Ritratti di Santi: S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Quando arriva il 24 gennaio, giorno in cui la Chiesa fa memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici, a molti può sorgere spontanea la domanda: “Come mai è stato scelto proprio questo Santo?”. Le risposte sono molteplici, e per scovarle occorre immergersi per un attimo nei tratti salienti della sua vita e delle sue opere.
Nato in Francia nel 1567 e primogenito di tredici figli, si contraddistinse per la sua mitezza d’animo, che non fu però una dote innata quanto il frutto conquistato in venti anni di dure fatiche.
Il padre, di nobile famiglia dell’Alta Savoia, sognando per lui una brillante carriera di avvocato, lo mandò a studiare giurisprudenza, prima a Parigi e poi a Padova, dove si laureò a pieni voti ricevendo con grande lode  il berretto dottorale.
Ritornato in patria fu nominato avvocato del Senato di Chambéry. Ma sin dalla sua frequentazione accademica erano iniziati ad emergere i suoi preminenti interessi teologici, culminati poi nella scoperta della vocazione sacerdotale, che deluse  le aspettative paterne.
San Francesco di SalesOrdinato sacerdote nel 1593, i suoi enormi sforzi ed i grandi successi ottenuti in termini pastorali gli meritarono, forte di una solida formazione filosofica ricevuta dai Gesuiti, la nomina a vescovo coadiutore  di Ginevra già nel 1599, a soli trentadue anni di età e dopo appena sei anni di sacerdozio.
Dopo altri tre anni divenne vescovo a pieno titolo, e in collaborazione con S. Francesca de Chantal  fondò l’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù.
Autore di innumerevoli scritti che gli valsero il titolo di Dottore della Chiesa, raggiunse l’apice della fama con le opere denominate “Introduzione alla vita devota, o Filoteia” e “Trattato dell’amore di Dio”, testi fondamentali della letteratura religiosa di tutti i tempi. Quello dell’amore di Dio fu l’argomento con il quale convinse i recalcitranti ugonotti a tornare in seno alla Chiesa Cattolica.
L’impegno che S. Francesco di Sales svolse al servizio di una vasta direzione delle anime, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. Considerato quale padre della spiritualità moderna, ha avuto il merito di influenzare le maggiori figure di tutto il Seicento europeo, riuscendo a convertire al cattolicesimo finanche alcuni esponenti del calvinismo, al tempo della riforma  protestante.
Morto a Lione il 28 dicembre 1622,  fu presto beatificato nel gennaio del  1662 e già tre anni dopo venne canonizzato il 19 aprile 1665 dal pontefice Alessandro VII.
Successivamente fu proclamato Dottore della Chiesa nel 1877, nonché patrono dei giornalisti nel 1923.
E siamo giunti alla domanda di partenza: “Perché proprio lui patrono dei giornalisti?“
Qualcuno ha scritto: “Per la sua capacità di diffondere la parola della ragione resa attraente dal calore del cuore”.
Qualcun altro ha sostenuto che la ragione è insita nella geniale idea che ebbe, visti gli scarsi frutti  ottenuti dal pulpito, di pubblicare dei “manifesti”, ossia dei  fogli volanti  che egli stesso faceva scivolare sotto gli usci delle case o affiggeva ai muri. Erano una sorta di grandi “tweet” del suo tempo con i quali poteva  far pervenire il suo messaggio anche a coloro che non avrebbe potuto raggiungere fisicamente con la sua predicazione.
Per lui la controriforma cattolica inizia dal recuperare la propria interiorità per “sentire interiormente” ciò che Dio suggerisce alla vita dell’uomo per renderlo libero. Per far questo scrive sull’amore di Dio illuminando le coscienze : si calcola più di 30.000 lettere! E parla di Dio nella direzione spirituale con  colloqui personali sempre molto affabili.
I contenuti della fede che comunicherà attraverso i “nuovi media” che andava a sperimentare  hanno come momento generativo la sua crisi di fede che Francesco vive nell’anno 1587: una notte oscura in cui per sei settimane non mangia, non dorme, piange, si ammala. Ne esce affidandosi a Dio: “io vi amerò, Signore”.
La sua forza è stata la capacità di accogliere la sua debolezza. Francesco all’inizio  è un uomo perdente e dice: “È necessario sopportare gli altri, ma in primo luogo è necessario sopportare se stessi e rassegnarsi ad essere imperfetti”. E ancora: “Bisogna avere un cuore capace di pazientare; i grandi disegni si realizzano solo con molta pazienza e con molto tempo”.
Come prete inizialmente vive una serie di sconfitte, perché dal pulpito non è ascoltato, ma non si dà per vinto. E così si mise a scrivere.
Chiede di vedere la realtà con oggettività e non centrata solamente su se stessi: “Quel che facciamo per gli altri ci sembra sempre molto, quel che per noi fanno gli altri ci pare nulla”.
In un’altra  sua  affermazione sta il segreto della simpatia che egli seppe suscitare tra i suoi contemporanei: “Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”.
Egli era convinto che nel trattare con gli uomini, inclusi gli eretici, bisogna sempre evitare “l’aceto”, ma usare la dolcezza, la comprensione, la stima, il dialogo serio e sincero. La gente lo amava perché si sentiva amata da lui.
Per l’Enciclopedia Garzanti della Letteratura  San Francesco di Sales fu “Elegante predicatore e prosatore alieno dai toni aspri, abile nell’intrecciare immagini e idee”.
E’ doveroso ricordare come al suo nome si siano ispirate diverse  congregazioni in seno alla Chiesa, tra le quali la più celebre è indubbiamente la Famiglia Salesiana fondata da San Giovanni Bosco.
Ai giornalisti lascia questo testamento: “Vi garantisco che ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti, ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per severità e rigore”. Non è per la grandezza delle nostre azioni che noi piaceremo a Dio, ma per l’amore con cui le compiamo”.
È il suo invito a quanti diffondono la verità cristiana servendosi dei mezzi di comunicazione sociale.
A coniugare la verità con la carità, per non ferire mai la dignità di nessuno, e promuovere in tutto, per quanto possibile, la giustizia e la pace. Senza fare preferenze per alcuno e proponendo le proprie idee con umiltà, onestà e libertà di cuore. Testimoni dell’amore che viene da Dio, che libera e salva.
Per  essere bravi giornalisti, oggi, sotto la sua protezione.

Giovanni Fortuna
24.01.2015

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