Addio, Presidente!

Era facilmente prevedibile che la scomparsa del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, alla veneranda età di quasi 96 anni, fosse accompagnata da una pioggia torrenziale di commenti, i più disparati fra loro. Fra i tanti neppure sorprende quello di chi denuncia, con modi scomposti anche nel momento del lutto, il suo tradimento degli Italiani, per cui egli sarebbe meritevole addirittura di un processo postumo.
Certamente il Presidente tradì una parte non irrilevante degli Italiani, quando volle significare l’importanza fondamentale nella vita di ognuno di studi seri e rigorosi e con coerenza si azzardò a conseguire brillantemente ben due lauree, in lettere classiche a ventun anni e in giurisprudenza appena cinque anni dopo.
Per fortuna, però, non molti connazionali hanno voluto poi seguirne il cattivo esempio e così oggi possiamo godere del gratificante spettacolo di non pochi inquilini del Parlamento nazionale, che quotidianamente lanciano nelle austere aule di Montecitorio e di Palazzo Madama ragli sonori, nel tentativo di spiegare il loro pensiero (?) riguardo ai temi politici, economici e sociali di cui si occupano con grande dispendio di energie fisiche e intellettuali (?). E che siano intonati da destra o da sinistra, con la casacca verde o sotto le insegne pentastellate, sempre ragli rimangono.
Ancora giovane, il Presidente Ciampi si rese, inoltre, responsabile di altri misfatti gravi, o di azioni quanto meno opinabili, in un Paese incline a privilegiare la furbizia rispetto all’intelligenza, la scappatoia rispetto all’assunzione di responsabilità: decise, infatti, di compiere con serietà il proprio dovere di cittadino, servendo la Patria in armi e poi, atto ancor più imperdonabile, partecipando alla Resistenza per liberare l’Italia dal fascismo e garantirle libertà e democrazia.
Per gli stessi ideali egli continuò nei decenni successivi a servire le Istituzioni con intelligente attenzione ai problemi concreti, con rara competenza, severo rigore morale, alto senso civico. E anche con sobria discrezione, rifuggendo dalla verbosità retorica, demagogica, inconcludente, che ha contraddistinto sempre tanta parte della classe politica italiana e che sarebbe diventata imperante nell’ultimo quarto di secolo. Quando nel teatro della politica nazionale hanno occupato inopinatamente la scena personaggi d’indubbia amoralità, tribuni ignoranti e comici bavosi, tutti comunque incapaci di elaborare e proporre progetti credibili per il bene comune.

Il Presidente Ciampi a Potenza nel 2001
Chiamato a importanti incarichi di Governo ed eletto poi Presidente della Repubblica, pretese di ispirare sempre la sua azione ad alcuni valori ineludibili, non ultimi l’orgoglio nazionale e la concordia civile, in un Paese in cui l’interesse individuale e di parte era sempre prevalente rispetto all’interesse collettivo. Ed anche questo, ben a ragione, non gli può essere perdonato da chi oggi continua ad inneggiare alla disunità d’Italia, alla caccia agli immigrati, alla fuga dall’Europa durante i sacri riti celebrati nei luoghi di culto del dio Eridano.
Resta davvero un mistero come possa il Presidente Ciampi aspirare ad un’assoluzione, o quanto meno al perdono, con un fardello così pesante di gravi responsabilità. Resta solo, in chi crede, un atto di fede per la salvezza della sua anima: che Dio, pur chiedendosi come abbia potuto l’Italia “meritarsi” un Presidente di tal fatta, nella Sua infinita misericordia lo accolga benevolmente e gli consenta infine di riposare in pace!

V. Angelo Colangelo

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