Elezioni regionali 2015: tutto come prima, ma Renzi è più debole

A sentire i commenti del giorno dopo, come sempre accade, in queste elezioni regionali hanno vinto tutti. Intervistati da televisioni e giornali, i leader politici di tutti gli schieramenti hanno puntualmente argomentato la loro presunta vittoria. A sentir loro non ha perso nessuno. Ma ciò non può corrispondere al vero, e per capire chi ha vinto e chi ha perso noi ci fidiamo solo dei numeri.
Anzitutto il primo dato è quello del punteggio finale di 5 a 2.
Delle 7 regioni chiamate al voto il 31 maggio 2015, in Campania, Puglia, Umbria, Marche e Toscana vince il centro-sinistra, mentre in Liguria e Veneto prevale il centro-destra.
In questo quadro generale tutto rimane come prima, nel senso che alla vigilia delle elezioni , il rapporto di forza in queste regioni era di 5 a 2 per il centro-sinistra, e tale è rimasto.
Unica variante interna è stata data dal passaggio della Campania dal berlusconiano Caldoro al PD di De Luca, a cui ha corrisposto il passaggio di consegne, in Liguria, dal centro-sinistra al centro-destra.
Tutto come prima, dunque, ma solo in apparenza.
A ben vedere, infatti, il Presidente del Consiglio Renzi esce da, queste elezioni, alquanto indebolito. Per una serie di motivi.
Innanzitutto per il netto calo di voti, complessivamente calcolati, del suo partito, che registra un quasi dimezzamento dalle ultime elezioni, per il Parlamento europeo: il PD è passato dal 40% di voti al 24%.
In secondo luogo per il fatto che nelle regioni in cui il PD ha perso, il Veneto e la Liguria, i candidati sconfitti erano proprio renziani: Raffaella Paita in Liguria e Alessandra Moretti nel Veneto.
Mentre i candidati vincenti del PD, nelle altre regioni, renziani non lo erano affatto: De Luca in Campania ed Emiliano in Puglia sono della minoranza interna al partito PD, mentre il vincitore in Toscana, Rossi, è della corrente bersaniana.
Terzo argomento, dell’indebolimento di Renzi, è dato dai dissidi interni avuti sui 2 fronti di Liguria e Campania. Lo scontro fratricida in Liguria, in casa PD, ha visto Cofferati e Civati non appoggiare la candidata di Renzi per via di presunti brogli delle primarie, che avrebbero favorito la renziana Paita.
Questo scontro interno si è alla fine rivelato fatale per Renzi, perché ha sancito la vittoria del berlusconiano Giovanni Toti, eletto governatore della Liguria dopo 10 anni di governo di sinistra.
Sull’altro fronte, quello campano, si registra la stilettata inferta a Renzi dalla Bindi alla vigilia delle elezioni. In qualità di Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi ha indicato nell’elenco degli “impresentabili” , tra gli altri e a sorpresa, il candidato campano De Luca, poi ugualmente votato ed eletto.
L’iniziativa ha suscitato fortissime tensioni all’interno del partito, da parte dei renziani, che si sono scagliati contro l’onorevole Rosy Bindi, del loro stesso partito.
Ultimo dato da registrare, non certo a favore del premier, è quello dell’astensionismo, che segue il trend negativo degli ultimi tempi, a dimostrazione della sempre maggiore disaffezione alla politica degli italiani: è andato a votare solo il 52% degli aventi diritto, contro il 64% delle precedenti elezioni omologhe.
E gli altri partiti come sono andati?
Sul fronte del centro-destra si registra un boom della Lega, (soprattutto in Veneto dove Zaia sfiora il 50% prendendo il doppio dei voti del Pd ) e che supera Forza Italia, di circa 2 punti percentuali: 12,5% contro il 10,7%. Il movimento 5 stelle, che era dato in forte calo, mantiene invece un buon 15%.
Ma come ha commentato, Renzi, il risultato di queste elezioni?
L’analisi del voto del nostro premier era molto attesa, anche se il suo parere si è fatto attendere parecchio, mammano che le ore passavano e tutti si chiedevano dove fosse finito.
Fino a quando il silenzio è stato spiegato con un twitte: era in viaggio per l’Afghanistan. Una visita a sorpresa al contingente italiano, dove per motivi di sicurezza doveva limitare le comunicazioni telematiche.
Al suo rientro in Italia il premier ha finalmente commentato: “Il risultato del voto è molto positivo. Andiamo dunque avanti con maggiore determinazione nel processo di rinnovamento del partito e di cambiamento del paese”.
Dai numeri qui evidenziati sembra, invece, emergere il contrario: la prima vera battuta d’arresto da quando Renzi ha preso il Pd e il governo.

Giovanni Fortuna
1.06.2015

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