichiarante da campagna, trovò all’entrata del paese e propriamente nelle ultime case del casale di San Martino, Antonio Grancia e Vincenzo Rienzi.
Antonio Rotunno: che abita nella parte di questo abitato che chiamasi Casale, trovò nella gradinata di esso Rotunno la costui moglie Maria Romano, ed Angela Rienzi; le quali gli dimandarono se fosse vero di che si diceva, cioè è che dovesse dividere tra i …
Angiola Lubreglia: Ha detto, che una sera verso le ore 24, nei principii di aprile ultimo, stando la dichiarante alla contrada di San Martino in casa di suo figlio Francesco Calbi che era ammalato, intese in la strada vicino dei rumori di gente …
Maria Romana fu Francesco Paolo, di anni 50 filatrice.
Ha detto, che una sera nei principii di aprile ultimo, verso le ore 24, stando la dichiarante sul piano rottola di sua casa vide passare Antonio Grancia e Giovanni Lacastelluccia … ecc.

Anche tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 e appena dopo la seconda guerra mondiale, nel primo fu coinvolto nel fallimento della prima banca popolare di Stigliano un residente con la dinastia famigliare di circa 3 secoli di permanenza nello stesso rione dopo questi fatti e dopo il 1908 è scomparsa totalmente e per sempre dalla comunità stiglianese e le loro case a pezzi sono state vendute all’asta a più proprietari diversi, invece nel secondo caso, appena il dopo guerra, furono coinvolti diversi residenti nella protesta di occupazione del municipio, nella stessa circostanza incendiarono il comune. Un noto sindacalista e polito lucano nel scrivere un libro sullo sviluppo e territorio a dedica questa sua pubblicazione ad uno delle persone che presero parte a questi fatti.

Mi permetto di fare una mia piccolissima riflessione, io ho sempre pensato che un popolo senza storia è come una persona senza identità, e per ricercare se stesso è costretto a vagare nel nulla, questo per fortuna non è il nostro caso.
Nonostante le grosse scelleratezze fatte nel passato e sperando di non farne più, abbiamo ancora la fortuna di conservare circa un 50% di luoghi dove, fatti o eventi storici sono avvenuti, un altro 30% sono ancora di uno stato discreto basterebbe un piccolo impegno e in parte si potrebbero recuperare, purtroppo il 20% è stato cancellato per sempre. Se ognuno di noi facesse la sua parte, insieme ancora ce la potremmo fare, iniziando già da questo antico rione, dalla strada che diverse volte viene citata in questi stralci di processo, con pochissime migliaia di euro si potrebbero recuperare i muri a secco prima che finiscano di andare completamente alla malora, vedi foto antica strada n. 1 e antica strada n. 2, lo stesso vale per la casetta che si trova alla parte sinistra all’entrata dell’antica strada San Martino, cosi non sarà solo ricordata da persone che hanno più di 50 anni, “qui ci stava il calderaio”, ed a uno dei due fabbricati bisognerebbe aggiungere un’insegna che annuncia questi fatti avvenuti, vede foto antica strada 7 entrata, questa era anche l’accesso principale del lato nord-ovest per entrare e uscire dal paese.
Chiudo con alcuni versi, estratti da La casa museo, scritto dal dottor Augusto Ciruzzi, da quanto sono partiti i suoi bisnonni per l’Argentina nel 1884, lui con un suo cugino Giulio Ciruzzi a fine 2016 sono stati i primi di questa antica famiglia stiglianese, già presente a Stigliano nel 1500 a venire a vedere il paese da dove sono partiti i suoi avi.
Come descrivere ciò che si prova
nel calpestare le terre su cui,
nei secoli, i nostri avi hanno posato i loro passi?

Come possono spiegarsi
sentimenti tanto profondi
per i quali non esistono parole?

Come raccontarti, fratello,
le emozioni che sfilano nel cervello sorpreso
nel percepire il peso dei secoli
ritornati a scorrere nel tuo sangue?

Scritto da Rocco Derosa

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