Una Croce disarmata in un Mare tormentato

Meritevole di un riconoscimento fuori concorso nell’ultima edizione del Premio Letterario Nazionale Carlo Levi, Il blu il rosso nel Mediterraneo colori di un millennio di Francesco Di Tria e Angelo Cipollone richiama nel titolo i colori della croce disarmata, che costituisce l’emblema dell’Ordine Trinitario. Vale a dire dell’Ordine che, fondato dal sacerdote francese Giovanni de Matha e approvato da papa Innocenzo III nel 1198, ha svolto un ruolo di pacificazione fra le sponde opposte del perennemente tormentato Mar Mediterraneo. Che, oggi più che mai, converrebbe chiamare Mare “Mostro”, anziché Mare Nostro.
Il blu il rosso nel MediterraneoSempre, in tempo di crociate e ğihād, spiega infatti con poetica incisività padre Giulio Cipollone nella postfazione, «L’azzurro e il rosso della croce dei trinitari illuminano il Mediterraneo: una croce bicolore […] a superare l’iconografia e la simbolica del rosso come lotta e guerra, insieme all’azzurro per indicare lo spazio dell’umanità piagata e l’invito a guardare in alto sul piano dell’orizzonte verticale. Una policromia a indicare un progetto di liberazione dalle catene della sofferenza umana».
Il primo dei due volumi, di cui si compone l’opera, edita da AGA di Alberobello all’inizio dell’anno che volge al termine, è strutturato in 7 lunghi e densi capitoli arricchiti dalla prefazione di mons. Salvatore Ligorio e dalla già ricordata postfazione di Giulio Cipollone, oltre che da una utile introduzione dello stesso Di Tria. Il secondo volume, invece, è costituito dagli apparati, distribuiti in 5 sezioni, da una esaustiva bibliografia, dalla sitografia e dagli indici. L’opera, il cui coordinamento editoriale è stato sapientemente curato da Franco Deramo, è completata, oltre che dalla inserzione di documenti di straordinaria rilevanza, da un lussureggiante atlante iconografico, che propone una miriade di stupende foto, sempre funzionali al testo e provenienti da archivi pubblici e privati.
Gli autori, pur non essendo storici di professione, come essi stessi tengono a sottolineare, ci hanno consegnato il frutto saporoso di un’accurata e approfondita ricerca su un periodo storico lungo, variegato e difficile. Un periodo di mille anni che, snodandosi attraverso vicende complesse aventi per protagonisti personaggi e popoli eterogenei, crea un crogiolo di lingue, costumi, culture, religioni e determina infine l’identità sociale e civile di una parte importante del nostro territorio regionale.
Il filo conduttore della ricostruzione e della narrazione storica può essere considerato l’idea dell’accoglienza e del servizio, che anima i Padri Trinitari a Venosa e poi Bernalda-Metaponto fin dal loro insediamento, pur nel frenetico e spesso convulso mutare degli scenari storici. Ed è per questo che, come sottolinea mons. Ligorio nella prefazione, nei due centri lucani risalta sempre la «originaria vocazione dell’Ordine dei Trinitari nati per la liberazione dei Captivi già al tempo delle Crociate», che oggi si manifesta e si sublima nella forma «di aiuto ai “piccoli”, agli esclusi ed emarginati».
Il blu il rosso nel Mediterraneo, dunque, si rivela un saggio prezioso per molte ragioni. Lo spessore dell’indagine storica e la ricchezza documentaria, tramite vicende legate a un tema specifico, consentono di mettere a fuoco un lungo e tumultuoso millennio, fra Alto e Basso Medioevo, che tra meschinità e grandezze, splendori e miserie ha segnato la vita di piccole comunità della regione, quali sono appunto Venosa e Bernalda-Metaponto fra loro gemellate dalla presenza dei Padri Trinitari, e più in generale dell’intera Lucania-Basilicata e dello stesso Mezzogiorno.
A valorizzare l’opera, poi, non minore rilevanza assumono le opzioni formali e gli strumenti espressivi, grazie all’adozione da parte degli autori di uno stile agile, brioso, comunicativo ed accattivante, che sembra evocare in certi momenti alcune indimenticabili pagine di quell’inarrivabile divulgatore di storia patria che fu Indro Montanelli.
Ma, quel che più di ogni altro aspetto merita di essere doverosamente evidenziato è il messaggio di fondo che, attraverso la storia dei Trinitari nel territorio lucano, il volume ci consegna e che assume un significato ancor più pregnante in questi giorni che ci avvicinano al Natale, vale a dire il carisma di una “Trinità vissuta” nel segno del servizio, della solidarietà e della condivisione. La realizzazione delle domus di Venosa prima e poi di Bernalda, destinate all’accoglienza e al reinserimento nel contesto sociale dei più deboli e svantaggiati, ne sono una prova eloquente ed ammirevole.

Vito Angelo Colangelo

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