Referendum Costituzionale: Chi ha vinto e chi ha perso

Hanno vinto quelli che hanno ritenuto, secondo me giustamente, questa proposta di riforma troppo pasticciata, scritta malissimo e con conseguenze, in caso di approvazione, non tutte prevedibili.
Hanno vinto gli italiani, qualunque sia stata la loro scelta, che si sono recati in massa a votare, forse comprendendo l’importanza del voto, al di là dei timori o delle speranze dei rispettivi campi.
Ha perso sicuramente Renzi, che ha voluto personalizzare un voto referendario mettendo in gioco il proprio governo e la propria persona, caricando l’eventuale risultato positivo nella legittimazione a governare senza passare dalle urne.
Con lui ha perso una politica troppo sottomessa, (ma questo avviene non solo in Italia), agli interessi della finanza e dai, cosiddetti, poteri forti, che tali non sono (è la globalizzazione bellezza), e poco attenta ai reali bisogni delle persone, soprattutto delle più deboli e precarie.
Ha pero una visione di democrazia semplice, che si nutre di apparizioni televisive e twit, ma senza idee guida e senza progetti di lungo respiro.
Abbiamo perso un po tutti.
Perché bisognerà ricostruire un senso di comunità frantumato da questa lunghissima campagna elettorale.
Perchè i problemi da risolvere restano tutti, immutati: crescita incerta, debito pubblico troppo elevato, calo dei redditi e disoccupazione giovanile, banche sull’orlo della crisi con possibili gravi conseguenze sui piccoli azionisti, evasione e corruzione che contribuiscono a rendere troppo alte le tasse che gravano sui cittadini, gestione, con gli altri paesi europei dei profughi, ridare un’anima all’Europa.
Ci sarà bisogno comunque al più presto di una nuova legge elettorale per Camera e Senato prima di poter indire nuove elezioni con cui sia più chiara quale maggioranza sarà incaricata di guidare il futuro governo con la prospettiva di durare un’intera legislatura.
Ci sarà bisogno comunque di un aggiornamento della Costituzione che, in modo confuso, questa riforma indicava: modifica del bicameralismo paritario, fiducia ad una sola Camera, riduzione seria delle spese della politica, abolizione del CNEL, ma anche degli altri enti inutili, maggiore coinvolgimento nelle decisioni importanti dei corpi intermedi per non far della classe politica un corpo staccato dal proprio elettorato.
Con un di più di incertezza e confusione: un nuovo governo da nominare e con i due campi, in particolare quello del NO, divisi su tutto.

SAVERIO PANARIELLO

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